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Dott. Carlo Govoni

Medico Chirurgo
Specialista in Otorinolaringoiatria
Chirurgia Testa e Collo
Master in vestibologia

Tel. 3358040811    

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Testi

La rimozione del cerume è un problema apparentemente banale che interessa le persone di qualsiasi età. 
Alcuni sostengono, forse per averlo letto nel WEB, che il cerume si deve togliere con l'aspiratore e non vogliono assolutamente che sia rimosso con l'acqua o con altre metodiche.

La rimozione del cerume è un problema tecnico di competenza otorinolaringoiatrica. Come in tutti i problemi biologici non esiste un sistema universale valido per ogni circostanza. Il medico deve tener presente le caratteristiche del paziente che ha di fronte, la storia clinica (es. esiti di miringoplastica), la situazione anatomica come una stenosi del condotto o la presenza di esostosi e il tipo di cerume. La scelta della tecnica da utilizzare dipenderà da tutte queste componenti.

Il paziente.
E' questa la prima valutazione. Se il paziente è un adulto, che non ha mai sofferto di otiti, che ci sente bene da entrambe le orecchie (quindi si presuppone che abbia le membrane integre), ha i condotti uditivi normali per diametro ed è collaborante si potranno usare diverse metodiche in relazione al tipo di cerume.
La tecnica più utilizzata nei secoli è il lavaggio con acqua tiepida. Ci sono medici che snobbano questa metodica perchè la ritengono antiquata e propongono aspiratori o altri strumenti simili. Invito chi legge a non dimenticare ciò che disse Alessandro Manzoni: "Non sempre ciò che è nuovo è progresso." Se una tecnica ha funzionato e continua a funzionare senza creare problemi prima di cambiarla occorre essere molto cauti. 
Diverso sarà il comportamento del medico quando il paziente presenta dei problemi. Qui dovrà adattarsi ai singoli problemi. Esempio: persona affetta da tremori che non riesce a tenere ferma la testa. Qui è fondamentale l'aiuto di un collaboratore. Casi difficili sono coloro che hanno un condotto uditivo stretto e angolato, o quelli che presentano osteomi del condotto uditivo, o coloro che riferiscono di aver avuto una perforazione di membrana.
In tutti questi casi è il medico che dovrà valutare il caso e scegliere la metodica più idonea. Per esempio se c'è il sospetto che la membrana non sia integra e bene non utilizzare l'acqua e fare una asportazione strumentale. In questi casi l'aspiratore sottile può essere uno strumento utile. L'asportazione strumentale del cerume si può anche eseguire con appositi strumenti. Si possono usare la curette di  Buck, diversi tipi di uncini, le pinze di Hartmann. Oggi alcuni di questi strumenti sono in plastica morbida e monouso. 

Il trattamento psicologico degli acufeni è un argomento che esula dalle competenze otorinolaringoiatriche però, a causa dell'ampia diffusione di questo problema ritengo giusto parlarne in questo sito. Oggi ci sono psicologi che si possono considerare specializzati nell'affrontare questi problemi e sono in prima linea per aiutare questi pazienti. 
Sul piano psicologico gli acufeni sono causa di stress, ansia e depressione.

Per ciascuno di questi argomenti troverete articoli specifici. 
Spesso chi è affetto da acufeni manifesta segni di depressione e gli specialisti del settore hanno consigliato ansiolitici ed antidepressivi. Il sostegno psicologico non è rivolto solo a questi pazienti ma ha una valenza più ampia.
Chi è affetto da acufene ha subìto un cambiamento nella sua vita. Ha un disagio persistente ed ecco che lo psicologo è importante per migliorare la qualità della vita. 
Lo psicologo interpreta i problemi del paziente con acufene da un punto di vista diverso rispetto all'otorinolaringoiatra. Con l'approccio psicologico non si cerca di eliminare l'acufene, bensì si vuole migliorare l'esistenza del paziente superando quei momenti di incertezza che gli impediscono di convivere con l'acufene. 

Si pone l'accento su due aspetti psicologici del problema: la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e la mindfullness.

La terapia cognitivo-comportamentale (CBT)
Questa terapia psicologica si basa sul concetto che esista una stretta relazione tra pensieri, emozioni e comportamento. Quando una persona si trova ad affrontare un evento imprevisto ha delle reazioni emotive che sono conseguenza del significato che noi diamo a quell'evento.
Una situazione tipica di chi soffre di acufene, in particolare mi riferisco a quegli acufeni che non sono localizzabili con precisione ad un orecchio, ma che vengono percepiti come rumori all'interno della testa. In questi casi il pensiero del paziente corre ad un tumore cerebrale o ad altra patologia grave endocranica. Ecco che il sostegno di uno psicologo, ovviamente previo un consulto con l'otorinolaringoiatra curante che dovrà escludere una patologia importante, si rivelerà fondamentale nel sostegno al paziente.

 

Mindfullness

La mindfullness è una evoluzione della terapia cognitivo-comportamentale. L'obiettivo è favorire il cambiamento e il benessere psicologico cercando di stimolare l'accettazione del disturbo "acufene" e contrastare la concentrazione dei pensieri su questo disturbo.

Per accettazione si deve intendere uno sforzo mentale rivolto a convivere con la realtà e non a subirla. 
Il decentramento dei pensieri è un'altra azione cognitiva importante dove il soggetto non dovrà essere sopraffatto dal pensiero acufene. 

Il concetto di mindfullness deriva dagli studi di meditazione buddista, Zen e Yoga. Il programma terapeutico è stato poi perfezionato dallo studioso americano John Kabat-Zinn il quale ha trattato numerosi pazienti con questa tecnica e le sue idee si sono diffuse tra gli psicologi di tutto il mondo. Alla base di questa teoria c'è la meditazione. L'uomo che si avvicina alla meditazione comprende presto come il nostro pensiero faccia fatica a mantenere un'attenzione consapevole su un concetto o su un atto fisico oltre i dieci secondi. Senza che il soggetto se ne accorga si ritrova con la mente orientata verso altri pensieri. La nostra mente tende a riperocorrere il passato, a valutare il presente e a fantasticare sul futuro; tutto questo si verifica senza una consapevolezza. Secondo Kabat-Zinn la meditazione aiuta ad essere svegli e consapevoli mentre viviamo.

La meditazione minfullness è uno strumento mentale che ci consente di valutare pensieri, emozioni e sensazioni per ciò che effettivamente sono, cioè stati della mente e non eventi reali. Praticando questa meditazione i pazienti imparano a valutre i pensieri come semplici eventi mentali, innocui, li mantengono in una dimensione di consapevolezza, senza sovraccaricarli con l'emotività.

La mindfullness si è rivelata importante per imparare a vivere l'esperienza dell'acufene in modo differente da come siamo abituati a fare. Si deve imparare a valutare l'acufene  come ad un fenomeno che accade dentro di noi, accettandolo per ciò che è, senza poterlo modificare. Nel paziente con acufene si crea un circolo vizioso tra attenzione selettiva, poi pensieri rivolti al disturbo acufene e aumento del disagio. Questa meditazione si pone l'obiettivo di interrompere questo ciclo.
La finalità è quella di arrivare a decentrare i pensieri e scoprire di poter convivere con l'acufene.

In conclusione con la terapia cognitivo comportamentale (CBT) si cerca di modificare i pensieri negativi che sono spesso presenti nella mente di chi è affetto da acufene. Il fine è superare lo stato di stress, l'ansia e la depressione. La mindfullness agisce migliorando le capacità soggettive di accettare il sintomo. 

Bibliografia

   John Kabat-Zinn. Dovunque tu vada ci sei già. Una guida alla meditazione. Tea pratica, Milano; 1997.
   John Kabat-Zinn. Vivere momento per momento. Sconfiggere lo stress, il dolore, l'ansia e la malattia con la saggezza di corpo e mente. Corbaccio, Milano; 2005.

   John Kabat-Zinn. Mindfulness based interventions in context: past, present and future. Clinical Psychology: Science and Practice 2003; 10: 144-156. 

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Acufene, ovvero uno strano ronzio nell'orecchio

 

La visita otorinolaringoiatrica per coloro che sono affetti da acufeni

 

Acufene nei soggetti con udito normale


 

Con la primavera e ancor di più con l'estate viene voglia di esporsi al sole. La ricerca di una bella abbronzatura è il desiderio di molti, purtroppo in alcuni casi l'esposizione al sole si trasforma in un danno. Ricordo che negli Stati Uniti si registrano ogni anno un milione e trecentomila nuovi casi di tumore della pelle provocato dal sole. Il dato è allarmante e, con le debite proporzioni, è applicabile anche alla popolazione italiana.
Riconosciamo tre tipi di tumore della pelle.
Il melanoma è il più conosciuto. E' raro (circa 4% dei tumori cutanei) però ha un elevato tasso di mortalità.
Il carcinoma epidermoide ha una frequenza dell'11-12% dei tumori cutanei, è meno aggressivo del melanoma ma può dare metastasi e anche danni importanti. Nel 3-4% dei casi ha esito letale. 
Il carcinoma basocellulare (o basalioma) è di gran lunga il tumore cutaneo più frequente. Questo tumore da metastasi molto raramente e, se viene individuato tempestivamente, è facile da curare in modo radicale.

L'Ordine dei medici chirurghi di Reggio nell'Emilia ha organizzato un interessante incontro formativo su "Responsabilità e sicurezza, la regolamentazione delle informazioni e dei consensi, la documentazione clinica". L'incontro si è svolto il giorno 19 ottobre 2019 presso la sede dell'Ordine in via Dalmazia, 101 a Reggio Emilia. Il corso è stato magistralmente gestito dal Dott. Danilo Orlandini. Alla riunione hanno partecipato diversi professionisti dell'area sanitaria.

Si è parlato della Legge Gelli-Bianco, la n. 24 del 2017. Si è fatto riferimento ai doveri e alla norme di conportamento dei sanitari nella richiesta del consenso informato. E' questo un argomento spesso oggetto di convegni, ma necessita sempre di incontri come quello del 19 ottobre, perché si tratta di problematiche in continua evoluzione.

 

La sindrome di von Hippel Lindau (VHL) è una malattia ereditaria. Si trasmette in forma autosomica dominante. La sua caratteristica fondamentale è l’associazione con diverse malattie tumorali. Questi pazienti possono presentare tumori del sistema nervoso centrale, emangioblastomi della retina, carcinomi a cellule renali, cisti renali e pancreatiche, tumori del sacco endolinfatico, emangiomi del midollo spinale e feocromocitomi. I sintomi più comuni sono i deficit neurologici. Questi sono determinati dai tumori endocranici, ma verosimilmente anche da altre cause. Alcuni di questi tumori appartengono al gruppo degli emangioblastomi. Sono quindi possibili emorragie che portano ad ipertensione endocranica ed altri sintomi neurologici.

La malattia è stata individuata attorno al 1860 dagli oftalmologi von Hippel e Arvid Lindau che avevano studiato casi ereditari di emangioblastomi retinici.

L’incidenza della malattia è rara, un caso ogni 36.000 nati vivi.

L’esordio della malattia avviene frequentemente in età adulta e spesso viene diagnosticato un emangioma della retina (l'età media della diagnosi degli emangiomi è 25-30 anni).

  

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Esposizione del sacco endolinfatico nel corso di una mastoidectomia.
Il sacco (colore azzurro) è al centro dell'immagine.

 

Tumori del sacco endolinfatico.

 Tra le varie malattie che possono colpire i pazienti affetti da sindrome di von Hippel Lindau occorre pensare anche ai tumori del Sacco Endolinfatico (ELST). Sono tumori a basso grado di malignità, di tipo papillare. Presentano una invasività locale. Sono tumori che possono coinvolgere il nervo faciale e determinare paralisi. Possono anche arrivare a danneggiare l’orecchio interno (labirinto e coclea) con conseguente importante perdita uditiva.

Per fare questa diagnosi è necessaria una TAC oppure una Risonanza Magnetica dell’apparato uditivo ad alta risoluzione.

I tumori del sacco endolinfatico si trovano in circa il 10% dei pazienti con sindrome di Von Hippel Lindau, mentre i disturbi uditivi sono molto più frequenti. Circa il 50% delle persone che soffrono per VHL presenta deficit uditivi.
Si ritiene che in questa sindrome ci siano due componenti: una neoplastica ed una neurologica. L’apparato uditivo verosimilmente è molto più colpito dalle alterazioni neurosensoriali rispetto a quelle tumorali.

 

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INTERVISTA  a
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Carlo Govoni è stato intervistato da Sara Gelli.

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