L'otosclerosi è una malattia abbastanza rara; il suo nome deriva del greco e significa "duro d'orecchio". E' quindi facile intuire che si tratta di una malattia che porta a sordità.
Se facciamo studi su rocche petrose, quindi prelevate da persone decedute, nella razza bianca è possibile arrivare ad un 10% di persone affette da questa malattia. Si tratta nella quasi totalità di riscontri esclusivamente istologici. La maggioranza di queste persone in vita non avevano sintomi. Se invece valutiamo le persone di razza bianca dove è stata diagnosticata questa malattia in vita la percentuale si riduce di molto, 0,3% e anche meno. Pertanto possiamo dire che la sintomatologia e la diagnosi nelle persone bianche viventi avviene con una certa difficoltà perché molte volte i sintomi sono sfumati e di difficile interpretazione. Le donne sono più colpite, il rapporto femmine/maschi è circa 2 a 1.
L'otosclerosi è una osteite che colpisce l'orecchio medio e interno. Si riconosce un focolaio otosclerotico che aumenta di volume e si localizza a livello della finestra ovale, cioè della cavità che contiene la staffa. La staffa è il più piccolo dei tre ossicini dell'udito ed è anche il più piccolo osso del corpo umano. Un altro nome utilizzato per indicare questa malattia è: otospongiosi.
I suoni sono vibrazioni che vengono raccolte dalla membrana timpanica, che a sua volta è collegata alla catena ossiculare (martello, incudine e staffa). La funzione della staffa è quella di trasmettere le vibrazioni prodotte dalle onde sonore ai liquidi labirintici. Più precisamente alla perilinfa.
Il segno più evidente di un paziente affetto da otosclerosi è l'ipoacusia. Si tratta di una riduzione dell'udito che è lentamente progressiva e spesso inizia con una perdita uditiva per le frequenze gravi e centrali. L'ipoacusia si caratterizza nelle fasi iniziali come ipoacusia di trasmissione. Col passare degli anni la perdita uditiva peggiora, possono comparire altri segni come gli acufeni. Nelle forme di otosclerosi conclamata all'ipoacusia di trasmissione si associa una perdita uditiva di percezione.
Riconosciamo tre forme dell'otosclerosi. L'otosclerosi stapediale è la malattia più comune. Esiste anche l'otosclerosi cocleare, molto rara ed anche molto difficile da diagnosticare. Infine è possibile riscontrare una forma di otosclerosi in parte stapediale e in parte cocleare, definita otosclerosi mista.
Nell'otosclerosi stapediale i segni caratteristici sono l'ipoacusia di trasmissione, quasi sempre compresa tra meno 30 e meno 55 dB e l'assenza dei riflessi stapediali. Storia clinica di ipoacusia, esame audiometrico tonale e impedenzometria sono sufficenti per una diagnosi. I potenziali evocati uditivi non servono. Le tecniche di imaging (TCe RMN) sono poco utili.
Esempio di otosclerosi stapediale dell'orecchio sinistro.
In questo esame si vede che l'orecchio sinistro ( X-----X-----X ) presenta per la via aerea
un deficit di circa 40 dB e la via ossea è normale: deficit di soli 15 dB ( < < < )
Le terapie per l'otosclerosi sono diverse. E' stata proposta una terapia medica con fluoruro di sodio. E' sempre proponibile la terapia protesica. In questi casi non è difficile ottenere con gli apparecchi acustici un buon guadagno sonoro. La terapia più indicata è quella chirurgica. L'intervento si propone di sostituire la staffa con una piccola protesi metallica o in materiale plastico.
Qui sopra un articolo di Carlo Govoni sull'otosclerosi pubblicato sulla rivista Diagnosi & Terapia. E' questa una delle prime collaborazioni con la rivista. Il mensile Diagnosi & Terapia è nato a Genova per merito di alcuni medici e farmacisti nel mese di dicembre del 1981.
Lo studio di un otorinolaringoiatra.
Nella foto uno studio medico del dott. Carlo Govoni, per contatti (+39) 3358040811
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