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Dott. Carlo Govoni

Medico Chirurgo
Specialista in Otorinolaringoiatria
Chirurgia Testa e Collo
Master in vestibologia

Tel. 3358040811  -  NO SMS  -  NO WhatsApp     

Orecchio

L'inserimento sociale e scolastico del bambino sordo è indissolubilmente legato alla diagnosi precoce e alla capacità di apprendere il linguaggio verbale.

La storia dell'educazione al linguaggio dei sordi ha origini che risalgono al Rinascimento (secolo XVI°). Pertanto è un concetto antico, da diversi secoli si è compreso che subito dopo la diagnosi deve seguire una adeguata educazione al linguaggio del bambino (trattamento logopedico).

Per bambino sordo o ipoacusico si intende un bimbo che presenta un deficit uditivo superiore a 50 dB calcolato sulla media delle frequenze centrali (500 - 1000 - 2000 Hz), già presente alla nascita o insorto nei primi anni di vita.
Ovviamente i neonati non collaborano e riesce dificile fare valutazioni audiometriche precise. L'esame che oggi viene usato come test di screening nelle nursery sono le otoemissioni acustiche. Questo test è giustificato dalla relativa frequenza dei neonati sordi (circa uno ogni mille nati). Le otoemissioni (sigla TEOAE = Transient Evoked Otoacoustic Emissions = Emissioni Otoacustiche Evocate Transitorie) sono ora il test principale nello screening neonatale. Essendo un test di screening andrà successivamente completato con altri esami.
Oggi gli esami più importanti per la diagnosi audiologica precoce sono i potenziali evocati uditivi e l'impedenzometria.

 

educazione linguaggio bambino sordo strategie audiologiche govoni

 

L'oto-microscopia (o microotoscopia) è una indagine diagnostica che utilizza un microscopio binoculare per vedere ingrandito il condotto uditivo esterno fino alla membrana timpanica. Il primo vantaggio è il maggiore ingrandimento rispetto ai comuni otoscopi a batteria. Il secondo vantaggio è costituito dal fatto che l'otomicroscopio è dotato di un sistema che lo fa star fermo con un proprio sostegno (stativo) e pertanto il medico ha le mani libere. Questo si vede bene nella terza immagine. Il fatto che la parte utilizzata per la visione stia ferma è molto utile. Con una mano il medico può rendere più rettilineo il condotto facendo trazione sul padiglione e con l'altra può compiere piccole manovre. Sotto visione microscopica sono possibili numerose manovre nella massima sicureza e l'operatore ha una maggiore precisione nella visione dei dettagli e negli interventi. La manovra dell'otomicroscopia non è invasiva, non provoca dolore, è incruenta. Al paziente si chiede solo di stare fermo. Normalmente il tempo di esecuzione è breve, meno di dieci minuti. Però nei casi complicati i tempi possono prolungarsi.

Non esistono limiti di età. Per esempio è possibile fare l'otomicroscopia anche in un neonato che sonnecchia sul lettino. E' quasi impossibile farla nei bambini dai due a cinque anni, irrequieti, che non hanno alcuna intenzione di stare fermi. Il fatto che il soggetto stia fermo è un requisito fondamentale, in quanto bastano piccoli movienti per rendere le immagini sfuocate. Una visione non perfettamente a fuoco è inutile. Alcuni scrivono sul WEB che l'otomicroscopia si fa quando c'è dolore nell'orecchio. Non è vero. L'otoscopia col microscopio si può fare sempre, l'unica condizione è che per alcuni secondi il soggetto deve stare fermo.

 

microscopio binoculare otoscopia fibraOtomicroscopio - gli oculari

 

Il rumore intenso danneggia l'udito e il rumore esplosivo, come quello di uno sparo, costituisce sempre un pericolo per la funzione uditiva. E' questa una affermazione incontestabile. Le armi da fuoco più diffuse sono senza dubbio le pistole ed i fucili. Occorre distinguere l'uso ai fini sportivi che si effettua all'interno dei poligoni di tiro rispetto all'uso all'aperto nelle battute di caccia.
Chi utilizza le armi all'interno dei poligoni e usa sistemi di otoprotezione difficilmente subisce traumi acustici. Per esempio molti militari o molti atleti che utilizzano le armi solo all'interno dei poligoni non hanno deficit uditivi. L'importante è utilizzare adeguati mezzi di protezione.


La malattia provocata dal virus Sars CoV 2 ha reso molto frequenti eventi patologici che prima erano rari; questo concetto è applicabile anche alle malattie dell'orecchio.

Dalla letteratura medica nei pazienti affetti da Covid-19 si riscontrano vertigini (12,2 %), acufeni (4,5 %) e ipoacusie (3,1)  [Jafari Z. et al. Hearing Loss, Tinnitus and Dizziness in COVID-19: a systematic review and meta-analysis. Can J Neurol Sci. 2021 Apr 12:1-12

Altri lavori scientifici hanno preso in consideraione gli stessi sintomi. Interessante è il lavoro di Almufarrij I e  Munro K j che esamina numerosi studi sull'argomento. Le vertigini rotatorie sono presenti nel 7,2% delle complicanze con una variabilità dallo 0,1% al 26,4% dei casi. Gli acufeni sono stati indicati con una presenza del 14,8% (range tra 6,3% e 26,1%). Gli acufeni sono un sintomo soggettivo e la loro incidenza è spesso variabile quando si confrontano diversi lavori scientifici. Il deficit uditivo è stato visto nel 7,6% dei casi. Nei vari studi esaminati si passa da 2,5% a 15,1%.  [Ibrahim Almufarrij and Kevin J Munro.  One year on: an updated systematic review of SARS-CoV-2, COVID-19 and audio-vestibular symptoms. Int J Audiol. 2021 Dec;60(12):935-945.]

Altri articoli vedono il Long-Covid (cioè gli effetti dell'infezione da Covid-19 caratterizzato da: fatica persistente, continua stanchezza, dolori muscolari e articolari. Tra i sintomi di carattere respiratorio specialistico occorre ricordare la tosse e la dispnea (difficoltà respiratoria polmonare). Ci piò essere dolore al petto, senso di costrizione toracica, tachicardia e aritmie. Perdita di appetito. Diminuzione o perdita dellolfatto e del gusto. Disturbi del sonno: si alternano la difficoltà ad addormentarsi alla sonnolenza prolungata. Anche le apnee ostruttive nel sonno oggi sono più frequenti. Non esiste un test di laboratorio che ci possa dire che siamo affetti da Long Covid. Questa diagnosi è solo clinica, cioè viene formulata dal medico dopo che vi ha visitato. 

 Covid 19 Govoni Carlo otorinolaringoiatra Milano Modena Reggio Emilia Green

 

Sono a tutti noti i deficit a carico di gusto e olfatto e turbe dell'equilibrio dopo l'infezione da Covid-19. Si è visto che sia l'infezione e sia la vaccinazione possono provocare disturbi uditivi. A causa dell'infezione virale o degli effetti collaterali del vaccino sono aumentate di molto le ipoacusie dovute a danni della microcircolazione cocleare. La caratteristica fondamentale è una perdita uditiva che insorge in pochissimo tempo, a volte in alcune ore, a volte anche in minor tempo. Abbiamo il quadro clinico dell'ipoacusia improvvisa. E' noto che la parte della coclea più sensibile agli insulti ischemici è il giro basale, cioè quella parte dove vengono analizzati i suoni acuti. Pertanto è facile vedere ipoacusie rigorosamente monolaterali, più accentuate sulle frequenze acute. 

 

 1 

  Danno delle cellule nervose  
   dell'orecchio causato da infiammazione 

   Perdita uditiva neurosensoriale  
 2   Danno della parete dei piccoli vasi 
   cocleari e labirintici oopure formazione
   di piccoli trombi

   Ischemia dell'orecchio (impropriamente   
    infarto dell'orecchio) con morte delle
    cellule ciliate della coclea.

 3

  Danno del nervo vestibolo-cocleare o 
   di uno dei suoi rami dovuto ad affinità
   del virus per i nervi (neurotropismo)

   Perdita uditiva di tipo neurosensoriale
    cocleare e retrococleare, quasi sempre    
    monolaterale.

I principali meccanismi con in quali il virus del Covid-19 danneggia
l'apparato uditivo e vestibolare.

 

 

E' logico che un fenomeno trombotico possa colpire una coclea; è illogico che le colpisca entrambe nello stesso momento. E' anche giustificato il fatto che i danni siano più evidenti sulle frequenze acute, queste sono percepite dai recettori del giro basale della coclea. E' la zona più vasta dove è più facile il riscontro di fenomeni ischemici.

Ho provato ad identificare i tracciati audiologici di più frequente riscontro e li riporto partendo dal più lieve al più grave.

 audiometria covid 19 lieve vaccino carlo govoniQui vediamo una lieve perdita uditiva di tipo percettivo in orecchio destro,
limitata alle frequenze acute.

Oggi si sta diffondendo una vera innovazione nell'ambito dei dispositivi per sentire meglio: un sistema di amplificazione dei suoni incorporato negli occhiali.

Che il sistema sia innovativo è garantito da una startup israeliana Nuance Hearing che da anni si pone l'obiettivo di utilizzare la tecnologia digitale per migliorare l'udito. Nel 2024 una nota ditta di occhiali (Exilor Luxottica) ha inserito in un occhiale sei microfoni, amplificatori digitali, batteria e microchip. Il risultato è che indossando questi occhiali si migliora la capacità uditiva nei soggetti affetti da ipoacusia lieve.

"Sono degli occhiali capaci di offrire dei superpoteri" così si esprimono coloro che commercializzano questi occhiali. E' questa una affermazione esagerata, ma non troppo.

Sappiamo che da sempre ammettere di essere sordo è, per molte persone, un problema. Se una persona vede poco, va dall'oftalmologo, questi le prescrive un paio di occhiali e il soggetto li indossa senza problemi. Non è la stessa cosa per chi sente poco. Mettere una protesi acustica è quasi sempre un passo che molti uomini e donne stentano a compiere, soprattutto quando sono giovani e non vogliono ammettere di avere una ipoacusia.   Il desiderio comune è mascherare la protesi per sentire meglio e così la ricerca scientifica che presiede alla realizzazione degli apparecchi acustici si è sempre preoccupata di miniaturizzarli. In passato, già negli anni '50, le ditte produttrici avevano cercato di incorporare protesi acustiche nelle stanghette degli occhiali.

Le protesi ad occhiale erano di due tipi: protesi per via aerea e protesi per via ossea. La protesi per via aerea non era altro che una comune protesi retroauricolare dove il tubicino che portava il suono amplificato alla chiocciola si trovava sulla stanghetta dell'occhiale.  Le protesi ad occhiale per via ossea erano caratterizzate da due vibratori, uno per lato, che premevano contro le mastoidi. L'occhiale oltre che a reggere la le protesi aveva anche la funzione di archetto che esercita una pressione sulle placche vibranti. 
Questi tipo di protesi ad occhiale per via ossea era molto simile a quella recente e come questa serviva per migliorare l'udito in coloro che avevano una ipoacusia lieve.    
La differenza sostanziale tra le protesi ad occhiale di un tempo e quelle attuali sta soprattutto nella miniaturizzazione. Le vecchie protesi ad occhiale erano robuste e si capiva che nascondevano due apparecchi acustici.

protesi acustica occhiale sordita infantile pag 155

Esempio di protesi acustica ad occhiale, per via ossea, anni '90
Il disegno è tratto dalla Fig. 8.7   pag. 155 del libro "La sordità infantile" di Carlo Govoni (1994).
Dal disegno si capisce come il tipo di occhiale usato trenta anni fa era piuttosto robusto.
1 - microfono (sono due, uno per ciascuna stanghetta);  2 - potenziometro (regolatore del volume);
3 - vano per accogliere la batteria (aperto);   4 - ricevitore per via ossea. 

 

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Tre capitoli sono stati scritti da Carlo Govoni.
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