L’acufene è un sintomo uditivo molto fastidioso e ho sempre sostenuto che trattandosi di un problema acustico il primo organo da indagare è l'orecchio. Non è raro che quando si effettuano gli esami dell’udito ci si accorga che questi sono normali oppure mostrano un lieve calo, perfettamente compatibile con l’età e con il lavoro della persona.
Questi casi sono veramente problematici, perché un eventuale deficit uditivo ci avrebbe aiutato nella diagnosi.
Normoacusia
Qui sopra riporto due tracciati audiometrici che
non sono significativi per studiare
un paziente che soffre di acufeni.
In questi casi si dovranno cercare altre strade.
Quando l’udito è normale o è nei limiti in relazione all’età dobbiamo pensare ad acufeni di natura extraotologica, tra questi alcuni vengono inquadrati nell’ambito delle sindromi disfunzionali cranio-cervico-mandibolari. Sono alterazioni che comportano la genesi di un acufene determinate da interazioni tra apparato muscolo-scheletrico e uditivo.
Nella classificazione proposta da Cianfrone e Coll. (1) gli acufeni si distinguono in quattro gruppi.
- Acufeni che comportano alterazioni uditive (Auditory Tinnitus)
- Acufeni somato-sensoriali (Somatosensory Tinnitus)
- Interazioni psicopatologiche dell’apparato uditivo (Psychopathology-related Tinnitus)
- Due o più combinazioni di acufeni dei gruppi A, B o C (Combined Tinnitus)
Qui parliamo di acufeni che derivano da complesse interazioni tra apparato uditivo e strutture muscolo-scheletriche a livello di articolazione temporo-mandibolare, colonna cervicale e alcuni muscoli del collo.
Nell'immagine si osserva la posizione del condilo della mandibola
(articolazione temporo-mandibolare).
Si noti come la parte interna del condilo sia molto vicina
alla tuba di Eustachio e priva di protezioni ossee,
pertanto indirettamente, i movimenti articolari possono
trasmettersi alla cassa del timpano,
dove sono contenuti i tre ossicini dell'udito.
Come spesso accade l’elemento più importante nella prima fase di studio è una accurata anamnesi. Aver subito danni al rachide cervicale, aver subito colpi di frusta, oppure avere disfunzioni nella masticazione, sub-lussazioni dell’articolazione temporo-mandibolare sono notizie importanti che, unitamente ad un esame audiologico ed una otoscopia normale, orientano verso il gruppo degli acufeni somato-sensoriali.
Fanno sospettare l’esistenza di un disordine temporo-mandibolare la malocclusione dentale e precedenti traumatismi. I sintomi che devono orientare sono il dolore alla masticazione, la cefalea, la percezione di rumori articolari di scroscio o click durante l’apertura e chiusura della bocca.
Se nelle varie manovre il paziente riferisce una diversa modulazione dell’acufene è facile che si tratti proprio di un acufene somatosensoriale.
Nei casi di acufene monolaterale è facile che ci sia una alterazione dell’articolazione temporo-mandibolare omolaterale.
I casi acufene bilaterale che si modificano dopo manovre articolari del sistema stomatognatico hanno cause complesse. Quasi sempre si tratta di acufeni correlati a disturbi delle articolazioni temporo-mandibolari associati a disfunzioni del rachide cervicale e dei muscoli del collo.
Il trattamento di questi casi è spesso multidisciplinare. Lo specialista più indicato per gli acufeni monolaterali da disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare è lo gnatologo. Negli altri casi è necessaria una collaborazione tra otorinolaringoiatra, osteopata e gnatologo.
Bibliografia
1. Cianfrone e Coll. Tinnitus Holistic Simplified Classification (THoSC) A new assessment for subjective tinnitus, with diagnostic and therapeutic implications. Annals of Otology, Rhinology and Laryngology, February 27, 2015.
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