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Dott. Carlo Govoni

Medico Chirurgo
Specialista in Otorinolaringoiatria
Chirurgia Testa e Collo
Master in vestibologia

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Lo studio della vicarietà sensoriale è utile per dimostrare le differenze nell'elaborazione del pensiero da parte di chi è cieco e chi è sordo.

E’ molto difficile dare una spiegazione sui meccanismi che portano all’elaborazione del pensiero umano e non ho certamente la pretesa di fornire qualche elemento di certezza in questa particolare problematica. Desidero solo focalizzare l’attenzione su un aspetto che mi interessa in modo particolare, cioè sui rapporti tra mente umana e organi di senso. Ritengo che in questi rapporti sia stata spesso trascurata la funzione della vicarietà sensoriale. A mio parere attraverso l’osservazione della vicarietà si possono trarre interessanti considerazioni sugli stretti legami esistenti tra mente umana e apparati sensoriali più importanti.
La mente umana, sotto il profilo anatomico, è quell’apparato di elaborazione delle informazioni costituito da un aggregato di oltre cinquantamila miliardi di neuroni che interagiscono tra di loro sulla base di meccanismi in parte noti e in gran parte ancora inesplorati.
Sotto il profilo funzionale per mente umana si deve intendere quell’apparato che ci consente di elaborare alcuni dei messaggi che riceviamo. In figura 1 è rappresentato un classico schema della nostra mente e delle sue interazioni. Come si può osservare l’immagine è molto simile ad un qualsiasi schema a blocchi che possiamo trovare nei testi di informatica per spiegare l’hardware di un computer. Infatti, se si vuole mantenere questa analogia, si può dire che l’hardware umano è costituito dal sistema nervoso centrale, dai nervi periferici, dagli organi di senso, dall’apparato fonatorio e dal nostro corpo. Il software è costituito dai programmi, cioè dalle istruzioni presenti nella nostra mente. Di conseguenza il software “biologico” è in stretta dipendenza dalle interazioni con l’ambiente esterno.

schema mente umana e interazioni

Fig. 1 -  Schema della mente umana e delle sue interazioni.

E‘ evidente che le informazioni che la mente è in grado di elaborare provengono quasi esclusivamente dall’esterno, mentre sono di secondaria importanza le informazioni che provengono dal nostro corpo.
Queste interazioni sono state studiate da Sir Karl Popper e da John Eccles e schematizzate in figura 2. Questi autori riconoscono che tutte le esperienze che sviluppano all’esterno e all’interno di un uomo sono riconducibili a tre raggruppamenti, indicati come tre “mondi” (5. 6).
Il mondo 1 è quello degli oggetti e degli stati fisici, vi appartiene tutto ciò che è materia, sia inorganica che organica.
Il mondo 2 comprende gli stati di coscienza. A questo mondo appartengono le nostre conoscenze, le nostre emozioni, i nostri ricordi, le nostre immaginazioni, ecc.
Il mondo 3 comprende la conoscenza in senso oggettivo. Questo è l’intero mondo della cultura, è un mondo che appartiene esclusivamente alla nostra specie.

tre mondi popper

Fig. 2  -  Rappresentazione in forma tabellare dei tre mondi che comprendono
tutto ciò che esiste e tutte le esperienze

secondo quando definito da Karl Popper.
(da John C. Eccles "La conoscenza del cervello", Piccin Editore, Padova, 1976).

 

  1. INTERAZIONI DELL’UOMO CON L’AMBIENTE

Le principali interazioni che l’uomo ha con l’ambiente esterno sono la percezione, l’attenzione, l’apprendimento, la memoria, il pensiero e la comunicazione.

1.1.  La percezione

Per percezione s’intende l’insieme dei meccanismi attraverso i quali la mente acquisisce informazioni sia sugli eventi che accadono nel mondo esterno e sia su quelli che avvengono nell’organismo stesso (ovvero nel così detto “mondo interno”). Distinguiamo quindi, secondo Polten, tre livelli di percezione: una percezione esterna, una percezione interna e una percezione che viene definita l’essenza dell’individuo (“io puro”) (figura 3) (5, 17).
Il primo livello è costituito dalla percezione esterna, cioè da quelle sensazioni che siamo in grado di ricavare attraverso i nostri organi di senso. Noi percepiamo immagini visive, suoni, odori, sensazioni gustative, tattili e dolorifiche. Sempre attraverso gli organi di senso percepiamo sensazioni relative al nostro corpo come il dolore interiore e la sensazione della nostra posizione nello spazio.
Il secondo livello è costituito dalla percezione interna, cioè le nostre emozioni (gioia, paura, tristezza, collera, ecc.), i nostri ricordi, le nostre immaginazioni. Sono queste sensazioni proprie del nostro mondo interno.
Al centro di queste due forme di percezione vi è l’essenza dell’individuo (figura 3). Noi siamo sostanzialmente degli esseri capaci di esperienze coscienti (5, 6).
Affinché si realizzi qualsiasi forma di percezione umana sia esterna che interna, sono presenti diverse strutture: il recettore, il neurone sensitivo primario e i neuroni centrali sottocorticali e corticali.

coscienza-govoni-orl2

Fig. 3 -  Mondo della coscienza.
Le tre componenti postulate nel mondo della coscienza,
assieme a una tavola con l'elenco dei loro costituenti.
(Da John C. Eccles "La conoscenza del cervello", Piccin Editore, Padova, 1976).

Il recettore è quella cellula specializzata in grado di trasformare un’informazione proveniente dall’ambiente esterno o interno in una scarica elettrica di impulsi nervosi. Si distinguono quattro tipi di recettori: esterocettori, telerecettori, enterocettori e propriocettori (Sherrington, 1906) (14,15).
Gli esterocettori sono i recettori tattili, termici e gustativi, mentre i telerecettori sono quei recettori in grado di percepire ciò che viene da lontano, come stimoli visivi, uditivi e olfattivi. Attraverso questi recettori raccogliamo informazioni su quanto avviene nell’ambiente; mentre le informazioni su quanto si verifica all’interno del nostro corpo sono trasmesse dagli enterocettori. Alcuni di loro, quelli situati sulla superficie del canale alimentare, sono in realtà degli esterocettori, cioè dei recettori dolorifici e termici interni al nostro organismo. Altri sono veri esterocettori, che informano il nostro cervello sulla pressione arteriosa, sulla variazione chimiche del sangue ecc.
I propriocettori sono recettori che hanno il compito specifico di portare al cervello informazioni sulla posizione assunta dal nostro corpo nello spazio; comprendono i fusi neuromuscolari, i corpi tendinei del Golgi, i recettori articolari ed i recettori labirintici. I propriocettori inviano stimoli al cervello affinché possa regolare il tono posturale e i movimenti volontari o riflessi.
Si vuole sottolineare che i processi cognitivi iniziano con l’acquisizione di informazioni dall’esterno; quindi nell’ambito della percezione, quella esterocettiva assume un’importanza fondamentale.
Il fenomeno mediante il quale uno stimolo sensoriale arriva alle aree corticali è la base fisiologica della percezione, che permette alle nostre aree corticali di acquisire delle informazioni su quanto avviene nel mondo esterno e dentro di noi (15).

1.2. L’attenzione

Le percezioni che ciascuno di noi riceve, anche in un periodo molto breve, sono numerose. Il nostro cervello è in grado di ignorarne moltissime e concentrarsi solo su alcune di esse. Quindi solo un’esigua parte delle percezioni è sottoposta ad una elaborazione approfondita. Questo fenomeno è l’attenzione. L’attenzione è quindi paragonabile ad un filtro; solo le percezioni particolarmente incisive sono in grado di superarlo per poi essere elaborate in modo approfondito da parte dell’encefalo.

1.3.        L’apprendimento e la memoria

Affinché si possa confrontare quanto appreso con le nuove informazioni è necessario che la nostra mente abbia la capacità di ricordare. Infatti l’uomo è in grado di modificare il comportamento sulla base delle esperienze precedenti. Viene definito come apprendimento la modificazione del comportamento per gli effetti delle percezioni precedenti, cioè dell’esperienza.
Per poter utilizzare quanto si è appreso è necessaria la sua memorizzazione. Questa si svolge in tre fasi: la percezione dei contenuti, la loro conservazione ed infine il recupero dei contenuti.
La memoria è quindi fondamentale nello sviluppo del nostro pensiero, infatti noi non siamo altro che l’insieme dei nostri ricordi. Se ritorniamo alla figura 2 si può vedere che tutto quanto è racchiuso nel mondo 3 e anche parte del mondo 2 può svilupparsi solo grazie alla memorizzazione.

1.4.        Il pensiero

Per pensiero s’intende l’elaborazione delle informazioni. L’uomo ha la capacità di costruire entro il suo apparato cognitivo una specie di modello “virtuale” dell’ambiente. Egli è in grado di operare all’interno di questo modello, trae delle considerazioni ed eventualmente modifica il suo comportamento. Questa capacità di costruire un modello “virtuale” dell’ambiente si realizza soltanto sulla base delle esperienze percettive.
Pensare significa quindi agire interiormente, eseguendo azioni su elementi semplici al fine di ricavare considerazioni più complesse.

1.5.        La comunicazione

La comunicazione è la facoltà di esprimere il nostro pensiero. Nell’uomo si riconoscono due forme importanti di comunicazione: quella verbo-acustica e quella visivo-gestuale. La comunicazione verbo-acustica non è altro che il linguaggio parlato. E’ questo una caratteristica peculiare della specie umana. Tramite il linguaggio gli uomini possono informare gli altri uomini sulle esperienze passate, sui bisogni attuali e sui progetti futuri (2). Una lingua, inoltre, consente di attribuire ad ogni azione o ad ogni oggetto reale un termine astratto. E’ quindi molto facile, attraverso il linguaggio, definire in maniera astratta i vari aspetti della realtà. La nostra mente utilizza appunto il linguaggio per costruirsi quel modello “virtuale” dell’ambiente indispensabile per sviluppare il pensiero. Infatti tutti gli uomini pensano nella lingua in cui sono abituati a parlare.
L’uomo si esprime anche senza gli apparati uditivo e fonatorio: si parla di comunicazione visivo-gestuale. E’ questa una forma di comunicazione che privilegia le possibilità espressive del gesto e dei movimenti del nostro corpo. Si tratta di una modalità espressiva nettamente inferiore, rispetto alla modalità verbo-acustica, per quantità e qualità d’informazioni che si possono trasmettere.

 

2     L'ELABORAZIONE DELLE PERCEZIONI UDITIVE E VISIVE

E’ ormai accertato che la nostra mente, per svilupparsi, deve elaborare informazioni provenienti dall’esterno. Informazioni che raggiungono il nostro cervello attraverso i meccanismi della percezione esterocettiva e dell’attenzione.
Gli stimoli enterocettivi e propriocettivi sono irrilevanti ai fini dell’elaborazione del pensiero. Gli stimoli raccolti dagli entrocettori sono importanti solo per la vita vegetativa e noi raramente ci accorgiamo di queste stimolazioni. Gli stimoli provenienti dai propriocettori sono utili per il controllo della postura e, nell’uomo, per il mantenimento della posizione eretta. I meccanismi propriocettivi che regolano moltissime nostre azioni come il camminare, lo stare in piedi, il gesticolare ecc. hanno importanza solo ai fini della comunicazione visivo-gestuale che, come è stato detto, è più limitata rispetto alla comunicazione verbo-acustica.
Ricordo che il sistema enterocettivo e quello propriocettivo degli uomini non sono dissimili da quelli degli animali, quindi non sono stati certamente questi sistemi che hanno permesso all’uomo di comunicare ed elevarsi rispetto agli altri viventi.
Pertanto è grazie alla percezione esterocettiva che riusciamo a ricevere quelle informazioni che sono necessarie per poter elaborare un pensiero.
Se esaminiamo tutte le afferenze esterocettive che giungono al nostro organismo, appare evidente la loro eterogeneicità. Ritengo che le afferenze olfattive, gustative e tattili abbiano una minor rilevanza rispetto a quelle visive e uditive, quindi prenderò in considerazione solo queste ultime.

 La percezione visiva è immediata, con questa modalità sensoriale è possibile, in frazioni di secondo, raccogliere notevoli informazioni. La percezione visiva è particolarmente precisa, permette di localizzare esattamente la direzione da cui proviene il messaggio ed è possibile, con buona approssimazione, calcolarne la distanza. Per contro l’afferenza visiva può realizzarsi solo in particolari condizioni di luminosità ambientale e qualsiasi corpo opaco costituisce un limite alla visione. Inoltre l’occhio umano ha un angolo di visione limitato a 135°-140°.

 La percezione uditiva solitamente è meno immediata di quella visiva, richiede un’attenzione maggiore e più prolungata. Il suono presenta il notevole vantaggio di non conoscere ostacoli alla sua trasmissione. Solo il vuoto è in grado di bloccare la propagazione delle onde sonore; ma questa condizione è irrealizzabile e sarebbe incompatibile con la vita umana. L’apparato uditivo consente, con discreta approssimazione, di localizzare la direzione da cui proviene il suono e ne valuta la distanza.

Un’altra differenza tra apparato visivo e uditivo è che il primo va incontro quotidianamente a periodi di riposo, mentre il secondo è sempre in una condizione di attività.
Già da queste considerazioni mi sembra di poter riconoscere una maggior importanza al sistema sensoriale uditivo rispetto a quello visivo.
Ritengo però che la differenza sostanziale tra questi apparati sia da ricercarsi nella percezione e nell’acquisizione del linguaggio. Ricordo che l’integrità dell’apparato uditivo è indispensabile per lo sviluppo del linguaggio verbale. Questo è sicuramente il mezzo più naturale e più semplice per esprimere e per comunicare il pensiero umano.
L’integrità dell’apparato visivo è determinante per lo sviluppo della comunicazione gestuale: però questa forma di comunicazione presenta importanti limiti, anche se alcuni Autori hanno cercato di rivalutarla (19, 20, 21).
L’uomo comunica principalmente con la modalità espressiva verbo-acustica: di conseguenza la nostra attenzione permette di concentrarci maggiormente sulle afferenze sonore. Infatti il cervello elabora soprattutto queste afferenze, si esprime principalmente attraverso messaggi verbali organizzati in linguaggio e, sempre grazie al linguaggio, elabora pensieri ai massimi livelli di astrazione (3).
Noi siamo in grado di produrre messaggi verbali solo per effetto di un feed-back verbo-acustico, infatti se fossimo sordi dall’età preverbale non parleremmo. Il messaggio verbale, consentendo l’espressione del pensiero, permette il confronto verbale col pensiero di altri uomini. Da questo confronto ricaviamo continue correzioni o conferme su quanto abbiamo elaborato. Quindi attraverso l’apparato verbo-acustico realizziamo un secondo feed-back che ci permette di operare un’importante azione di controllo sul modello virtuale della realtà esistente nella nostra mente e sulle nostre elaborazioni (fig. 4) (11).

sviluppo pensiero umano

Fig. 4  -   Le componenti anatomiche "essenziali" per lo sviluppo del pensiero.

 

L'apparato uditivo è fondamentale della raccolta delle informazioni dall'ambiente esterno e così inizia il meccanismo dello sviluppo del pensiero. Il cervello pensa preferibilmente nella lingua in cui si è abituati a sentire e poi a parlare. Il nostro cervello stimola l'apparato fonatorio e si esprime tramite messaggi verbali. Il messaggio verbale viene percepito anche da chi lo ha espresso (feed-back verbo-acustico). Questo è un meccanismo indispensabile nell'apprendimento del linguaggio. 
Esiste inoltre un secondo feed-back, tramite il quale confrontiamo il nostro pensiero con quello di altri uomini. Da questo confronto il cervello ricava, sempre tramite l'apparato uditivo, conferme o modifiche al modo di pensare.
Nello schema di fig.4 il cerchio simboleggia l'uomo. All'interno di questo cerchio le frecce nere indicano le vie nervose afferenti, quelle bianche le vie nervose efferenti.

 

L’insieme formato da apparato sensoriale uditivo, cervello e apparato fonatorio rappresenta quindi un sistema essenziale per lo sviluppo delle capacità cognitive dell’uomo. Qualcuno potrebbe obiettare che anche l’apparato visivo avrebbe un ruolo non secondario nella maggioranza dei processi di apprendimento. Personalmente sono convinto che esista una netta superiorità dell’apparato uditivo e desidero esporre più ampiamente questa mia considerazione. Ritengo che il confronto degli apparati sensoriali acustico e visivo possa essere fatto osservando chi è cieco e chi è sordo dalla nascita. Spesso molti studi psicologici condotti su bambini sordi e su bambini ciechi presentano una grave inesattezza. Nei soggetti ciechi è sempre relativamente facile trovare un gruppo di ciechi assoluti: mentre è molto più difficile trovare un analogo gruppo di sordi profondi, in quanto la sordità profonda bilaterale è piuttosto rara. Spesso si osserva che sono stati presi in considerazione anche bambini ipoacusici medi e gravi. A mio parere per confrontare correttamente cecità e sordità occorre far riferimento alla cecità assoluta dalla nascita e alla sordità profonda preverbale (intendendo una perdita uditiva media superiore a 90 dB nell’orecchio migliore). I ciechi hanno difficoltà di apprendimento in relazione ai vari settori dello scibile. Essi apprendono relativamente bene materie in cui è richiesta una capacità di astrazione. Hanno maggiori difficoltà nell’assimilare determinati concetti e alcuni come, per esempio la prospettiva o la topografia sono praticamente impossibili da insegnare a chi non vede dalla nascita. Occorre tener presente che i ciechi sviluppano normalmente il linguaggio ed hanno la tendenza ad elaborare delle descrizioni iperverbali per supplire alle loro carenze. Cercheranno di vicariare alla mancanza della vista soprattutto attraverso il tatto e la comunicazione verbo-acustica. Col tatto potranno apprezzare le forme e, tramite sistemi specifici, per esempio l’alfabeto Braille, saranno in grado di scrivere e leggere. Il compenso al deficit visivo potrà avvenire anche attraverso l’udito. Ai fini della comunicazione i ciechi non trovano ostacoli insuperabili, riescono ad esprimere i loro pensieri tramite la voce e la scrittura. Usano quindi due delle tre principali forme espressive di ogni uomo. La mancanza della vista porta quindi ad una riduzione di alcuni meccanismi di correzione, però non si arriva mai a serie compromissioni delle interazioni con gli altri uomini. Queste interazioni sono il secondo feed-back indicato in fig. 4. I sordi hanno importanti difficoltà di apprendimento, se ben educati riescono a comprendere concetti concreti, mentre hanno notevolissime difficoltà nel compiere ragionamenti astratti. Ricordo ancora che i bambini sordi, presentando un mancato sviluppo del linguaggio verbale, hanno un gravissimo deficit espressivo. E’ questo un deficit che incide profondamente sullo sviluppo mentale. I sordomuti hanno quindi difficoltà notevoli non solo nel percepire informazioni, ma anche nell’esprimere il loro pensiero (4, 12, 13, 18). Vorrei ricordare una nozione di carattere storico che conferma le differenze tra cecità e sordità. Nel diritto romano il sordo dalla nascita era equiparato al grave insufficiente mentale. Solo nella seconda metà del sedicesimo secolo, grazie agli interventi del giurista Paolo Zacchia si arrivò a distinguere, sul piano giuridico, il sordo da chi è affetto da turbe mentali (7). Non è noto che il cieco dalla nascita sia mai stato equiparato al debole di mente.

Sotto l’aspetto anatomo-fisiologico la perdita di una afferenza sensoriale determina la presenza di un’area corticale elettricamente silente. Nel caso della sordità preverbale l’area cerebrale silente comprende l’area acustica e quella del linguaggio. Queste zone d’isolamento elettrico costituiscono un ostacolo per lo svolgimento delle normali funzioni corticali (16). Si può quindi dire che la cecità è la perdita di un’afferenza sensoriale, mentre la sordità determina, oltre che all’esclusione di un’afferenza, anche un’importante diminuzione delle capacità espressive.

 

3.     GLI EFFETTI DELLA VICARIETA' SENSORIALE

Mi sembra evidente che il deficit sensoriale visivo e il deficit sensoriale acustico, essendo handicap molto diversi, abbiano possibilità vicarianti nettamente diverse.
Se, per esempio, prendiamo in considerazione una delle azioni più utilizzate dall'uomo: la lettura, osserveremo che il cieco e il sordo avranno un comportamento diverso. Il cieco, grazie alla tecnica Braille o mediante l'ascolto, sarà in grado di "leggere" qualsiasi testo.
 Inoltre grazie al linguaggio verbale potrà confrontarsi con altri uomini e verificare facilmente se ha compreso quanto ha “letto”. Il suo comportamento si integrerà facilmente con quello degli altri uomini che leggono.
Il sordo profondo, se ben educato, non ha difficoltà a leggere, però ha difficoltà ad esprimersi, quindi non riesce a confrontare con altri uomini il contenuto di quanto ha appreso. Avrà sempre difficoltà per capire se quanto ha letto è stato da lui pienamente compreso. I suoi ragionamenti resteranno chiusi in lui e questo lo porterà a non appassionarsi alla lettura. In ultima analisi il sordo avrà la tendenza a non leggere. Questa verità è ben conosciuta dagli educatori dei sordomuti, i quali sono consapevoli che la stimolazione alla lettura è fondamentale per il recupero di questi bambini (8, 9).
Con questo esempio vorrei evidenziare la profonda differenza che esiste tra chi ha la perdita di una afferenza sensoriale e riesce a superarla parzialmente (il cieco) e chi si trova chiuso tra due handicap, uno esterocettivo e l’altro espressivo (il sordo). Per effetto di questo doppio handicap il sordo trova difficoltà a compiere azioni, come la lettura, in cui l’handicap della sordità dovrebbe essere irrilevante.

 

Il senso della vista risulta quindi vicariabile, almeno in parte, con l'udito e col tatto. 
Il senso dell'udito e la conseguente incapacità ad esprimersi verbalmente sono vicariabili attraverso gli altri sensi in modo del tutto insufficiente per sopperire all'handicap determinato dalla sordità. Per questo sorgono notevoli difficoltà quando si vuole educare ed integrare un bambino sordo.
Questi concetti mi sembrano sufficienti per ritenere molto più grave il danno uditivo rispetto a quello visivo.
Però le differenze, a mio parere, sono ancora più importanti. Chi è privo dell'udito ha notevoli difficoltà ad esprimere il suo pensiero. Ha un' estrema difficoltà a costruirsi un modello "virtuale" della realtà e confrontarlo con quello degli altri uomini. Al sordo manca questo confronto, egli è privo del meccanismo di correzione di quanto ha elaborato interiormente. Infatti chi è sordo dall'età preverbale presenta notevoli difficoltà ad elaborare ragionamenti astratti. Concetti di ordine morale, etico, sociale ecc. sono difficilissimi da apprendere per chi non sente.
E' verosimile che il danno all'attività elettrica corticale prodotto dalla cecità essendo localizzato nella corteccia occipitale, abbia meno interferenze con l'attività elettrica globale e, forse, da qui deriva la sua più facile vicariabilità. E' pure ipotizzabile che la sordità, coinvolgendo aree complessivamente più estese e più centrali, produca una profonda modificazione dell'attività neuronale corticale. In tal modo molti circuiti neuronali saranno interrotti e sarà più difficile sviluppare una vicarietà sensoriale.
E' verosimile che questo comporti nel sordo una diversa organizzazione dei meccanismi di apprendimento, della memoria e della comunicazione, producendo, in ultima analisi, importanti modificazioni nell'elaborazione del pensiero.
Le comuni concezioni sulla cecità vanno da giudizi pessimistici e completamente negativi fino a giudizi del tutto opposti, in cui si riconoscono al cieco delle capacità sensoriali (tattili, acustiche ed olfattive) superiori alla norma. Ovviamente la verità sta nel mezzo. Il cieco non è altro che un essere umano a cui è stato tolto l'uso degli organi della vista (10).
Definire il sordo dalla nascita è estremamente più complesso. E' errato ritenerlo un uomo che non sente, come pure è sbagliato ritenerlo un uomo che non sente e che non parla. Il bambino sordo è un essere umano privo della capacità di udire, incapace di sviluppare naturalmente il linguaggio e, avendo estreme difficoltà a vicariare i suoi deficit, presenta modificazioni neuropsichiche e comportamentali. In altre parole, per effetto della difficoltà ad esprimere il suo pensiero, maturerà un proprio modo di pensare, diverso da quello di altri uomini (1, 9).

In conclusione si sostiene quanto sia importante, nella vita di relazione di ogni uomo, il senso dell'udito e la capacità di esprimersi attraverso il linguaggio. Un deficit del solo apparato uditivo, per effetto delle strette connessioni tra apparati otoneurologico e neurolaringologico, comporta la realizzazione di modelli virtuali della realtà diversi da quelli degli altri uomini. Di conseguenza nel sordo c'è un differente modo di elaborare le informazioni ricevute.
L'uomo, come hanno sostenuto Popper ed Eccles, è un interazionista. La sordità, isolando l'uomo dagli altri uomini, arriva a determinare importanti barriere nello sviluppo cognitivo.
Si vuole quindi sottolineare come l'insieme di apparato uditivo, cervello e apparato fonatorio sia essenziale per l'uomo.
Se si vuole tutelare la salute di ogni essere umano si dovrà, in primo luogo, salvaguardare questi tre apparati.
Da quanto esposto risulta che il cieco, riesce, attraverso i sensi vicarianti a superare pur con difficoltà molte barriere determinate dalla cecità. Per chi è privo dell'udito è sicuramente più difficile riuscire a superare gli ostacoli imposti dalla sordità, la vicarietà sensoriale, come ho accennato, si realizza con difficoltà. Anche se il recupero di un bambino sordo è difficoltoso, non è un evento impossibile. Anche per questi piccoli pazienti ci sono concrete speranze d'integrazione.
Da parecchi anni si è visto che esiste, per chi è sordo dall'età preverbale, la possibilità di ricevere un'educazione specifica e sviluppare possibilità di comunicazione (linguaggio orale e comunicazione visivo-gestuale). Si riconosce che la diagnosi audiologica precoce ed un immediato trattamento educativo specifico siano i punti fondamentali per arrivare ad un recupero di questi bambini.

 

BIBLIOGRAFIA 

1) Bianchi di Castelbianco F., Di Renzo M.: Disfasia, dislessia, sordità. Diagnosi precoce e rieducazione. Edizioni Scientifiche Oppici, Parma, 1986.
2) Bruno G.: Manuale di fisiopatologia della comunicazione verbale. Verduci editore, Roma, 1984.
3) Damasio A.R., Damasio H.: Cervello e linguaggio. Le scienze; 291, nov. 1992: 65-72.
4) Del Bo M., De Filippis A.: La sordità infantile grave. Armando Armando editore, Roma, 1981.
5) Eccles J.C.: La conoscenza del cervello. Piccin editore, Padova, 1976
6) Eccles J.C.: The human psyche. Springer International, Berlin – Heidelberg, 1980.
7) Ferreri G.: Disegno storico dell’educazione dei sordomuti. 3 voll. Soc. Editrice Libraria, Milano, 1916-1919.
8) Francocci G.: Il sordomuto nella scuola e nella vita. F.lli Bocca Editori, Milano, 1942.
9) Furth H.G.: Pensiero senza linguaggio – Implicazione psicologiche della sordità. Armando Armando editore, Roma, 1971.
10) Girladi G.: L’educazione dei ciechi. Armando Armando editore, Roma, 1961.
11) Govoni C.: La sordità infantile. Edizioni Scientifiche Oppici, Parma, 1994.
12) Hirano M., Kirchner J.A., Bless D.M.: Neurolaryngology. College Hill Press. Boston, 1, 7, 1987.
13) Katz J.: Handbook of clinical audiology. Fourth edition. Williams & Wilkins, Baltimore, 1994.
14) Milner P.M.: Psicologia fisiologica. Zanichelli editore, Bologna, 1974.
15) Moruzzi G.: Fisiologia della vita di relazione. UTET, Torino, 1975.
16) Perdoncini G.: La formation du langage de l’enfant sourd. Acta ORL Belga, 1956; 10: 356.
17) Polten E.P.: Critique of the Psycho-Physical Identy Teory. Mouton. The Hague, 1972
18) Sachs O.: Vedere voci. Un viaggio nel mondo dei sordi. Adelphi edizioni, Milano, 1990.
19) Stokoe W.C.: Sign Language Structure: an Outline of the visual Comunication Systems of the American Deaf. Std. Linguistics, vol. 8; 1960.
20) Volterra V.: I segni come parole: la comunicazione dei sordi. Boringhieri editore, Torino, 1981.
21) Volterra V.: La lingua italiana dei segni. La comunicazione visivo-gestuale dei sordi. Il mulino, Bologna, 1987.

 

Tratto da: Verbano Medico, volume XII, 1995, pagg.50-61, Editore l’Eremo di Miazzina, Verbania.

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a Reggio Emilia in via
Beniamino Gigli, 7 presso

Bianalisi
Medical  Center

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esame-corde-vocali-bambinoI bambini, soprattutto i maschi, vanno incontro ad abbassamenti della voce e non sempre pediatri e genitori si rendono conto che questo è un problema specialistico. Il medico specialista più competente ad affrontare problemi nella emissione della voce è l'otorinolaringoiatra. L'abbassamento di voce o qualsiasi altra alterazione vocale prende il nome di disfonia. La causa più frequente di disfonia nei soggetti in età...
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otorino-visita-otorinolaringoiatricaLa visita otorinolaringoiatrica - visita ORL - è una visita medica specialistica che valuta il distretto testa-collo con l'eccezione dei denti, degli occhi e del cervello. Appartengono all'otorinolaringoiatria anche lo studio di quattro funzioni sensoriali importanti: udito, equilibrio, olfatto e gusto. Le malattie di cui si occupa un otorinolaringoiatra sono numerose. Si ritiene che ogni persona che gode di buona salute dovrebbe affrontare...
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chirurgia-ambulatorialeInterventi chirurgici ambulatoriali sono quelli che si eseguono in anestesia locale sulle persone collaboranti e in buone condizioni di salute. Le malattie che si possono curare con questi trattamenti sono numerose. Non si deve pensare che gli interventi in anestesia locale siano meno importanti degli interventi che si eseguono col paziente completamente addormentato. Si ricorda che una semplice biopsia, cioè...
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libera-professione-otorinoL’attività libero professionale dei medici è una parte fondamentale e insostituibile nell’assistenza sanitaria di tutti gli italiani. L’assistenza, come è noto, è in gran parte erogata dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che risponde al dettato dell’articolo 32 della Costituzione “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività,...
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impedenzometriaL'impedenzometria o esame impedenzometrico serve per studiare la motilità della membrana timpanica e altre funzioni uditive in modo oggettivo. Per valutazione oggettiva si intende un esame eseguito completamente da una macchina, senza la necessità della collaborazione del paziente. L'esame impedenzometrico è una metodica strettamente specialistica di competenza degli otorinolaringoiatri. Proprio perché...
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visita-specialistica-domicilio-pazienteQuando una persona per motivi di salute è impossibilitata a venire in studio sono disponibile per eseguire visite otorinolaringoiatriche a domicilio del paziente. Le visite a domicilio sono particolarmente indicate per bambini molto piccoli e persone anziane. A domicilio posso eseguire anche esami audiometrici, impedenzometria, esami vestibolari ed indagini fibroendoscopiche. Per prenotare una visita domiciliare telefonate al ...
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chirurgia-oncologicaSi espongono le caratteristiche generali della chirurgia dei tumori maligni o chirurgia oncologica, ovviamente limitata ai tumori di competenza otorinolaringoiatrica.I pazienti affetti da tumore maligno sono sempre pazienti molto complessi e richiedono attenzioni particolari, sia per gli aspetti psicologici e sia per le difficoltà tecniche. Il vero problema è che la patologia neoplastica spesso non si risolve con il solo intervento...
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biopsia-prelievoLa biopsia o prelievo bioptico è una tecnica semplice che viene utilizzata sia in ambulatorio che in corso d'intervento. Le finalità sono diverse. Biopsia ambulatoriale.Lo scopo della biopsia ambulatoriale è quello di togliere un pezzetto di tessuto e farlo analizzare allo scopo di capire la natura della malattia. Nell'ambito della testa e del collo le biopsie ambulatoriali si eseguono su ogni parte della pelle della testa...
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chirurgia-otorinolaringoiatricaL'otorinolaringoiatria è principalmente una branca chirurgica e gli interventi effettuabili sul distretto testa-collo sono molto diversi tra loro.  Ci sono molte parti del distretto testa collo (cavo orale e laringe) dove a causa degli spiccati riflessi del paziente non è possibile intervenire in anestesia locale. Anche se alcuni interventi sono di breve durata è indispensabile la narcosi (anestesia generale),...
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