E’ noto a tutti che col passare degli anni le capacità di concentrazione, di associare idee, di elaborare pensieri e prevedere eventi si riducono, così si realizza il decadimento cognitivo dell'anziano. Sono questi dei concetti non quantificabili, ma è sufficiente avere contatti prolungati con persone adulte e si osserva che dopo i sessant’anni ogni decade di vita lascia evidenti segni. Escludiamo da questo articolo le ridotte capacità fisiche di movimento. E’ noto che queste riducono l’autonomia, ma hanno una incidenza relativa sulla capacità di pensare.
Qui vogliamo mettere in evidenza le modificazioni nelle capacità intellettive che si verificano in una persona per effetto dell’età.
Ho spesso sostenuto che l’uomo è un interazionista (1) e pertanto l’interazione con altri esseri umani è fondamentale per lo sviluppo del pensiero. Nel soggetto normodotato l’interazione avviene attraverso gli organi di senso e il linguaggio. In passato ho fatto riferimento alle persone colpite da gravi deficit per sostenere che i sensi più importanti sono la vista e l’udito. Quest’ultimo, per le sue potenzialità interattive, l'ho sempre ritenuto più importante della vista.
E’ da ritenersi scientificamente accertato che la diminuzione dell’udito condiziona notevolmente la capacità cognitiva dell’anziano, quindi le sue capacità di relazionarsi col prossimo. L’anziano tende ad isolarsi, non partecipa alle discussioni e, in ultima analisi, riduce le sue capacità psichiche (2).
E’ noto che le informazioni al nostro cervello provengono soprattutto dall’ascolto (conversazioni, ascolto di radio, televisioni, ecc.) e dalla lettura. Nelle persone anziane la lettura è limitata per effetto del calo della vista e per la necessità di una buona illuminazione che non sempre è presente. Analogo discorso avviene per la riduzione delle informazioni uditive, ma sotto questo profilo il problema è più complesso. Come Nello schema riportato in fig. 1 si vede come il decadimento dell’apparato uditivo comporti non solo una diminuzione delle afferenze acustiche al cervello (freccia rossa dello schema di destra).
Fig. 1 - Confronto tra la modalità dell'elaborazione del pensiero
di un soggetto normoudente e un anziano con deficit uditivo.
E’ chiaro che quando il cervello riceve meno afferenze (quindi meno informazioni) elaborerà meno pensieri e quindi l’anziano ridurrà i suoi messaggi verbali. Le minori afferenze sono dovute in particolar modo alla riduzione delle afferenze da parte della vista e dell'udito. A meno afferenze corrisponde un minor numero di concetti da elaborare e quindi ne esprimerà meno con la voce. Minori espressioni di pensieri e minore il confronto col pensiero di altri uomini. Nella vita tutto ciò che un uomo dice sarà ascoltato da altre persone, le quali risponderanno ed esprimeranno loro pareri. Ciò che è fondamentale nello sviluppo e nel mantenimento del pensiero umano è il ricevere conferme o correzioni. E’ ovvio che se si riduce l’emissione di messaggi verbali si riduce il confronto con le altre persone e di conseguenza si avranno meno conferme e meno correzioni sui pensieri elaborati. Questa riduzione nei messaggi ricevuti si scontra di nuovo con una capacità uditiva ridotta, quindi ulteriori difficoltà nel ricevere risposte o altre notizie su quanto è stato elaborato. Questo secondo feed-back (indicato con frasi rosse nella Fig. 1) è fondamentale per il mantenimento di una corretta elaborazione del pensiero. Questo feed-back è la conseguenza dell’interazione verbo-acustica con altre persone.
Per questi motivi:
1 – difficoltà a ricevere messaggi sonori,
2 – minor elaborazione di pensieri,
3 – minor dialogo (minore interazione),
4 – minor confronto con le altre persone,
5 – diminuzione delle critiche e delle conferme sui pensieri elaborati,
6 – riduzione dell’udito e anche il feed-back costituito dalle conferme o correzioni del pensiero elaborato raggiunge il cervello;
pertanto è inevitabile il decadimento cognitivo per una diminuzione dell’interattività con le altre persone.
Nelle persone anziane incidono anche altri fattori come la riduzione della memoria e verosimilmente anche per una diminuzione nella capacità di associare idee e risolvere problemi.
Fig. 2 - La percentuale di persone con deficit uditivo in un campione di cittadini europei.
Qui si vuole focalizzare l’attenzione sul deficit uditivo nelle persone anziane. Una perdita uditiva superiore a 25 dB per le frequenze centrali (ipoacusia lieve o superiore) colpisce il 37% delle persone di età tra 61 e 70 anni, questa percentuale si eleva al 60% nella fascia tra 71 ed 80 anni ed è superiore all’80% in coloro che hanno superato gli ottant’anni (3). Si osservi come il decadimento sensoriale uditivo colpisca molte persone tra 61 e 80 anni (la percentuale è più che raddoppiata). Nella maggioranza dei casi (oltre il 90%) la perdita uditiva dell'anziano si manifesta con un deficit acustico di tipo percettivo (o neurosensoriale) bilaterale simmetrico in caduta per le frequenze acute. Più rare sono le ipoacusie prevalentemente trasmissive (otite cronica e otosclerosi) o le ipoacusie neurosensoriali asimmetriche (per esempio in coloro che hanno sofferto per una ipoacusia improvvisa) (4). Nella valutazione relativa al decadimento cognitivo l'ipoacusia asimmetrica, cioè una perdita uditiva grave in un solo orecchio, ha scarso valore. Si farà sempre riferimento alla capacità uditiva globale che è indicata dall'orecchio migliore.
Il problema del decadimento uditivo per effetto dell’età è quindi una condizione molto frequente (interessa 4 su 5 ultraottantenni). E' indiscutibile che per prevenire il decadimento cognitivo sia importante prevenire o limitare la perdita uditiva. Non è facile riuscirci, ma aver cura dei nostri organi di senso e in particolare cercare di ridurre gli effetti della presbiacusia si rivela come un passo fondamentale.
Per ridurre gli effetti della presbiacusia sono importanti
1 – Evitare tutto ciò che può danneggiare in modo irreversibile l’udito come uso di armi da fuoco, ascoltare musica ad alto volume, utilizzare strumenti di lavoro rumorosi senza adeguate protezioni, fare immersioni sub-acquee quando ci sono difficoltà a compensare, ecc.
2 – Sottoporsi a visite otorinolaringoiatriche e ad esami audiometrici. Se non si è soggetti esposti a rischio e si ha una età superiore a 50 anni si dovrebbe fare una visita con esame ogni tre anni e quando si superano i 70 anni, si dovrebbe fare un controllo clinico con esame dell’udito ogni anno. Importante è seguire i consigli comportamentali, farmacologici ed eventualmente protesici suggeriti dallo specialista. Con l'esame audiometrico tonale otteniamo una misura della capacità uditiva e in relazione alla perdita possiamo classificare la sordità utilizzando il seguente schema.
Perdita in decibel (1) | Definizione | Commento | |
1 | fino a 25 dB | Normoacusia | Ottima capacità di ascolto |
2 | da 26 a 40 dB | Ipoacusia lieve | |
3 | da 41 a 55 dB | Ipoacusia moderata | |
4 | da 56 a 70 dB | Ipoacusia moderatamente severa | La comprensione della voce è difficile - è utile l'apparecchio acustico. |
5 | da 71 a 90 dB | Ipoacusia grave o severa | Comprensione della voce molto difficoltosa. E' necessaria la protesi acustica. |
6 | oltre 91 dB | Ipoacusia profonda | La comprensione della voce è particolarmente difficile, anche con protesi acustiche |
Da Lloyd e Kaplan, 1978
1 - La perdita è calcolata sulla media delle frequenze 500 - 1000 - 2000 Hz
In caso di perdita uditiva asimmetrica si valuta l'orecchio migliore.
3 – Qualora ci sia il riscontro di una ipoacusia irreversibile e lo specialista otorino (non il dottore che vende gli apparecchi acustici) propone l’utilizzo di una protesi acustica si deve utilizzarla con la maggior cura possibile.
4 – Ridurre gli effetti della presbiacusia sarà fondamentale per prevenire il decadimento cognitivo e intellettivo.
5 - Non fumare e non bere bevande alcooliche.
6 - Porre molta attenzione alla dieta e all'esercizio fisico in modo da mantenere la glicemia nei limiti di norma. In altri termini cercare di non ammalarsi di diabete o, se si è affetti da questa malattia, curarsi scrupolosamente.
I punti maggiormente vulnerabili per un anziano sono l'apprendimento e la memoria, la lucidità e l'attenzione. Cercare di apprendere nuovi concetti è un meccanismo utile per esercitare anche la memoria. Aiutarsi molto con la scrittura. Dimenticare è molto facile per un anziano, ma il prendere appunti (e leggerli !) aiuta moltissimo. Lucidità è attenzione sono concetti più difficili da realizzare. Stare attenti è importante. Ascoltare, memorizzare e capire. Ritorno al concetto che ho esposto all'inizio, la maggior parte dei messaggi che riceviamo sono sonori, pertanto un buon udito serve per ascoltare. Le azioni di memorizzare e di comprendere sono anch'esse fondamentali, ma vengono dopo.
Bibliografia
1 – Popper Karl e Eccles John. L’io e il suo cervello. Armando editore, Roma, 1981.
2 – Chou R, Dana T, Bougatsos C, Fleming C, Bell T. “Screening adults aged 50 years or older for hearing loss: a review of the evidence for U.S. Preventive Services Task Force”. Ann Intern Med. 2011; 154(5): 347-355.
3 – Van Eyken E, Van Camp G, Van Laer L.: “The complexity of age-related hearing impairment: contributing environmental and genetic factors” Audiol Neurootol, 2007; 12(6): 345-358.
4 - Yueh B, et al. "Screening and management of adult hearing loss in primary care: scientific review" JAMA 2003; 289(15): 1976-1985.
L'ATTENZIONE che vorresti
Penso sia questo ciò che la maggioranza delle persone vorrebbe.
Questo è lo slogan del Centro Polispecialistico Città di Collecchio (PACC)
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