L'acufene o tinnito o tinnitus è la percezione di un suono senza che che ci sia una sorgente sonora che lo produce.
Ciò che ho scritto sembra un'affermazione impossibile. Come si può pensare che una persona percepisca un suono quando non esiste lo stimolo sonoro nell'ambiente?
Faccio un passo indietro e spiego come noi sentiamo i suoni.
I suoni non sono altro che vibrazioni, cioè onde di rarefazione e compressione dell'aria che raggiungono il nostro orecchio.
Queste vibrazioni arrivano alla membrana timpanica e la fanno vibrare. La membrana trasmette le vibrazioni a tre ossicini: martello, incudine e staffa. La staffa, vibrando, esegue compressione e decompressione su liquidi che si trovano all'interno della coclea. La coclea è l'organo fondamentale per la percezione uditiva. Senza voler entrare in particolari preciso che un orecchio privo di membrana timpanica e ossicini ha ancora una residua capacità uditiva. Per contro orecchio privo di coclea (o con coclea distrutta) presenta una sordità completa (o anacusia). La coclea (n. 1 nella figura che segue) è un organo importantissimo ed è simile per morfologia al guscio di una lumaca. E' formata da una struttura tubulare che compie tre giri su sé stessa e contiene liquidi labirintici, recettori uditivi, fibre nervose e vasi artero-venosi. I liquidi labirintici (perilinfa ed endolinfa) sono quei liquidi che per effetto dei suoni subiscono compressioni e decompressioni. I recettori uditivi sono cellule specializzate, provviste di ciglia, che svolgono la trasduzione meccano-elettrica. E' questo un termine tecnico per definire la trasformazione del movimento dei liquidi in un segnale elettrico (o bio-elettrico). All'interno della coclea il suono (vibrazione dell'aria, poi degli ossicini e poi dei liquidi) si trasforma in segnale elettrico. Il segnale elettrico è l'unico tipo di segnale che il nostro cervello è in grado di analizzare e interpretare.
Sempre all'interno della coclea, alla base di ogni recettore (o cellula cigliata), parte una piccolissima fibra nervosa. Tutte queste fibre si dirigono verso il centro della coclea e si riuniscono in un fascio, è questo il nervo cocleare, detto anche nervo acustico. Il nervo acustico (ottavo nervo cranico indicato col n.2 nel disegno) raggiunge il ponte e i nuclei cocleari (n. 3), da qui partono altri neuroni che raggiungono le aree uditive. Orientativamente l'area uditiva si trova sopra nella regione temporale, cioè al di sopra del padiglione auricolare. Quest'area uditiva è stata studiata da Brodmann ed è stata identificata con la n. 41 e 42.
Dalla coclea esce quindi un segnale elettrico che attraverso le vie nervose raggiunge l'area uditiva (41 e 42 di Brodmann). Solo i segnali bio-elettrici che raggiungono queste aree sono interpretati dal nostro organismo come percezione sonora.
Fatta questa premessa riprendo la domanda iniziale: che cos'è un acufene?
L'acufene è un suono o rumore che non esiste nell'ambiente esterno; si tratta di un alterato segnale elettrico che raggiunge le aree uditive e solo chi è affetto da questo problema lo percepisce. A questa affermazione esiste una eccezzione: gli acufeni oggettivi. Sono questi acufeni pulsanti, sono piuttosto rari e non li affronterò in questo articolo.
Cerco ora di illustrare dove possono essere localizzati processi patologici che possono determinare acufeni. Seguendo l'anatomia le prime malattie che possono generare suoni sono le malattie dell'orecchio medio, come la presenza di catarro endotimpanico, oppure la trasmissione anomala di movimenti dell'articolazione temporo-mandibolare verso la tuba di Eustachio, la presenza di tumori glomici, l'otosclerosi, le otiti croniche, ecc. Solitamente tutte queste malattie si caratterizzano per una ipoacusia di trasmissione e spesso si riesce a fare una corretta diagnosi.
La seconda sede è la coclea. Qui esistono i liquidi endolinfatici, i recettori acustici e le terminazioni nervose. I liquidi endolinfatici possono andare incontro a malattie che ne alterano la loro pressione, si manifesta il quadro dell'idrope endolinfatica. L'idrope è un fenomeno che per molti aspetti è ancora misterioso, consiste in un aumento di pressione dei liquidi e questo incremento pressorio giustifica la stimolazione anomala e persistente dei recettori. Pertanto in assenza di stimolo sonoro i recettori acustici sono egualmente sollecitati e fanno partire un segnale elettrico che il nostro cervello interpreta come rumore.
Nella coclea ci sono anche le cellule cigliate e in molte patologie caratterizzate dalla associazione non costante con gli acufeni si è potuto vedere al microscopio elettronico la perdita delle ciglia. Le malattie più comuni caratterizzate dal fenomeno delle alterazioni cigliari sono il trauma acustico cronico e la presbiacusia (cioè invecchiamento dell'orecchio).
Non ancora studiata è la possibilità che segnali bio-elettrici anomali si possano generare a carico delle sinapsi tra recettore e nervo.
Altro aspetto ancora oscuro è se lungo la via nervosa acustica (nervo acustico, nuclei cocleari, vie nervose ascendenti, corteccia uditiva) ci possono essere generatori di stimoli bio-elettrici anomali.
Esiste inoltre un altro aspetto da tenere in considerazione sempre. E' un principio generale della medicina: un organo funziona bene quando ha una buona circolazione ematica. Ritengo che lo stesso principio si possa applicare alla coclea e alle vie nervose acustiche.
In definitiva l'acufene è un anomalo stimolo bio-elettrico che raggiunge la corteccia uditiva del paziente e viene riferito come suono o rumore. Non c'è la sorgente sonora, ma c'è un'alterazione nella stimolazione elettrica.
Le prove audiologiche le considero importanti e ci permettono di valutare l'eventuale perdita uditiva.
L'acufene può essere senza perdita uditiva oppure associato ad una perdita uditiva. Come medico sono portato a ritenere che laddove c'è perdita uditiva ci sia anche la sede dell'acufene. Moltissime persone soffrono di ipoacusia cocleare e alcune di loro riferiscono acufeni. In questi casi è quasi certo che la sede dell'acufene sia la coclea.
L'acufene è sempre irreversibile?
Molte volte i pazienti si sentono dire: "per Lei non c'è alcun rimedio, si dovrà tenere il suo acufene per sempre" e il paziente cade nello sconforto. Non amo scrive di psicologia, però ci vuole poco a capire che qualsiasi persona quando si sente dire che non esiste alcun rimedio per il suo problema, come minimo, va in depressione. Purtroppo l'acufene è un serio problema e spesso non si riesce a trovare una causa e quindi non si riesce ad eliminarlo. Occorre però tener presente alcuni aspetti ai quali dò molta importanza.
L'acufene è insorto da poco tempo, per esempio da meno di due mesi. In questi casi è abbastanza ragionevole pensare che i meccanismi che hanno portato a generare questo disturbo non siano cronicizzati e pertanto c'è spazio per intervenire.
L'acufene è intermittente. Il paziente avverte momenti di benessere dove l'acufene non c'è e momenti di estremo fastidio. E' chiaro che ogni caso va studiato, però è questo un aspetto positivo perchè significa che ci sono dei momenti dove segnali elettrici anomali non ci sono. Possibilità almeno teoriche di curare questi acufeni esistono.
L'acufene ha un andamento pendolare. Intendo un acufene che c'è sempre, da oltre un anno, ma la sua intensità è variabile. E' questo un acufene molto difficile da eliminare, ma il fatto che abbia una sua variabilità è possibile che possa recedere o si possa renderlo più sopportabile.
Se si desidera una visita medica otorinolaringoiatrica perchè si soffre di acufeni è bene che questo problema sia specificato durante la prenotazione. La visita per questi casi richiede molto tempo e questo è stato meglio precisato in un altro articolo presente in questo sito.
Chi per lavoro si espone a rumori intensi per periodi prolungati
è facile che in età matura o da anziano soffra di acufeni.
Ti potrebbe anche interessare:
- Che cos'è l'idrope endolinfatica?
- Dott. Carlo Govoni - presenze nel WEB
.