La perdita dell'olfatto è una situazione rara, però occorre prestare molta attenzione a questo senso e in particolare quando osserviamo diminuzioni o alterazioni della capacità di riconoscere gli odori. Dal 2020 questo argomento ha assunto una notevole importanza perchè è uno dei sintomi iniziali dell'infezione da Covid-19 ed è anche un sintomo del long-Covid. Quasi sempre alla perdita della funzione olfattiva si associano turbe sulla percezione del gusto.
LA PERDITA DELL’OLFATTO
Molti di noi sono portati a dare molta importanza a vista e udito, trascurando gli altri sensi. Negli ultimi mesi l’olfatto e il gusto sono oggetto di maggiore interesse; il motivo è da ricercarsi nella pandemia che ha colpito il pianeta. Tra i tanti effetti negativi che riferiscono le persone che hanno avuto contatti con il virus Covid-19 c’è anche l’alterazione della percezione olfattiva e gustativa. Tra gusto e olfatto il senso più importante è certamente l’olfatto. I due sensi sono correlati, si integrano a vicenda, e quasi sempre alla perdita della funzione olfattiva si associano deficit gustativi. E’ difficile spiegare cosa significa per un essere umano perdere la capacità di riconoscere gli odori. Vivere senza sentire i profumi piacevoli ed anche i cattivi odori vuol dire perdere molte delle nostre certezze. Con la perdita dell’olfatto cessa una funzione fondamentale per la fisiologia del piacere.
Perché alcune sostanze sono odorose ed altre no? Una qualsiasi sostanza che è in grado di emettere un odore è una sostanza che ha la capacità di liberare nell’aria molecole odoranti. Questa capacità è propria dei liquidi e dei gas.
Figura 0 - L'area dove sono localizzati i recettori olfattivi.
Occorre capire come facciamo a riconoscere queste molecole. Attraverso l’aria che respiriamo le molecole odoranti penetrano nelle cavità nasali e raggiungono la parte superiore. In una zona molto piccola, si tratta di circa 4-5 centimetri quadri (in rosso nella figura 0), sono concentrati oltre dieci milioni di recettori. I recettori olfattivi sono cellule specializzate in grado di analizzare le molecole odorose e far partire un segnale elettrico. I recettori sono chemosensibili, cioè sono in grado di fare una analisi chimica delle goccioline volatili che raggiungono le fosse nasali. Questa analisi chimica si traduce nella partenza di uno stimolo nervoso di tipo elettrico. Questa trasformazione da stimolo chimico a stimolo elettrico si chiama trasduzione ed è fondamentale per la sensibilità olfattiva. Tutti i nostri organi di senso trasformano i segnali ricevuti, in questo caso l’incontro con sostanze volatili odorose, in un segnale elettrico. Attraverso le fibre nervose (o sistema nervoso) possono viaggiare soltanto onde elettriche e le aree corticali del nostro cervello analizzano solo questi stimoli. Ogni recettore olfattivo presenta un prolungamento (assone). Diversi assoni si uniscono per formare molteplici filamenti nervosi (chiamati dai primi anatomici fila olfactoria). Questi filamenti nervosi (fila olfactoria) escono dalle fosse nasali attraverso i piccoli fori che caratterizzano la lamina cribra dell’etmoide. Raggiungono l’interno della teca cranica e dopo un percorso molto breve raggiungono il nervo olfattivo (primo nervo cranico). Il segnale di sostanza odorosa è quindi un segnale elettrico che percorre il nervo olfattivo, viene elaborato dal cervello per poi raggiungere la corteccia cerebrale dove avviene il riconoscimento ed anche la memorizzazione.
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Figura 1 – Rinofibrooscopio con ottica rigida.
Per poter parlare di perdita della funzione olfattiva è necessario che ci sia un blocco in uno o più punti della via olfattiva.
1 – Le molecole odoranti non sono in grado di percorrere le fosse nasali e raggiungere i recettori olfattivi.
2 – I recettori olfattivi nasali pur sollecitati dalla sostanza odorosa non sono in grado far partire uno stimolo elettrico.
3 – Lo stimolo elettrico non riesce a percorrere la via nervosa olfattiva.
4 – Lo stimolo elettrico raggiunge le aree della corteccia cerebrale olfattiva ma i neuroni non riescono ad elaborare il segnale ricevuto.
Con queste quattro possibilità abbiamo schematizzato le principali tappe che deve compiere uno stimolo (molecole odoranti) per essere percepito dal nostro cervello come una sostanza odorosa.
Nello studio degli organi di senso il percorso è fondamentale perché in ognuna delle 4 tappe sopra indicate agiscono determinate cause e pertanto sono proponibili diversi trattamenti.
Il primo passo che un medico deve compiere è capire se l’olfatto del paziente è normale o se ci sono delle carenze. E’ quindi necessaria una visita medica specialistica otorinolaringoiatrica con rinoscopia, rinofibroscopia e prove olfattometriche.
La rinoscopia è la tradizionale esplorazione del naso. Oggi però la si deve completare con la rinofibroscopia a fibre ottiche rigide (figura 1) o flessibili che consente al sanitario di esplorare in modo preciso tutte le anfrattuosità delle fosse nasali.
Meno conosciute sono le prove olfattometriche (o olfattometria). Esistono delle prove più o meno semplici dove si chiede al paziente di riconoscere sostanze odorose (figura 2). Queste prove potrebbero anche essere falsate da risposte inventate dal paziente, ma esistono accorgimenti per superare tale problema. Le alterazioni olfattive più importanti sono riconducibili a due tipi: A) riduzione o perdita dell'olfatto (iposmie o anosmie) e B) alterazioni qualitative nella percezione degli odori (parosmie)
Figura 2 – Provette utilizzate nell’olfattometria,
due di queste, indicate dalla freccia sono aperte.
Come si può vedere i tamponi che liberano le sostanze odorose sono identici,
in questo modo il colore non potrà influenzare il paziente nella sua scelta.
Figura 3 - Rinofibroscopia con strumento flessibile.
Fossa nasale di sinistra con turbinati ipertrofici
NS = Nasal Septum o setto nasale
Una causa frequente di riduzione dell'olfatto è l'ipertrofia dei turbinati come si vede in figura 3.
E’ noto che una causa importante di perdita dell’olfatto sono i traumi. In particolare gli incidenti dove c’è un forte scuotimento della testa. Si tratta di quei casi dove c’è un trauma cranico anche solo commotivo. Il danno olfattivo complica spesso questi eventi traumatici perché la massa cerebrale subisce un forte spostamento e si spezzano i sottili filuzzi nervosi che passano dalla fossa nasale alla teca cranica attraverso i piccoli fori della lamina cribra dell’etmoide. Se c’è perdita dell’olfatto il danno è più grave e questo ha molta rilevanza sul piano assicurativo. Quindi una olfattometria con prove idonee a verificare se la perdita dell’olfatto è reale o simulata diventa una prova fondamentale.
La capacità di riconoscere gli odori viene valutata con le prove olfattometriche. Ritengo che queste prove, da sole, non siano sufficienti per fare una diagnosi. E’ importante fare una valutazione completa che si compone di 1) storia clinica del soggetto; 2) visita otorinolaringoiatrica con rinofibroscopia; 3) esami strumentali (TC e RMN) e 4) olfattometria. Dall’unione di queste osservazioni è possibile arrivare ad una diagnosi.
Le perdite olfattive, se complete, si chiamano anosmie. Se le perdite sono parziali si definiscono iposmie. Il paziente che ha perso l’olfatto chiede sempre se lo potrà recuperare. E’ chiaro che nelle iposmie ci sono maggiori speranze perché il deficit è parziale. Questo significa che la via nervosa per percepire le molecole odorose mantiene la sua integrità, pertanto le possibilità di recupero sono concrete.
Diversa è la situazione per le anosmie. La perdita completa di questo senso significa che c’è un ostacolo importante. Se la patologia è localizzata nelle fosse nasali è facile che la causa possa essere trattata o con farmaci o con interventi chirurgici. Ben diverso è il caso di una malattia che interessa la parte nervosa della via olfattiva.
Qui, nella pratica, c’è solo la terapia medica e non sempre è efficace.
Come per molti problemi clinici è importante la causa e il momento dell’esordio della sintomatologia. Se la causa è traumatica e l’evento suggerisce una interruzione delle fibre nervose la lesione è spesso irreversibile. Il trauma cranico commotivo che provoca un grave e violento urto della testa, non necessariamente con fratture, è sufficiente per provocare un forte scuotimento della massa encefalica e si può verificare lo strappamento delle fila olfactoria. Questo è un danno frequente, comporta iposmia o anosmia completa, in rapporto all’entità delle fibre nervose lacerate. Trattandosi di una piccola lesione è invisibile alla TC e alla RMN, l’unico esame è l’olfattometria integrata da prove psicometriche come lo “Sniffin test” che sono utili per valutare l’entità del danno e per svelare eventuali perdite olfattive simulate.
La perdita dell’olfatto è un deficit che peggiora di molto la vita di relazione. Si perde un importante senso utile per difenderci dalle insidie della vita e per il piacere. Con questo senso possiamo riconoscere fughe di gas, capire se il cibo è avariato prima di assaggiarlo, o riconoscere un principio d’incendio senza vederlo, ecc.
Poi l’olfatto è fondamentale per il piacere. Si apprezzano gli aromi dei cibi e dei vini solo se la funzione olfattiva è perfetta. Lo stesso si verifica per le fragranze ambientali e per i profumi corporei; poter apprezzare questi ultimi è indispensabile nei rapporti sociali e pure nei nostri momenti erotici.
La mia raccomandazione è prestare molta attenzione alla nostra funzione olfattiva. Confrontiamoci spesso con altre persone e se sospettiamo di avere dei deficit olfatto-gustativi non pensiamo che “prima o poi tutto ritornerà normale”. Se il deficit persiste è utile rivolgersi ad un medico specialista.
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