Viviamo costantemente accanto al cellulare e ogni suono che emette suscita in noi pensieri ed emozioni e, a volte, anche uno stato d'ansia. Ringxiety è un neologismo che indica una situazione patologica indotta dai segnali sonori della messaggistica dei cellulari.
E' evidente che i cellulari comunicano con suoni l'arrivo di una telefonata, ma anche di un messaggio, o di una mail o di un contatto su un social. Se pensiamo che abbiamo numerosi contatti, possediamo almeno tre o quattro indirizzi mail e molte volte due numeri telefonici è logico che questi strumenti ci "parlano" in continuazione. Abbiamo anche possibilità di personalizzare i segnali che riceviamo, così, dal suono, capiamo se chi ci ha contattato è il partner o il figlio o il direttore.
Il nostro apparato uditivo è un apparato che non riposa mai, anche nel silenzio assoluto è in condizioni di allerta. Così ogni volta che il cellulare emette un suono, non necessariamente lo squillo di una telefonata in arrivo, qualcosa si muove nella nostra mente. Tutto dipende dalla situazione che stiamo vivendo. Se aspettiamo un messaggio di conferma dalla persona che amiamo, oppure se abbiamo paura di perderla, ecco che tutte le volte che ascoltiamo quello specifico suono non riusciamo a non pensare a quella persona. Il più delle volte non appena arriva il msg abbiamo bisogno di leggerlo.
In realtà questo bisogno non esiste, l'abbiamo inventato noi.
Il problema è ancora più complesso. Mentre siamo immersi nel nostro lavoro il cellulare è sempre a pochi centimetri da noi. Durante la giornata viviamo in un mondo di suoni, molti provengono dall'ambiente di lavoro, altri dall'esterno. La nostra mente pensa spesso a chi ci potrebbe mandare un messaggio o chiedere un contatto. Così andiamo più volte a vedere il cellulare per capire se qualcuno ci ha scritto o ci ha contattato e con un certo disappunto ci accorgiamo che non abbiamo ricevuto nulla. E' un evento che può accadere, un suono qualsiasi, un suono lontano lo abbiamo scambiato per uno squillo del nostro telefonino. Capita. Per esempio ci sarà successo che siamo andati ad aprire la porta di casa o abbiamo sollevato il citofono pensando che qualcuno abbia suonato alla porta.
Sono semplici errori di percezione sonora del nostro apparato uditivo. Noi siamo sempre sollecitati da rumori e occasionalmente qualche suono ci confonde. Se pensiamo al campanello di casa questa è una situazione possibile, ma mai si è trasformata in una situazione patologica.
Non è così per i suoni emessi da un telefonino. Se il nostro numero è stato diffuso a più persone tantissime possono contattarci, alcuni che non hanno urgenza di ricevere la risposta, lo fanno con un messaggio. Nell'arco della giornata questi squilli sono numerosi. Il cervello memorizza quel tipo di suono e a volte lo sente anche quando non c'è. Cosa accade veramente non lo sappiamo, ma quando i suoni sono di scarsa intensità per il cervello è più difficile discriminarli. E' così che se pensiamo che qualcuno ci possa contattare, diventa facile interpretare erroneamente un suono. Un piccolo suono nella nostra mente si trasforma nel segnale di un messaggio. Si prende il telefonino pensando che sia arrivato un nuovo messaggio. Il messaggio non c'è. I primi casi vennero descritti in un articolo pubblicato sul New York Times nel 2006 dove diversi psicologi ponevano l'attenzione sul fatto che molte persone pensavano di aver sentito lo squillo di un messaggio, aprivano in fretta il telefonino e non trovavano nulla.
Se il fenomeno si verifica occasionalmente, una volta in un anno, come può avvenire per la porta di casa, non esistono problemi. Purtroppo con i cellulari i contatti e gli impegni sono aumentati a dismisura; dalle otto del mattino fino a tarda sera le telefonate e i messaggi si susseguono in continuazione. Quindi alterare la percezione di un suono e soprattutto sentire un suono che non c'è diventa più frequente. Qui entriamo nel patologico. Spesso con la nostra fantasia assegniamo a quel suono un significato: sarà la persona che amiamo? sarà un messaggio importante? sarà il messaggio per la vaccinazione anti-Covid-19?
Purtroppo stiamo andando verso una comunicazione senza dialogo. Mandiamo messaggi senza sapere se il destinatario lo ha ricevuto, senza sapere se lo ha letto, senza sapere se lo ha compreso, senza conoscere la sua reazione e tanto meno senza conoscere la risposta.
In alcuni studi si fa riferimento alla frequenza dei suoni emessi per ricevere un messaggio. E' evidente che questi suoni devono essere nella gamma delle frequenze udibili dall'uomo e nemmeno troppo gravi (non inferiori a 500 Hz) perché in questo caso potrebbero confondersi con vibrazioni. Le ditte che costruiscono cellulari lo sanno benissimo. Per spiegare questa patologia il tipo di suono ha un valore relativo, quello che è importante è che per tutti i messaggi ricevuti è sempre lo stesso. Il problema non è nella tipologia del suono ma nella nostra mente. Noi memorizziamo il suono, soprattutto se nell'arco della giornata lo ascoltiamo più volte. Un suono memorizzato resta nel nostro cervello e per motivi più diversi, ma soprattutto quando "attendiamo un messaggio" oppure quando "non vogliamo ricevere un certo messaggio" questo suono ritorna in aree del cervello come se fosse realmente percepito. Parliamo di squillo fantasma. Questo è il vero segnale patologico: avvertire squilli fantasma, cioè squilli che non ci sono.
Il fenomeno della ringxiety è lo stato d'ansia che deriva da questo continuo contatto con i suoni generati dai telefonini, soprattutto quando sono suoni che non sono stati emessi, ma che pensiamo di aver sentito. La ringxiety è una allucinazione uditiva indotta da suoni a bassa intensità che si sviluppa nella mente di persone vivono situazioni d'incertezza.
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