Vivere con privazione olfattiva significa vivere senza una importante fonte di piacere e con la costante preoccupazione di aver perso un meccanismo naturale di difesa. La perdita del senso dell'olfatto è un danno particolarmente grave del quale non sempre nè comprendiamo l'importanza. Riporto qui un articolo - UN MONDO SENZA ODORI - che è stato pubblicato nel mese di settembre 2017 sulla rivista Diagnosi & Terapia.
L’olfatto è un senso poco conosciuto. Per tutti noi è normale apprezzare continuamente odori e facciamo fatica a capire come può essere una vita senza olfatto. Solo coloro che hanno perso completamente il senso dell’odorato si rendono conto della sua importanza e quanto si modifichi l’esistenza quando si è costretti a vivere senza profumi e anche senza odori cattivi.
Possiamo percepire le sostanze odorose solo quando queste sono presenti in microscopiche goccioline nell’aria che respiriamo. Queste particelle devono raggiungere la parte superiore delle fosse nasali dove sono situati i recettori olfattivi. Si tratta di cellule nervose specializzate in grado di trasformare il contatto con la sostanza odorosa in una serie di stimoli elettrici che poi si propagano lungo una fibra nervosa. Alla base di ogni recettore olfattivo c’è appunto un sottile filamento nervoso che attraverso una sinapsi, cioè un particolare contatto tra due cellule, fa sì che il segnale elettrico dal recettore passi alla fibra. Queste fibre sono paragonabili a fili elettrici, attraversano la lamina cribra dell’etmoide, si raccolgono in un fascio più grande e ben visibile nei preparati anatomici: il primo nervo cranico. Il primo nervo, detto anche nervo olfattorio, è dedicato esclusivamente alla sensibilità olfattiva.
Esistono non pochi misteri sul funzionamento del sistema olfattorio. Non è chiaro, per esempio, come da recettori olfattivi microscopicamente uguali, sia possibile ricavare sensazioni olfattive molto diverse tra loro. Sicuramente la frequenza degli impulsi elettrici inviati dai recettori al cervello è importante nella distinzione tra i vari odori, ma questi segnali, per ora, non sono interpretabili.
Molti studi sono stati eseguiti a livello psicologico, ma anche questi lasciano spazio a diverse interpretazioni e, a tutt’oggi, l’olfatto è ancora un senso misterioso.
Le valutazioni quantitative e qualitative dell’olfatto sono difficili da eseguire. Come tutti i sensi, anche l’olfatto tende a modificarsi per effetto dell’età. Le modificazioni sono in senso riduttivo, cioè un anziano ha una capacità di riconoscere gli odori inferiore a quella di un giovane.
IPOSMIE e ANOSMIE
Una prima valutazione importante è il deficit olfattivo. Questo può essere una semplice diminuzione del senso dell’olfatto (iposmia), oppure una perdita completa (anosmia).
Altra distinzione importante è capire se la perdita olfattiva è dovuta ad una ostruzione meccanica o a un danno nervoso. Per esempio una malattia come la poliposi nasale impedisce alle sostanze odorose presenti nell’aria di raggiungere i recettori olfattivi. Ipotizziamo che questa malattia porti ad una perdita completa dell’olfatto ed allora parleremo di anosmia di trasmissione. In tutti gli organi di senso, e questo concetto si applica perfettamente all’olfatto, abbiamo due fasi. La prima fase è di tipo fisico-meccanico o chimico, nello specifico è il raggiungimento di opportuni stimoli ai recettori. Quando la malattia altera questa prima fase parliamo di un ostacolo alla trasmissione. Negli organi di senso sono presenti cellule specializzate che trasformano i segnali meccanici in segnali elettrici. Queste cellule specializzate si chiamano recettori. Sono recettori i coni e i bastoncelli della retina, oppure le cellule ciliate dell’organo dell’udito, come pure i recettori olfattivi delle fosse nasali. I recettori compiono un’azione fondamentale per la nostra sensibilità: la trasduzione meccano-elettrica. Questa azione consiste nella trasformazione di uno stimolo fisico-chimico (nello specifico le particelle odorose) in uno stimolo elettrico. Dal recettore parte uno stimolo che attraverso la sinapsi si trasmette alle fibre nervose che raggiungono i nuclei del nervo olfattorio, per poi arrivare a specifiche aree della corteccia cerebrale per il riconoscimento di odori e per la loro memorizzazione. Questa seconda fase, totalmente nervosa, viene definita percezione. Distinguiamo quindi anosmie e iposmie di trasmissione e di percezione.
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Le sostanze odorose non riescono a raggiungere |
Esempi: poliposi nasale, tumori del naso |
IPOSMIA o ANOSMIA DI TRASMISSIONE |
Il naso e le fosse nasali sono normali; non c'è alcuna ostruzione |
Le sostanze odorose raggiungono le |
Esempi: ischemie, tumori delle vie nervose, tumori encefalici, danni cerebrali, traumi cranici |
IPOSMIA o ANOSMIA DI PERCEZIONE |
Molto importante è questa diagnosi perché quando la causa è di tipo percettivo le possibilità terapeutiche sono minime e spesso siamo costretti a parlare di danno olfattivo permanente.
Le malattie che possono portare a danni dei recettori, delle vie nervose olfattive e delle aree specifiche cerebrali di riconoscimento degli odori sono numerose: ischemie, traumi, tumori, ecc.
POLIPOSI NASALE
Una malattia che spesso comporta riduzioni dell’olfatto è la poliposi nasale. Chi è affetto da questo problema si accorge che progressivamente il suo olfatto si riduce. E’ possibile che con trattamenti farmacologici (es. uso di cortisonici) la respirazione nasale ed anche la percezione olfattiva migliorino. Questi miglioramenti sono spesso limitati nel tempo.
La soluzione più drastica è quella chirurgica. Esiste però il rischio non infrequente di una recidiva. La facilità di recidiva dei polipi nasali è notevole. Ho conosciuto persone che sono state operate anche cinque o sei volte. Le tecniche più moderne che si eseguono in videoendoscopia consentono una migliore eradicazione della malattia, ma non garantiscono il rischio di recidiva.
TRAUMI CRANICI
Una causa non infrequente di perdita dell’olfatto è il trauma cranico. Un violento urto della testa comporta uno scuotimento della massa encefalica. Le fibre nervose olfattive penetrano nella scatola cranica attraverso una serie di piccoli fori della lamina cribra dell’etmoide. Qui le fibre sono molto sottili e se la massa del cervello subisce un movimento rapidissimo c’è il rischio che le fibre si spezzino. Da questa lesione possiamo avere una perdita completa e irreversibile del senso dell’olfatto.
Come sempre i traumatizzati cranici sono ricoverati in ospedali e molte volte anche in rianimazione. Hanno, subito dopo l’incidente, problemi gravi e raramente ho visto fare indagini precise sull’etmoide. Spesso nelle cartelle cliniche si legge, quando il paziente è prossimo alla dimissione, che avverte disturbi olfattivi. A volte la perdita dell’olfatto non è nemmeno menzionata. Non è infrequente che al paziente venga detto di aspettare perché l’olfatto si recupererà col tempo. (1)
Come ho detto quando le fibre sono state tranciate il recupero non ci potrà essere e il danno sarà irreversibile. Spesso i traumi cranici sono conseguenza di un incidente stradale o di un infortunio e coesistono problemi assicurativi. In molte occasioni ho visto che vengono fatte TAC e risonanze magnetiche che dicono che non c’è nulla e pertanto ai pazienti non viene riconosciuto alcun deficit olfattivo. Purtroppo non abbiamo mezzi diagnostici per vedere le terminazioni nervose olfattive e i forellini della lamina cribra. A volte viene chiesto ai medici che difendono la persona che ha subito una perdita dell’olfatto di dimostrare la lesione. Purtroppo per le caratteristiche delle doccie olfattorie non esistono esami strumentali idonei a dimostrare questi danni. Si sarebbe potuto, nei giorni immediatamente successivi al trauma, vedere con le immagini sangue in prossimità delle lamine cribrose, ma quasi mai si eseguono TAC o risonanze mirate sulla base cranica anteriore.
Esiste un test, l’olfattometria, che serve per valutare se un paziente sente o non sente gli odori, ma questo test è soggettivo. Alcuni medici fanno anche richieste assurde come test oggettivi per la valutazione olfattiva e il paziente non riesce a trovare alcun centro che li esegua, perché non esistono come esame clinico. Il risultato è che il paziente con turbe olfattive perde tempo e spesso il suo deficit non viene riconosciuto come danno da indenizzare.
Le prove olfattometriche sono diverse, si integrano con test psicometrici. Servono per riconosce la normosmia, l’iposmia e l’anosmia in soggetti collaboranti.
CONCLUSIONI
Sono del parere che il riconoscimento della perdita dell’olfatto debba essere il risultato di tre azioni cliniche: uno studio anamnestico, una rinofibroscopia ed una olfattometria.
• Lo studio anamnestico deve valutare se, attraverso la documentazione clinica, sia compatibile un deficit olfattivo.
• La rinofibroscopia è un esame che consente allo specialista, attraverso appositi strumenti rigidi (o flessibili) di apprezzare le più piccole irregolarità presenti nelle fosse nasali. La rinofibroscopia però non è in grado di vedere lesioni dei recettori o dei nervi olfattivi.
• Le prove olfattometriche integrano queste valutazioni.
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Esempi di rinofibroscopi a fibre ottiche: in alto un modello flessibile
e sotto uno rigido
Strumenti per indagini olfattometriche: sniffin test.
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1 - L'articolo è stato scritto e pubblicato nel settembre 2017, cioè prima del Covid-19 e in quel periodo l'interesse per la funzione olfattiva era molto limitato.
Oggi il dott. Carlo Govoni esegue prove olfattometriche in quasi tutti i centri dove lavora.
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