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Dott. Carlo Govoni

Medico Chirurgo
Specialista in Otorinolaringoiatria
Chirurgia Testa e Collo
Master in vestibologia

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Testi

L'epistassi è la perdita di sangue dal naso; si tratta di un problema ricorrente nei bambini.
Quando si assiste ad una perdita di sangue i genitori spesso si spaventano e, a volte, anche alcuni medici. In realtà il sanguinamento dal naso (rinorragia) è un problema clinico che raramente deve preoccupare. La causa più frequente è una debolezza di una piccola regione, denominata Locus Valsalvae, situata nella parte più anteriore del setto. Nella maggioranza dei casi si tratta di una perdita di sangue a partenza da un piccolo vaso venoso (questi sono molto fragili) però il sangue esce a bassa pressione.
Quando il piccolo sanguina dal naso si incontrano genitori molto preoccupati che mettono in atto alcune procedure non sempre corrette.


Posizione della testa. Si consiglia di tenere il piccolo a busto eretto e testa diritta. Alcuni dicono al bambino di tenere il capo piegato all'indietro, questo è sbagliato. Il sangue non deve essere ingerito, perchè sarebbe mal tollegato dallo stomaco. Il sangue deve uscire dal naso. Quindi la testa dovrà essere piegata in avanti e lasciare che il piccolo goccioli sangue dal naso. Si deve favorire la perdita ematica e non cercare di nasconderla.
Solo nei casi in cui il bimbo tende a svenire si dovrà sdraiare il piccolo e tenergli la testa reclinata su un fianco.


Ghiaccio sul naso e sulla fronte. Il freddo, quindi il ghiaccio, favorisce la coagulazione. Si tratta di una manovra utile, ma i vantaggi sono limitati. Il ghiaccio sulla fronte raffredda solo un poco il sangue venoso.
Collare di ghiaccio. Il concetto è simile quello del ghiaccio sul naso o sulla fronte. Qui si vuole raffreddare il sangue che passa nelle arterie carotidi. L'efficacia di questa procedura è scarsa in quanto il sangue transita rapidamente e si distribuisce a zone dove la temperatura corporea è di 37°C prima di arrivare al naso, pertanto è difficile abbassare la temperatura del sangue arterioso.

E’ noto a tutti che col passare degli anni le capacità di concentrazione, di associare idee, di elaborare pensieri e prevedere eventi si riducono, così si realizza il decadimento cognitivo dell'anziano. Sono questi dei concetti non quantificabili, ma è sufficiente avere contatti prolungati con persone adulte e si osserva che dopo i sessant’anni ogni decade di vita lascia evidenti segni. Escludiamo da questo articolo le ridotte capacità fisiche di movimento. E’ noto che queste riducono l’autonomia, ma hanno una incidenza relativa sulla capacità di pensare.

Qui vogliamo mettere in evidenza le modificazioni nelle capacità intellettive che si verificano in una persona per effetto dell’età.

Ho spesso sostenuto che l’uomo è un interazionista (1) e pertanto l’interazione con altri esseri umani è fondamentale per lo sviluppo del pensiero. Nel soggetto normodotato l’interazione avviene attraverso gli organi di senso e il linguaggio.  In passato ho fatto riferimento alle persone colpite da gravi deficit per sostenere che i sensi più importanti sono la vista e l’udito. Quest’ultimo, per le sue potenzialità interattive, l'ho sempre ritenuto più importante della vista.

 

Questa storia ha come protagonista un giovane nato sordo nella prima metà del secolo XVII, quando le conoscenze sulla sordità infantile erano scarse; il ragazzo venne educato adeguatamente e riuscì a parlare. E' stato un evento straordinario per l'epoca, ma il fatto non ebbe la risonanaza che meritava,

Il personaggio è Emanuele Filiberto Amedeo di Savoia Carignano, detto il muto. Egli è stato il secondo principe di Carignano e fu governatore di Ivrea e di Asti.

Emanuele Filiberto di Savoia Carignano 1628 1709

 

Emanuele Filiberto Amedeo era il primogenito del Principe Tommaso di Savoia Carignano e sua madre era la Principessa Maria di Borbone Soissons. In seguito alla vittoria dei francesi nella seconda guerra del Monferrato (1628 / 6 aprile 1631) Tommaso dovette andare in Francia come ostaggio. Emanuele Filiberto Amedeo (più semplicemente Principe Filiberto) nacque il 20 agosto 1628 in Francia a Moutiers (dipartimento della Savoia). Presto i genitori si accorsero che Filiberto non era in grado di riconoscere i suoni, non rispondeva ai richiami verbali, non parlava e la sua educazione si presentò molto difficile. 

Ai tempi erano già consolidati gli studi di Girolamo Cardano (1501 - 1576) che aveva chiarito che il mutismo non era un problema laringeo, ma si trattava di una conseguenza della sordità. Successivamente diversi educatori si erano sforzati di insegnare ai sordi a parlare. In quel periodo veniva riconosciuta come più evoluta la scuola spagnola diretta da Padre Pedro Ponce de Léon (1520 - 1584), egli aveva gettato le basi teoriche e pratiche per l'educazione dei giovani sordi. Tra i principi didattici utilizzati dagli insegnanti c'erano diversi metodi come la lettura labiale e la dattilologia. L'obiettivo della scuola spagnola era quello di concentrarsi sull'insegnamento orale e scoraggiare il linguaggio dei segni. Si utilizzava solo la dattilologia, cioè una metodica che aveva lo scopo di trasformare ogni lettera in un gesto. Un sistema complicato che permetteva di far comprendere al sordo tutte le parole. Questo metodo era complesso, ma ebbe un seguito e nel 1620 venne pubblicato, sempre in Spagna, il primo trattato di dattilologia ad opera di Juan Pablo Bonet.

Ovviamente il linguaggio delle parole è un sistema di comunicazione veloce mentre la dattilologia era lenta e di difficile applicazione. Gli educatori compresero che se si volevano integrare i bambini sordi occorrevano metodi educativi rapidi. L'obiettivo di riuscire a far parlare il bambino sordo non era una utopia. Ai tempi esistevano due linee di pensiero: il metodo mimico (cioè il linguaggio dei segni) e il metodo orale. Con quest'utimo metodo gli educatori concentravano i loro sforzi per insegnare ai sordi la pronuncia delle parole. 

Nel seicento era opinione comune che i migliori insegnanti per l'educazione dei sordi fossero quelli che usavano il metodo orale e, tra questi, primeggiavano gli spagnoli.

I Savoia Carignano erano coscienti delle difficoltà che avevano di fronte e affidarono il Principe Filiberto alla scuola di Don Manuel Ramierez de Carriòn a Madrid, in Spagna. Manuel Ramierez prediligeva il metodo orale ed Emanuele Filiberto venne istruito secondo questa metodica. Questi insegnamenti furono particolarmente utili: il Principe Filiberto riuscì a parlare in italiano, in spagnolo e in francese. Riuscì anche a leggere e a scrivere in latino. Manuel Ramirez aveva la fama di essere un insegnante in grado di demutizzare i sordi e, per quanto ci viene tramandato dagli storici, si può dire che sia riuscito nel suo intento. 

Dopo diverse vicissitudini il Principe Filiberto rientrò in Piemonte ove gli vennero insegnate le principali conoscenze teoriche indispensabili per il governo di uno stato. Nell'ottobre del 1647 la Principessa Maria di Borbone Soissons decise di andare a Parigi con i figli. Purtroppo a causa dei loro handicap trovarono una fredda accoglienza e Filiberto comprese di essere isolato e senza alcuna possibilità di inserimento. Occorre anche precisare che Manuel Ramirez non andò in Francia e pertanto Filiberto perse anche il suo educatore più efficente.

Nel luglio del 1649 la Principessa Maria e i figli abbandonrono la corte di Francia e rientrarono in Piemonte.  Purtroppo il rapporto del Principe con la madre non fu dei migliori, sicuramente avere un figlio con un grave handicap veniva visto come un castigo divino e questa mancata accettazione della sordità del ragazzo creò notevoli disagi al Principe Filiberto.

Il 17 settembre 1684 il Principe si sposò con Maria Caterina d'Este. Questo matrimonio non fu gradito da Luigi XIV di Borbone, Re di Francia (detto anche "Re Sole"). Il motivo è da ricercarsi negli obiettivi del Re Sole, egli voleva avere ottimi rapporti con i reali della Savoia e avesse già in mente di far sposare al Principe Filiberto una delle sue figlie. 
Il matrimonio tra Filiberto e una Principessa di casa d'Este è dimostrativo che il Principe non voleva farsi condizionare dal potentissimo Re di Francia. Questo matrimonio venne considerato dal Re una provocazione, Luigi XIV pretendeva una richiesta di perdono, che ovviamente il Principe Filiberto non fece mai. 

Il Principe ebbe importanti incarichi, in particolare divenne governatore di Ivrea ed Asti.

Gli ultimi anni di vita del Principe furono travagliati. La morte lo colse a Torino il 21 aprile 1709.

*          *          *          *

Questa è una storia poco nota e purtroppo viene raccontata a volte con riferimenti all'attualità. Fatti recenti di casa Savoia non interessano.

La storia del Principe Filiberto, detto "il muto" perché nato sordo, è di estremo interesse. Si tratta di un Principe, un uomo predestinato a governare, che ha ricevuto una specifica educazione al linguaggio e del quale abbiamo molte notizie. Sappiamo poco della vita di altri sordomuti che non non avevano avuto questo privilegio. Ci sono tre argomenti che desidero sottolineare: 1) La scelta del metodo educativo: linguaggio dei segni vs linguaggio verbale.  2) L'isolamento sociale e  3) La mancata accettazione della sordità del figlio da parte dei genitori.

 

1) La disputa tra linguaggio dei segni e linguaggio verbale.
Il secolo XVII era caratterizzato da diversi pregiudizi sui bambini nati sordi, cioè sordi preverbali (sordi prima dell'acquisizione del linguaggio). Questi bambini in quasi tutto il mondo del tempo erano considerati non educabili. Si poteva parlare con loro solo a gesti. La comunicazione visivo-gestuale non è un sistema privo di logica. E' un meccanismo codificato che ha permesso di dialogare con i sordi per migliaia di anni. E' anche il metodo che sorge spontaneamente nelle comunità miste: sordi ed udenti. Ovviamente questo tipo di comunicazione aveva molti limiti, era lento e spesso potevano manifestarsi delle incomprensioni.

Possiamo dire che già nel seicento esisteva il problema di scegliere quale metodo utilizzare per comunicare con i sordi e diverse scuole avevano dato la preferenza al metodo orale. La storia ci insegna che occorrerà arrivare al Congresso Internazionale di Milano del 1880 per vedere ufficialmente riconosciuta la prevalenza del metodo orale rispetto al metodo mimico.

Emanuele Filiberto Amedeo di Savoia Carignano, anche grazie ai suoi genitori, è stato un precursore. Proprio percé era stato educato con un metodo orale, da adulto, potè assumere il ruolo di Governatore di Ivrea ed Asti. Non poteva sentire ma era in grado di fare discorsi.

Per sottolineare l'importanza del linguaggio dei segni è utile ricordare la comunità di Martha Vineyard [1] dove si è sviluppato naturalmente il linguaggio dei segni.

 

2) L'isolamento sociale

Abbiamo visto che con una adeguata educazione era possibile "demutizzare" i sordi. Però non era possibile far sentire i sordi. La vita sociale di una persona è soprattutto ascoltare e parlare. Sempre nell'impostazione più antica si diceva che il sordo ascolta con gli occhi, cioè facendo riferimento alla comunicazione visivo-gestuale. L'uso dei gesti, molto naturale per i sordi, non è mai stata completamente eliminata.

 

3) La mancata accettazione della sordità del figlio da parte dei genitori.
E' abbastanza sicuro che quando Tommaso di Savoia Carignano e sua moglie si accorsero che Filiberto era sordo cercarono un rimedio. Il fatto che affidarono l'educazione del figlio a Don Manuel Ramirez de Carrion sicuramente alimentò delle speranze e il giovane Filiberto doveva essere uomo di elevato ingegno in quanto riuscì ad imparare tre lingue. Per un sordo questo è stato sicuramente un traguardo importante. Gli sforzi del suo insegnante e penso anche degli altri addetti alla persona del giovane Principe erano ambiziosi e credo che raggiunsero il massimo per l'epoca. Filiberto riusci a parlare ma purtroppo l'ostacolo sociale costituito dalla sordità non poteva essere superato. Per questo motivo nella vita sociale era un isolato e questo gli creò problemi soprattutto quando andò a vivere alla corte del Re Sole, a Parigi. Sappiamo che ad un certo punto decise di abbandonare Parigi e rientrare in Piemonte. La vita di un ragazzo sordo in una grande città e in un ambiente così vasto e importante come la Corte di Re Sole non era facile. La madre vedeva suo figlio come diverso dagli altri giovani che frequentavano la Corte e questo fu un importante motivo di distacco affettivo. 

 

Questa storia, se fosse stata ben recepita, avrebbe insegnato che già nel seicento, senza apparecchi acustici, senza amplificatori, senza impianti cocleari era possibile far parlare (ovvero "demutizzare") i sordi. Passeranno anni per arrivare ad aprire scuole speciali per sordi. L'educazione speciale era rimasta possibile fino al XIX secolo solo per pochi eletti

 

______________________________

1]  Martha's Vineyard è un isola degli Stati Uniti (Massachusetts) dove nel XIX c'era la più alta percentuale di sordi (0,7%) mai registrata. Esistono motivi genetici e religiosi che hanno portato a questo. La notizia importante che in quell'isola si sviluppo naturamente il linguaggio dei segni tra i sordi e gli udenti erano in grado di capire ed esprimersi col metodo mimico. Era questa una comunità molto particolare dove tutti gli udenti erano in possesso di due modalità espressive: la verbo-acustica e la visivo-gestuale.

 

L'invecchiamento è inevitabile e questo comporta importanti cambiamenti della capacità di ragionare, del comportamento e delle emozioni. Tutto questo è abbastanza "normale" se si manifesta in modo lento e progressivo. Esiste anche l'invecchiamento patologico, cioè un declino delle funzioni cerebrali che per rapidità e anche qualitativamente e quantitativamente si discosta da ciò che ho indicato come "normale". 
In questo articolo non prenderò in considerazione l'invecchiamento patologico.

L'associazione degli psicologi americana (APA) nel 1987 ha dato una precisa definizione di "decadimento cognitivo o demenza nell'anziano". Per questa associazione si ritiene che siamo di fronte ad una malattia del cervello che altera le funzioni di questo organo in misura tale da compromettere le possibilità di vita autonoma e indipendente.
Questa definizione la ritengo eccessiva, siamo già nell'invecchiamento patologico. Ritengo importante concentrarmi sugli aspetti iniziali di questo declino.

CLINICAL DEMENTIAL RATING SCALE (CDR)  (1)

        ASSENTE 
      CDR 0
 MOLTO LIEVE 
    CDR 0,5 
    LIEVE 
    CDR 1  
 MODERATA 
   CDR 2 
  GRAVE
   CDR 3  
  note  
 1 

 MEMORIA 
 Questa è la
   funzione 
   primaria

 Nessun deficit di 
 memoria o deficit 
 occasionali
 Lieve deficit di 
 memoria 
 persistente
 Perdita di memoria moderata 
 anche per eventi recenti
 Perdita di memoria severa 
 soprattutto per gli eventi
 recenti
 Perdita di memoria grave 
 Notevoli deficit nel ricordare 
 gli eventi recenti
 
 2  ORIENTAMENTO

Orientato nel tempo e nello spazio

 Ben orientato nello 
 spazio; difficoltà nel
 orientamento temporale 

       
 3  CAPACTA' DI GIUDIZIO 
 SOLUZIONE PROBLEMI 
 Capacità di giudizio conservata 
 Risolve bene i problemi
 personali
         
 4  VITA IN COMUNITA'  Normale autonomia nel
 lavoro, nel fare acquisti
 e nelle relazioni sociali
 Lieve compromissione nelle attività lavorative, nel fare acquisti e nelle relazioni sociali        
 5  CASA E HOBBIES  Vita domestica, hobbiese  interessi culturali ben conservati

 Vita domestica, hobbies e interessi culturali lievemente compromessi

       
 6  CURA PERSONALE  Capace di aver cura della propria persona 

Capace di aver cura della propria persona

 Deve essere sollecitato per curarsi della propria persona      
               

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Bibliografia

1 -  Morris, J. C. (1997). Clinical Dementia Rating: a reliable and valid diagnostic and staging measure for dementia of the Alzheimer type. International Psychogeriatrics, 9: 173176 - La tabella qui presentata è una mia elaborazione con lo scopo di adeguarla ai pazienti italiani. 

 

 

 §&%

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo screening audiologico infantile e la diagnosi precoce della sordità sono il tema centrale dei tre giorni di studio che si sono svolti nel 2018 a Cernobbio. Questa prestigiosa conferenza si è tenuta dal 7 al 9 giugno 2018 presso il Villa Erba Congress Centre di Cernobbio (Como).

Nel corso del convegno non si è parlato solo di sordità infantile, il problema della perdita uditiva è stato preso in considerazione in tutte le età della vita. All'nizio si è parlato degli screening mirati sulla popolazione a rischio uditivo come i lavoratori negli ambienti rumorosi. Sono stati affrontati anche progetti per individuare le ipoacusie negli anziani. In effetti, ad ogni età, una corretta diagnosi precoce è il requisito fondamentale per un corretto approccio terapeutico.

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