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Dott. Carlo Govoni

Medico Chirurgo
Specialista in Otorinolaringoiatria
Chirurgia Testa e Collo
Master in vestibologia

Tel. 3358040811  -  NO SMS  -  NO WhatsApp     

Testi

La chirurgia mini-invasiva dei turbinati si è molto sviluppata negli ultimi anni; una delle più importanti innovazioni è stata l'utilizzo delle radiofrequenze. Si tratta di una tecnica che sfrutta il calore prodotto da corrente elettrica bipolare. Questa strumentazione - CelonLab ENT - ha diverse applicazioni nella chirurgia della testa e del collo.

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Con questo strumento è possibile ridurre il volume dei turbinati nasali. All'apparecchio viene collegato un elettrodo che ha la forma di un lungo ago, come si può vedere nel disegno sottostante. Nella realtà i turbinati sono più profondi, ma il disegno rappresenta bene la situazione operatoria. E' importante precisare che questa tecnica oggi si sta diffondendo e ritengo sia ottimale per contrastare questa patologia. 

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Il primo trimestre di gravidanza è un momento particolarmente delicato e tra i tanti sintomi presenti è facile percepire alterazioni dell'olfatto (disosmie) e del gusto (disgeusie). Per disosmia si intende una alterazione olfattiva, più spesso si sentono odori non buoni laddove ci sono sostanze profumate o sostanze inodori. Per disgeusia si intende una alterazione qualitativa del gusto, cioè i gusti di determinati alimenti vengono riconosciuti come modificati, spesso con sapori cattivi. Occorre non confondere le disosmie dalle iposmie e dalle anosmie, questi ultimi sono difetti quantitativi, cioè la persona sente poco gli odori (iposmie) o non li sente affatto (anosmie).

Le alterazioni dell'olfatto e del gusto sono avvertite dalle donne già nel primo trimestre. Si va da un semplice fastidio ad una vera e propria nausea verso stimoli olfattivi che prima erano ben tollerati e a volte anche graditi. In alcuni casi la donna avverte nausea intensa e poi vomito. Nelle forme più gravi la sensazione di disgusto porta ad una diminuzione dell'appetito. Il fenomeno viene definito iperosmia gravidica. Iperosmia significa un aumento della normale sensibilità agli odori. Questo porta a fenomeni di intolleranza verso alcuni odori.

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Una sostanza spesso chiamata in causa nelle disosmie e nell'iperosmia gravidica è il caffè. Il suo aroma non viene percepito più come piacevole. Anche il gusto del caffè viene riferito come alterato.

Altre alterazioni gustative si verificano per cibi molto comuni come la carne cruda e il pesce.

La causa di queste alterazioni è stata indicata nell'incremento di progesterone che, come è noto, aumenta durante la gravidanza.

Nelle fasi più avanzate della gravidanza (terzo trimestre) interviente anche il feto che, premendo sullo stomaco, riduce la produzione di acido cloridrico. Infatti alcune donne modificano i loro gusti e nel secondo e terzo trimestre prediligono sostanze acide.

Non c'è una terapia ma è importante adattarsi a questa nuova situazione. La donna non deve far nulla, non c'è bisogno di assumere farmaci. L'importante è che sia consapevole di questi sintomi. Se il problema è molto importante e la donna riduce l'alimentazione il problema è di tipo nutrizionale e ne deve parlare col medico che la segue nella gravidanza.
L'otorinolaringoiatra dovrebbe essere interpellato se ci sono alterazioni quantitative dell'olfatto, cioè iposmie ed anosmie. Le diminuzioni o le perdite di sensibilità vanno valutate da uno specialista ORL, mentre l'iperosmia gravidica non è di competenza otorinolaringoiatrica. Una semplice rinoscopia ed anche tecniche endoscopiche come la fibrorinoscopia si possono eseguire in gravidanza senza alcun rischio. Se ci sono alterazioni di tipo qualitativo, cioè i gusti e gli odori sono percepiti ma non vengono ritenuti normali, è molto facile che siamo di fronte ad un problema tipico della gravidanza, senza che vi sia una patologia nasale o orale concomitante. Se la persona è ansiosa e avverte come importante la disosmia la visita otorinolaringoiatrica è utile proprio per verificare visivamente che non ci sia una patologia nasale e tranquilizzare la paziente.  

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   Altra intervista su Covid-19 - la perdita dell'olfatto nei lavoratori del settore sanitario, scolastico, carcerario per Odeon-TV.

 

 

 

 

 

9442    200122

 

 

 

 

 

Tra coloro che lavorano per favorire il recupero scolastico e sociale di un bambino affetto da minorazione uditiva ci sono i genitori e gli insegnanti specializzati. Il ruolo educativo principale spetta ai genitori del piccolo audioleso.
Le altre persone che lavorano, con finalità educative per questi fanciulli, sono l'insegnante specializzato di sostegno, la logopedista e l'audioprotesista.
Sul piano strettamente sanitario i medici più vicini al bambino sono il pediatra e l'otorinolaringoiatra. Il primo ha una visione globale del bimbo e la sua funzione è molto importante nei primi mesi di vita, quando è fondamentale riuscire a sospettare una ipoacusia infantile. L'otorinolaringoiatra è lo specialista competente per l'inquadramento diagnostico, per il trattamento protesico ed educativo e per i controlli successivi.

La famiglia

La funzione dei genitori di un bambino sordo è importante per la diagnosi precoce e per tutto il processo di apprendimento del linguaggio. Infatti si è più volte sottolineato come la loro collaborazione sia importante e possa influire sui risultati che il piccolo conseguirà. Cercherò ora di mettere in evidenza alcuni aspetti psicologici tipici delle persone che hanno un figlio che non sente. Gli argomenti che affronterò sono: la consapevolezza di avere un figlio sordo, la sua presenza in famiglia e la preparazione dei genitori.

La consapevolezza di avere un figlio sordo
Si possono distinguere i genitori in due gruppi: quelli che prevedevano di poter avere un figlio sordo e quelli che non hanno mai pensato di poter avere un bambino ipoacusico.
I genitori che pensavano di poter avere un figlio sordo sono quasi sempre soggetti sordi per cause genetiche o genitori nelle cui rispettive famiglie erano presenti casi di sordità ereditarie. Per queste persone l'apprendere che il proprio figlio ha una grave minorazione uditiva non costituisce una sorpresa e, nel caso dei genitori sordi, può anche accadere che questi non si sentano particolarmente mortificati nel sapere che il loro bambino è privo dell'udito. Alcuni genitori sordi ritengono di poter allevare meglio un bambino ipoacusico rispetto ad un bambino normale.
Molto diverso è l'atteggiamento di genitori normoudenti di fronte all'inaspettata notizia che loro figlio è privo dell'udito. Le prime reazioni sono piuttosto varie da caso a caso. C'è chi non ha fiducia nel medico e subito chiede nomi di altri specialisti, con la speranza di trovare il grande luminare che possa far riacquistare l'udito al bambino. C'è chi non si rende perfettamente conto del problema e pone delle domande che fanno capire al medico quanto siano scarse le conoscenze del genitore in tema di sordità. E' compito del medico spiegare i problemi conseguenti alla sordità. Ritengo utile che l'otorinolaringoiatra fornisca spiegazioni e responsabilizzi i genitori, perché, come è già stato detto, il loro coinvolgimento è importante per il futuro del piccolo. Non ritengo, però, che il recupero del bimbo sarà direttamente proporzionale agli sforzi dei genitori. Le caratteristiche che distinguono un soggetto sordo da un altro sono moltissime, quindi scarsi risultati nell'educazione al linguaggio non potranno mai essere imputati al comportamento del padre o della madre. Una reazione molto frequente nei genitori è sviluppare un senso di colpa per non essere riusciti a procreare un figlio normale. Si tratta di un atteggiamento a cui spesso consegue un'iperprotezione nei confronti del bimbo. I genitori pensano: "mio figlio ha avuto la disgrazia di nascere sordo, non voglio che gli accada nient'altro", oppure "dedicherò tutta la mia vita a mio figlio, per farne il bambino sordo meglio integrato di tutti". Non è raro che padri o madri maturino un senso di sfiducia nei confronti della vita e della società, non appena si accorgono dell'indifferenza delle persone e delle istituzioni. Questi atteggiamenti, anche se parzialmente giustificati, si riflettono negativamente sul bambino. A volte i genitori presentano un comportamento che è solo apparentemente equilibrato. Ad esempio i padri collaborano attivamente in istituzioni a favore dei sordomuti. Il loro impegno per la raccolta di denaro o per realizzare programmi educativi è lodevole, però non è raro riscontrare che queste persone si occupano molto del problema della sordità in senso generale, dedicando minor tempo ai problemi specifici del loro figliolo. Un'eventualità spesso presente è il rifiuto di far sapere agli altri che il proprio figlio è sordo. Anche questa reazione è frutto di una millenaria ignoranza sui problemi della sordità. Alcuni si vergognano nel far sapere che il loro bambino non sente e spesso traducono questo erroneo atteggiamento in un rifiuto a far portare le protesi acustiche o nel cercare che siano poco visibili. Col passare dei mesi, quasi tutti i genitori, arrivano ad "accettare" la sordità del bambino. I genitori comprendono il problema del piccolo e si sforzano di educarlo attraverso un trattamento logopedico, con la speranza che possa arrivare a comprendere e ad esprimersi tramite la parola. Questa fase è positiva e ritengo che sia stata ben sintetizzata dalle parole di una madre riportate dal Luterman, la quale riconosce che insegnare a parlare al figlio sordo rappresenta lo scopo fondamentale delle sua vita. Ogni volta che il bimbo pronuncia una parola la fa sentire orgogliosa e felice. Ogni piccolo progresso compiuto dal bambino la riempie di gioia.

[D. Luterman: "Il Counseling per i genitori dei bambini audiolesi", Edizioni Tecniche, Milano, 1983, pag. 28]

 

La presenza di un bimbo sordo in famiglia
La presenza di un bambino sordo nell'ambito famigliare modifica i rapporti tra tutti i componenti. Nella quasi totalità delle famiglie il ruolo educativo principale spetta alla madre. Di solito è lei che ha maggior tempo da dedicare al piccolo, è anche colei che più facilmente tiene contatti con il personale specializzato e quindi acquisisce maggiore competenza in materia di sordità. Per questi motivi è molto facile che gravino sulla madre maggiori responsabilità. Spesso può accadere che importanti decisioni sul futuro del figlio siano prese dalla madre, senza il coinvolgimento di un padre veramente informato. Questa situazione può essere fonte di discussioni in famiglia. I maggiori ostacoli si evidenziano quando il padre vuole essere sempre lui ad prendere ogni direttiva, oppure quando la madre è indecisa perché non abituata ad assumersi responsabilità e a prendere decisioni.

[Mantovani M.: L'atteggiamento educativo della madre nei confronti dei bambini ipoacusici. L'audioprotesista, anno XII - maggio 1990, n.39; 18-31.]

 

La preparazione dei genitori
La preparazione dei genitori sulle problematiche della sordità infantile è un argomento molto importante. Alcune istituzioni che si occupano della tutela dei bambini sordi, organizzano corsi per genitori. Le loro finalità sono quelle di informare e coinvolgere, soprattutto la madre, nel processo educativo del figlio. Sono convinto che si possa raggiungere una buona preparazione dei genitori sia attraverso un corso, che attraverso insegnamenti individuali. Il padre e la madre dovranno essere a perfetta conoscenza dei problemi conseguenti alla sordità e dovranno avere periodici contatti con la logopedista, in modo da continuare il programma educativo, senza contrasti. Il corso facilita la discussione tra genitori che hanno problemi simili, favorisce scambi di opinioni e può stimolare una collaborazione reciproca.

 

[Bibliografia    Coni G.G.: Il ruolo della famiglia nella rieducazione ortofonica. In "Metodi e tecniche nel campo della educazione riabilitazione istruzione dei bambini sordi", Edizioni Tecniche, Milano, 1979.    Del Bo M., De Filippis A.: La sordità infantile grave. Seconda edizione; Armando Armando Editore, Roma, 1974.   Gitti G.: Integrazione scolastica e sociale del bambino ipoacusico: considerazioni e prospettive. In "Metodi e tecniche nel campo della educazione riabilitazione istruzione dei bambini sordi", Edizioni Tecniche, Milano, 1979.]

            

La logopedista

La logopedista è la figura professionale più importante per il recupero del bambino affetto da minorazione uditiva. Ella svolge il suo lavoro a diretto contatto col piccolo audioleso ed ha come obiettivo quello di arrivare a farlo parlare. La logopedista è una tecnica specializzata che dovrebbe iniziare a prendere contatti col bambino il più precocemente possibile, al fine di poterlo conoscere meglio e instaurare con lui un buon rapporto. E' compito di questa persona programmare un piano completo per lo sviluppo del linguaggio. Questo obiettivo viene raggiunto progressivamente, dopo un lavoro lento e faticoso, che dura parecchi anni. Il lavoro di questa operatrice professionale comprende l'insegnamento di esercizi per la stimolazione della muscolatura oro-faringo-laringea e dell'apparato respiratorio. In seguito stimolerà l'emissione dei fonemi vocalici, poi dei dittonghi e dei fonemi consonantici. Infine porterà il bambino alla comprensione e alla pronuncia delle parole.

[Marvaud J.: Spécificité de l'orthophonie. Identité de l'orthophoniste. Revue de Laryngologie Otologie Rhinologie, 1985; 106: 233-238]

 

L'insegnante specializzato di sostegno

L'insegnante di sostegno è un maestro o un professore che ha frequentato appositi corsi finalizzati ad ampliare le conoscenze sugli handicap infantili. In Italia, dal 1988, questi insegnanti sono in possesso di una specializzazione "polivalente", cioè sono in grado di affrontare qualsiasi bambino portatore di handicap. Questa impostazione favorisce una diffusione degli insegnanti di sostegno sul territorio nazionale, però non consente un approfondimento delle problematiche specifiche di molte minorazioni e in particolare di quella uditiva. Il compito primario dell'insegnante di sostegno è aiutare il bambino a comprendere le lezioni scolastiche. L'attività di sostegno per un bambino sordo si svolge in due tempi: prima e dopo ogni lezione fatta dall'insegnante di classe. Nei giorni precedenti la lezione sarà importante per il piccolo sordo poter conoscere i nuovi vocaboli, impararne la pronuncia, la lettura labiale e il significato. Dopo la lezione, l'insegnante di sostegno dovrà verificare quanto il bambino ha appreso ed eventualmente colmare possibili carenze. Inoltre questo docente deve anche mantenere stretti contatti con genitori, logopediste e insegnanti di classe. In virtù delle sue competenze è la figura professionale più indicata a coordinare l'educazione logopedica con l'insegnamento scolastico.

 

L'audioprotesista

L'audioprotesista è un tecnico specializzato che dietro prescrizione medica, presta la sua opera nella scelta, nell'adattamento, nel controllo tecnico e nell'assistenza alle protesi acustiche. Deve preparare l'apparecchio sulla base dell'esame audiometrico e delle indicazioni fornitegli dall'otorinolaringoiatra e deve, inoltre, renderlo il più adatto possibile alle caratteristiche acustiche del bambino. L'audioprotesista segue il piccolo sordo in molte fasi della protesizzazione. Il suo lavoro non finisce con la preparazione e la vendita dell'apparecchio acustico. Ha il compito di controllare periodicamente la protesi e verificarne il funzionamento. Esegue anche la rilevazione delle impronte dei condotti uditivi esterni e prepara le chiocciole su misura. Per effetto dello sviluppo, il condotto uditivo dei bambini aumenta lentamente di dimensioni. Per questo motivo le chiocciole devono essere sostituite ogni sei mesi.

[Martinotti P.G.: Una svolta per il riconoscimento della professione. L'audioprotesista, anno XII - luglio 1990, n.40; 12-14]

Il lavoro di questo operatore professionale sarà facilitato se esiste una buona collaborazione da parte dei genitori. Negli ultimi anni si è verificato un cambiamento nell'attività di questo operatore: da tecnico elettronico si è trasformato in esperto di sistemi computerizzati.

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Altri aspetti sull'educazione e sul recupero del bambino audioleso si trovano nel libro di Carlo Govoni  "La sordità infanitile

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Travesetolo è un comune vicino a Bannone e non lontano da Langhirano; tutte località sulle prime colline a sud di Parma. Sono luoghi dal clima mite e particolarmente salubre. Siamo molto vicini al fiume Enza che separa Reggio Emilia da Parma.  Traversetolo è un importante comune di quasi diecimila abitanti. Sono oggetto di visite turistiche la imponente fondazione Magnani Rocca e il museo Renato Brozzi.

Nella frazione di Mamiano c'è una splendida chiesa parrocchiale dedicata a san Biagio. Le prime testimonianze su questa chiesa sono di poco successive all'anno mille. Lo sviluppo dell'edificio avvenne soprattutto nel 1700 quando venne ristrutturata in stile barocco. Oggi possiamo ammirare una splendida chiesa che presenta caratteri stilistici del barocco e del neoclassico. Venne danneggiata dal terremoto del dicembre 2008, ma dopo tre anni di lavori è stata nuovamente aperta al culto.

Si coglie l'occasione per ricordare la figura del Vescovo San Biagio (Sebastea terzo / quarto secolo dopo Cristo). Biagio è ricordato nei Medicinales di Ezio da Amida, uno dei più importanti testi di medicina del tempo, come terapeuta del mal di gola. Per questo motivo San Biagio è il patrono degli otorinolaringoiatri. 

 

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Se si percorre la strada provinciale 513R in direzione est si oltrepassa l'abitato di Vignale e si arriva al ponte sull'Enza. Si entra nell'Appennino Reggiano. Il centro più importante è Castelnovo né Monti, con la sua caratteristica Pietra di Bismantova. Riportata in grigio al centro del logo che potete vedere qui sopra. Sulla sponda reggiana, a meno di 5 chilometri da Traversetolo, c'è il prestigioso comune di San Polo d'Enza. A San Polo c'è il Medical Service, un poliambulatoio specialistico molto noto per le attività diagnostiche, preventive e terapeutiche.

Il consulente otorinolaringoiatra del Medical Services di via Martiri di Marzabotto, 23 a San Polo d'Enza (Reggio Emilia) è il dott. Carlo Govoni.

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 Medical Services di San Polo d'Enza
tel. 0522874524  - cell. 3296359447

 

 

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In questo articolo sono indicate le sigle più comuni nell'ambito alimentare ed enologico.

 

D.O.C. - Denominazione di Origine Controllata

D.O.C.G. - Denominazione di Origine Controllata e Garantita

D.O.P. - Denominazione di Origine Protetta
E' una denominazione europea a tutela del nome che viene attribuito ad un prodotto agroalimentare originario di una regione o di un paese.

I.G.P.  - Indicazione Geografica Protetta

I.G.T. - Indicazione Geografica Tipica. E' una indicazione che riguarda i vini.

P.A.T.  - Prodotto Agroalimentare Tradizionale

S.T.G.  - Specialità Tradizionale Garantita

 

 La qualità negli alimenti è un fattore molto importante per la salute e i consorzi che si impegnano a livello locale a garantire la qualità dei prodotti svolgono una funzione importantissima.

 

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