Carlo Govoni
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Dott. Carlo Govoni
Medico Chirurgo
Specialista in Otorinolaringoiatria
Chirurgia Testa e Collo
Master in vestibologia
Tel. 3358040811 dal lunedì al venerdì preferibilmente dalle 10,30 alle 12,00
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L'otite più frequente nei bambini è l'otite media effusiva. Questa viene anche chiamata "colla nell'orecchio" facendo riferimento alla definizione inglese "glue ear." Il termine più corretto è otite media sieromucosa (OMS). Questa malattia si caratterizza per secrezioni particolarmente dense che si formano nelle cellule mastoidee e nella cassa del timpano. Da qui defluiscono molto lentamente causa la loro densità. Il normale deflusso delle secrezioni dipende dalla loro fluidità e deve avvenire attraverso la tuba di Eustachio, unica via naturale di drenaggio dell'orecchio. Spesso nei bambini è presente l'ipertrofia delle adenoidi (cioè un aumento di volume di tessuto linfatico rinofaringeo).
Fullness è una parola inglese molto utilizzata in italiano ed è la sensazione soggettiva di pienezza dell'orecchio, altra espressione spesso usata è ovattamento auricolare. Occorre distinguere la sensazione soggettiva di pienezza (fullness) dalla riduzione dell'udito. Per il paziente non è facile fare questa distinzione. L'otorinolaringoiatra ci riesce facendo un esame audiometrico. Purtroppo in rari casi l'esame può essere poco attendibile perchè alla sensazione di fullness si associa spesso un acufene e il suono dell'acufene maschera la reale perdita uditiva.
Quindi fullness e perdita uditiva sono due concetti diversi, in molte malattie possono essere associati, ma possono anche essere disgiunti.
Il sintomo fullness viene spesso interpretato come il sintomo soggettivo dell'idrope endolinfatica. L'idrope endolinfatica è il sintomo chiave della malattia di Ménière.
Che cos'è l'idrope endolinfatica?
E' l'aumento di un liquido contenuto nel labirinto (l'endolinfa) che aumentando di volume determina degenerazioni cocleari e labirintiche. Questo concetto l'ho illustrato meglio in un articolo specifico. Occorre tenere presente che esiste un riscontro anatomo-patologico dell'idrope. Si è studiato al microscopio il labirinto di persone decedute che in vita avevano sofferto di crisi vertiginose e si sono viste delle dilatazioni che sono state interpretate come il segno microscopico dell'idrope. L'affermazione è molto incerta in quanto gli stessi segni si sono stati visti anche in preparati microscopici di persone che non hanno mai avuto crisi vertiginose. Quindi pensare che la sensazione di fullness sia il sintomo dell'idrope endolinfatica è tutto da dimostrare e sono del parere che le due cose siano del tutto disgiunte.
Occore tenere presente che la teoria dell'idrope ha portato a numerose interpretazioni sul piano clinico terapeutico. Si sono utilizzati diuretici, in particolare diuretici osmotici, per ridurre le vertigini. Si sono consigliate rigide diete iposodiche, ma anche queste non hanno portato a quei miglioramenti sperati. Si sono sottoposti i pazienti a diversi trattamenti chirurgici come la chirurgia del sacco endolinfatico e le neurectomie vestibolari. Anche questi interventi non danno la sicurezza di guarigione. Ritengo che ci sia qualcosa che sfugge. La mia opinione è che l'idrope endolinfatica sia una situazione possibile all'interno di un orecchio, non è una certezza.
La sensazione soggettiva di fullness va valutata attentamente perchè molte volte la pienezza auricolare è un sintomo dell'orecchio esterno, per esempio il banale tappo di cerume o l'uso di tappi insonorizzanti. Questa ipotesi è anche più logica perchè il condotto uditivo esterno è rivestito da cute e nella cute ci sono recettori specifici (barocettori) che rispondono alle variazioni di pressione. Per quanto è di mia conoscenza barocettori non sono presenti nell'orecchio interno (coclea e labirinto).
La sensazione di orecchio pieno è anche un sintomo che si riferisce alle distunzioni della tuba uditiva di Eustachio.
La senzazione di fullness la vedo come un sintomo aspecifico, dove è difficile capire cosa prova esattamente il paziente. Non si riesce pertanto a dare al sintomo un inquadramento corretto e quindi è poco utile per arrivare ad una diagnosi. Alcuni otorinolaringoiatri descrivono molte certezze in tema di fullness, ma io non sono d'accordo con loro. La medicina e in particolare lo studio dell'orecchio interno offre poche certezze. Teniamo presente che non esiste un esame strumentale utile per definire se esiste o non esiste l'idrope.
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Un bambino che perde facilmente l'equilibrio è una circostanza rara; spesso l'instabilità si associa a mal di testa e questo evento desta preoccupazione.
Occorre distinguere tre fasce di età: a) età prescolare; b) da 6 a 12 anni; c) da 13 a 20 anni.
a) Età prescolare (fino a 5 anni) Nei bambini molto piccoli la valutazione di una condizione di disequilibrio è particolarmente difficile. Sono fondamentali i racconti dei genitori ed eventuali filmati in cui si vede il comportamento del bimbo quando cammina. Con la visita si può fare poco in quanto questi piccoli pazienti non collaborano o collaborano in modo incompleto. La visita specialistica è sempre utile per capire se sono necessari approfondimenti strumentali. Si ricorre raramente a questi approfondimenti e con suggerimenti terapeutici ( spesso cercando di modificare le abitudini ) è possibile ottenere dei miglioramenti. Il supporto di fisioterapisti orientati verso i problemi pediatrici spesso si rivela particolarmente utile.
b) Età scolare. Nella fascia di età tra i sei e i dodici anni i bambini tendono ad essere più collaborativi e allora aumenta la possibilità di far compiere manovre ed esami. In massima parte i problemi vertiginosi sono forme di tipo parossistico benigno (cioè si tratta di un problema di fuoriuscita degli otoliti dalla loro sede, con carattere ricorrente). Altra causa frequente è la vertigine emicranica, cioè l'associazione di turbe dell'equilibrio con la cefalea. Per gli esami è possibile fare diverse prove vestibolari, inoltre in questa fascia di età si riesce a fare anche un esame audiometrico attendibile con procedura quasi uguale a quella di un adulto. Purtroppo alcuni farmaci antivertiginosi come la betaistina non si usano in questa età. Si possono sempre utilizzare le manovre liberatorie e il riposo.
c) Adolescenza. Nei ragazzi tra 13 e 20 anni la collaborazione è generalmente completa, si può fare un buon esame cocleovestibolare e pertanto le possibilità diagnostiche sono simili a quelle di un adulto.
Le otiti esterne comprendono le otiti batteriche e micotiche; sono quelle otiti che interessano il condotto uditivo esterno fino alla membrana timpanica.
Si tratta di malattie provocate da germi o miceti che penetrano nell'orecchio in modi diversi, ma l'acqua è il veicolo di più frequente riscontro. Alcuni le chiamano anche otiti del nuotatore. Io ritengo che i problemi clinici che riguardano i nuotatori siano più complessi e mi sembra più corretto di parlare di "orecchio del nuotatore". Ovviamente un importante capitolo delle malattie otologiche che possono colpire i nuotatori è costituito proprio dalle otiti esterne. Non necessariamente queste otiti che interessano l'orecchio esterno colpiscono gli uomini dopo un bagno. Anche la polvere può essere un veicolo che porta germi nelle orecchie. In passato, quando non era obbligatorio il casco per chi usava ciclomotori e moto, osservare qualche motociclista non nuotatore affetto da otite non era un fatto eccezionale. Ovviamente anche oggi il vento e la polvere, per chiunque, possono essere un mezzo per portare germi o miceti nell'orecchio.
La diagnosi di otite esterna è, nella maggioranza dei casi, piuttosto semplice. Attraverso l'otoscopia o la microotoscopia, un esame che tutti gli otorinolaringoiatri eseguono, è relativamente facile arrivare alla diagnosi. Il problema è più complicato quando si esegue una otoscopia pediatrica. L'esplorazione otoscopica è molto difficile nei bambini, a causa della loro irrequietezza e anche per quei casi dove le pareti del condotto uditivo sono rigonfie (edematose).Quasi sempre un importante edema del condotto uditivo si associa all'otodinia, cioè ad un dolore che proviene dall'orecchio. L'otodinia è tra i sintomi più dolorosi sia per gli adulti che per i piccoli pazienti.
Altro segno importante è l'otorrea, cioè la fuoriuscita di secrezione dal condotto uditivo. Nei casi più evidenti l'otorrea si osserva solo guardando l'orecchio e si può anche vedere la federa del cuscino sporca. La presenza di questo segno impone una visita otorinolaringoiatrica perché occorre indagare sulla sua origine: può essere dovuta ad una otite esterna, ma anche essere un segno di una otite media.
Come avviene per quasi tutte le malattie dell'orecchio il paziente avverte un calo uditivo (ipoacusia). La perdita uditiva è quasi sempre limitata e confinata all'orecchio ammalato. In rari casi l'otite esterna è bilaterale e allora la diminuzione dell'udito interessa entrambe le orecchie. Il tipo di ipoacusia è di trasmissione. La diminuzione dell'udito si associa ad un altro sintomo: la sensazione di orecchio pieno, chiamata anche con terminologia inglese fullness.
L'orecchio esterno è qui indicato come EXTERNAL EAR
1 - padiglione auricolare o pinna; 2 - condotto uditivo esterno; 3 - membrana timpanica.
La riabilitazione vestibolare è un metodo per il trattamento dell'instabilità e delle vertigini che si avvale della terapia fisica, quindi può essere attuato senza farmaci oppure può essere integrato da un supporto farmacologico.
Il programma di riabilitazione vestibolare che propongo si divide in tre parti: a) esercizi complessi, b) esercizi con utilizzo di strumentazione specifica e c) esercizi che possono essere eseguiti a domicilio.
Definisco esercizi complessi tutti quegli esercizi che è bene che siano eseguiti sotto il controllo di un fisioterapista. Lo stesso si deve fare per quelle prove dove è necessaria una strumentazione. Mentre per gli esercizi più semplici sarà sufficiente istruire il paziente e lui li eseguirà a domicilio. Queste tre proposte riabilitative hanno diversi vantaggi.
Occorre tenere presente che l’instabilità è un fenomeno continuo, caratterizzato da momenti di relativo benessere e da momenti di chiaro disequilibrio. Pertanto se si riesce a sviluppare un programma costante è molto facile che il paziente possa guarire. Ecco che alternare lavoro nella palestra riabilitativa, lavoro con strumentazione e lavoro a domicilio il paziente svolge una terapia quotidiana.
Altro punto importante sono le sedute col fisioterapista. Avere una persona che vede ciò che il soggetto fa, lo stimola a compiere progressi e registra il suo percorso riabilitativo sono tutti elementi che uniti costituiscono il fulcro di questo programma.
Lo scopo della riabilitazione vestibolare è rendere giorno dopo giorno più sopportabile l’instabilità e la vertigine. L’obiettivo di questi esercizi è “allenare” il cervello a rispondere correttamente ad ogni stimolo anomalo che si presenta in tutte le azioni quotidiane, dallo stare in piedi, al camminare e al salire o scendere le scale.
Leggi tutto: Proposta di programma di riabilitazione vestibolare
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