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Dott. Carlo Govoni

Medico Chirurgo
Specialista in Otorinolaringoiatria
Chirurgia Testa e Collo
Master in vestibologia

Tel. 3358040811  -  NO SMS  -  NO WhatsApp     

Testi

Il buon senso e la critica sono due concetti che si integrano a vicenda e sono fondamentali nello sviluppo del pensiero umano. Tutti gli uomini e in particolare i medici costruiscono la verità attraverso teorie che ritengono esatte. Le elaborano con la loro ragione e le sostengono fino a quando qualcuno non dimostra l’errore e formula teorie che spiegano in modo migliore una possibile verità. La storia ci insegna che anche la nuova teoria, oggi apparentemente perfetta, un domani perderà di efficacia e arriverà una ulteriore nuova teoria che affosserà la precedente. Questa è la dinamica dello sviluppo del pensiero umano, e si applica perfettamente al pensiero scientifico.

Perché una teoria sia contestata è necessario valutarla sempre con spirito critico e mai accettarla passivamente.

Il concetto che ho espresso è stato ben espresso in numerosi scritti del dott. Augusto Murri in un capitolo “Il valore della critica” inserito nel libro “Pensieri e precetti.”

murri augusto pensieri precetti bologna 1909 grande medico esperto molto stimato scienziato

Riporto in seguito un paragrafo inserito nel capitolo “Il valore della critica” (pag. 29) dove si comprende l’importanza del buon senso nella critica. Sembra una banalità ma gli uomini dell’ottocento percepivano questa loro fragilità, mentre oggi ascoltiamo persone, soprattutto medici, che esprimono i loro concetti come verità inconfutabili. La realtà è ben diversa, molte affermazioni vengono spacciate come verità quando non hanno sostenuto serie analisi critiche; le vedo come affermazioni in attesa di essere demolite da altri pensieri più logici e più credibili.

Il mio pensiero va ad Alessandro Manzoni (1785 – 1873) che diceva “il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto per paura del senso comune.”

Con questa frase Manzoni ci spiega perché i progressi scientifici fanno molta fatica ad emergere. Sono convinto che se gli uomini si lasciassero guidare più dal loro buon senso la nostra evoluzione sarebbe più rapida.

Mi spiego meglio. Oggi ci sono teorie scientifiche soprattutto in alcune branche della medicina, per esempio in vestibologia o in audiologia, dove esistono delle teorie che i più importanti cultori della materia sostengono e diffondono. Un esempio è il concetto di idrope endolinfatica. Se c’è una teoria imperante i medici (e più in generale gli uomini) si adeguano. Quando la teoria è sbagliata o si comprende che ha parecchi punti deboli diventa difficile contestare l’enorme forza del gruppo che la sostiene.

Il senso comune è quindi quanto tutti sostengono e in una società come quella attuale dove siamo abituati a ritenere che la maggioranza abbia sempre ragione il senso comune domina e ostacola lo sviluppo del pensiero.

Lo sviluppo del pensiero umano è strettamente legato al buon senso. Il buon senso si regge sul pensiero critico. In assenza di critica non ci sarebbe stato lo sviluppo del pensiero umano.

 apprendimento linguaggio alle prime parole viene attribuito un significato carlo govoni otoneurolaringologo otorino

Per spiegare come si forma il pensiero nell’uomo ho sempre sostenuto l’esistenza di due feed-back. Il primo, universalmente conosciuto, è il feedback verbo acustico (in nero nella figura). Il bambino udente emette suoni senza significato, li ripete, ascoltandoli prova soddisfazione e sviluppa la sua capacità di emettere suoni (fase della lallazione). In un tempo successivo inizia a ripetere suoni quasi sempre bisillabici; per esempio ca-ca; ma-ma; da-da, pa-pa, ecc. Con l’aiuto di chi gli sta attorno inizia ad attribuire a questi suoni un significato (in rosso nella figura), esempio ma-ma per dire mamma, pa-pa per dire papà, ta-ta per dire tata, ecc. E’ questa la fase delle prime parole. In questa seconda fase si sviluppa un secondo feed-back, dove ai suoni emessi viene attribuito un significato. Questo avviene perché le persone che stanno accanto al bambino eseguono una azione di correzione. Per esempio se un bambino chiama ca-ca la mamma verrà dissuaso a usare questa espressione e verrà spinto ad usare il termine bisillabico più adeguato come ma-ma.

Questo secondo feedback è alla base del linguaggio, cioè attribuire ad una espressione vocale un significato. L’espressione del linguaggio è l’espressione del pensiero. Quindi colui che parla esprime il proprio pensiero, lo confronta con quello di altri uomini e riceve conferme o correzioni.

Questa azione di fornire conferme o correzioni del pensiero è la critica.

La critica espressa secondo buonafede e ispirata al buon senso si rivela come l’elemento fondamentale del progresso intellettivo. L’uomo esprime il suo pensiero e gli altri lo criticano, cioè si esprimono confermandolo o correggendolo. Il valore della critica è inestimabile. Il senso comune, cioè dire che un pensiero è corretto solo perché tutti lo dicono è il principale fattore di immobilità mentale presente nella nostra società.

Per illustrare l’importanza del buon senso propongo questo testo di Augusto Murri tratto da "il valore della critica".

Pag. 29

Prima che Balmat, Paccard (1) e Saussure (2) riuscissero a toccare la cima del Monte Bianco, le gambe degli uomini eran forse diverse da quelle che son oggi? Eppure prima nessuno era mai salito lassù; oggi non c’è giorno d’estate , che l’altera cima non sia vinta da qualcuno: l’esempio e l’esperienza si sono accumulati e han reso meno arduo e men pericoloso l’ascendervi. Ma laddove ognuno, che vuol imparare a nuotare, a ballare, a far ginnastica crede che una guida sia necessaria o almeno utile, quantunque sia innata la facoltà di muoversi, pochi reputano utile o necessaria la guida, quando si tratta non di saltare, ma di ragionare.

Disse BENTHAM  (3) che «tutti si lamentano della propria memoria, nessuno del proprio giudizio». L’osservazione certo è giustissima: eppure, quando si tratta degli altri, ognuno trova anche giusto ciò che diceva il MANZONI, cioè che il senso comune è un senso raro. Ognuno possiede il senso raro, e volentieri concede agli altri quello che è comune. Nelle famiglie e nelle scuole ci abituano a credere anche l’incredibile senza discernimento: le facoltà critiche non sono eccitate, anzi spesso represse: non è il ragionamento, ma la suggestione il metodo in voga.

Nulla dimostra meglio, a mio credere, quanto il buon senso sia davvero dote rarissima, come questa incuria universale d’esercitare e di perfezionare nei giovani la facoltà di giudizio. Certo nei dominii intellettuali non basta la critica, ma è anche vero che il lavoro dell’immaginazione e della dimostrazione di nuovi veri comincia solo quando la riflessione ha svelato gli errori dei concetti già accolti. Un critico può essere un uomo sprovvisto di originalità: sì, ma non c’è ingegno originale che non possieda valido il potere di sottoporre al severo esame della ragione le opinioni, che riceve già bell’ e fatte. Il buon senso educato è l’istrumento della critica. Questa dote non è meno necessaria nella vita pratica che nella coltura delle scienze e il medico perciò n’ha bisogno ad ogni istante.

La frase che ho evidenziato la ritengo del massimo interesse. Per buon senso educato intendo il buon senso di persone intelligenti, persone che sostengono ragionamenti logici e in assoluta buona fede.
Il senso comune come sostenuto da Alessandro Manzoni è il pensiero dettato dalla maggioranza e da chi detiene il potere. E’ la così detta “pubblica opinione” dove i mezzi di condizionamento (pubblicità, stampa, fake news, mezzi di comunicazione di massa, ecc.) sono preponderanti nel formarla e nell’orientarla.

Viviamo in un mondo dove gli interessi economici sono dei macigni inamovibili. Per esempio quando l’interesse è vendere un farmaco vengono esercitati dei condizionamenti sui medici.

Il senso comune è influenzato dai condizionamenti, il buon senso no.

E’ molto difficile, anche per un medico che cerchi di sforzarsi a seguire il suo buon senso, farsi guidare solo da questo. I problemi che si devono affrontare ogni giorno sono numerosi e i condizionamenti sono tanti.

sviluppo pensiero umano ruolo della critica carlo govoni otoneurolaringologo

Nello schema qui sopra cerco di illustrare lo sviluppo del pensiero nell'uomo sottolineando le interazioni di ogni uomo. Le critiche e le conferme ai pensieri espressi assumono un ruolo importante.

Il punto è mantenere sempre vivo il nostro senso critico; e contemporaneamente accettare e vagliare attentamente i pensieri altrui che confermano o criticano il nostro pensiero, ovviamente cercando di selezionare quei pensieri formulati secondo buon senso.

L’uomo esprime il suo pensiero attraverso il linguaggio. E’ col linguaggio che riceve conferme o critiche al suo pensiero. Inoltre riceve informazioni, migliora le sue conoscenze, ma nel ricevere informazioni riceve anche condizionamenti.  

Note

1) -  Balmat Jacques e Paccard Michel Gabriel furono i primi alpinisti a raggiungere la vetta del monte Bianco e lo fecero l’8 agosto 1786.

2) -  De Saussure Horace Bénédict (1740 - 1799) appassionato di montagna studiò tutte le pendici del monte Bianco per cercare la via migliore per raggiungere la cima. Le sue osservazioni furono utili per Balmat e Paccard. De Saussure è stato il terzo uomo a salire sulla vetta del monte Bianco e lo fece il 3 agosto del 1787. E’ considerato il padre dell’alpinismo moderno.

3) -  Bentham Jeremy – filosofo e giurista inglese (1748 – 1832)

 

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Lo studio della vicarietà sensoriale è utile per dimostrare le differenze nell'elaborazione del pensiero da parte di chi è cieco e chi è sordo.

E’ molto difficile dare una spiegazione sui meccanismi che portano all’elaborazione del pensiero umano e non ho certamente la pretesa di fornire qualche elemento di certezza in questa particolare problematica. Desidero solo focalizzare l’attenzione su un aspetto che mi interessa in modo particolare, cioè sui rapporti tra mente umana e organi di senso. Ritengo che in questi rapporti sia stata spesso trascurata la funzione della vicarietà sensoriale. A mio parere attraverso l’osservazione della vicarietà si possono trarre interessanti considerazioni sugli stretti legami esistenti tra mente umana e apparati sensoriali più importanti.
La mente umana, sotto il profilo anatomico, è quell’apparato di elaborazione delle informazioni costituito da un aggregato di oltre cinquantamila miliardi di neuroni che interagiscono tra di loro sulla base di meccanismi in parte noti e in gran parte ancora inesplorati.
Sotto il profilo funzionale per mente umana si deve intendere quell’apparato che ci consente di elaborare alcuni dei messaggi che riceviamo. In figura 1 è rappresentato un classico schema della nostra mente e delle sue interazioni. Come si può osservare l’immagine è molto simile ad un qualsiasi schema a blocchi che possiamo trovare nei testi di informatica per spiegare l’hardware di un computer. Infatti, se si vuole mantenere questa analogia, si può dire che l’hardware umano è costituito dal sistema nervoso centrale, dai nervi periferici, dagli organi di senso, dall’apparato fonatorio e dal nostro corpo. Il software è costituito dai programmi, cioè dalle istruzioni presenti nella nostra mente. Di conseguenza il software “biologico” è in stretta dipendenza dalle interazioni con l’ambiente esterno.

schema mente umana e interazioni

Fig. 1 -  Schema della mente umana e delle sue interazioni.

E‘ evidente che le informazioni che la mente è in grado di elaborare provengono quasi esclusivamente dall’esterno, mentre sono di secondaria importanza le informazioni che provengono dal nostro corpo.
Queste interazioni sono state studiate da Sir Karl Popper e da John Eccles e schematizzate in figura 2. Questi autori riconoscono che tutte le esperienze che sviluppano all’esterno e all’interno di un uomo sono riconducibili a tre raggruppamenti, indicati come tre “mondi” (5. 6).
Il mondo 1 è quello degli oggetti e degli stati fisici, vi appartiene tutto ciò che è materia, sia inorganica che organica.
Il mondo 2 comprende gli stati di coscienza. A questo mondo appartengono le nostre conoscenze, le nostre emozioni, i nostri ricordi, le nostre immaginazioni, ecc.
Il mondo 3 comprende la conoscenza in senso oggettivo. Questo è l’intero mondo della cultura, è un mondo che appartiene esclusivamente alla nostra specie.

tre mondi popper

Fig. 2  -  Rappresentazione in forma tabellare dei tre mondi che comprendono
tutto ciò che esiste e tutte le esperienze

secondo quando definito da Karl Popper.
(da John C. Eccles "La conoscenza del cervello", Piccin Editore, Padova, 1976).

 

  1. INTERAZIONI DELL’UOMO CON L’AMBIENTE

Le principali interazioni che l’uomo ha con l’ambiente esterno sono la percezione, l’attenzione, l’apprendimento, la memoria, il pensiero e la comunicazione.

1.1.  La percezione

Per percezione s’intende l’insieme dei meccanismi attraverso i quali la mente acquisisce informazioni sia sugli eventi che accadono nel mondo esterno e sia su quelli che avvengono nell’organismo stesso (ovvero nel così detto “mondo interno”). Distinguiamo quindi, secondo Polten, tre livelli di percezione: una percezione esterna, una percezione interna e una percezione che viene definita l’essenza dell’individuo (“io puro”) (figura 3) (5, 17).
Il primo livello è costituito dalla percezione esterna, cioè da quelle sensazioni che siamo in grado di ricavare attraverso i nostri organi di senso. Noi percepiamo immagini visive, suoni, odori, sensazioni gustative, tattili e dolorifiche. Sempre attraverso gli organi di senso percepiamo sensazioni relative al nostro corpo come il dolore interiore e la sensazione della nostra posizione nello spazio.
Il secondo livello è costituito dalla percezione interna, cioè le nostre emozioni (gioia, paura, tristezza, collera, ecc.), i nostri ricordi, le nostre immaginazioni. Sono queste sensazioni proprie del nostro mondo interno.
Al centro di queste due forme di percezione vi è l’essenza dell’individuo (figura 3). Noi siamo sostanzialmente degli esseri capaci di esperienze coscienti (5, 6).
Affinché si realizzi qualsiasi forma di percezione umana sia esterna che interna, sono presenti diverse strutture: il recettore, il neurone sensitivo primario e i neuroni centrali sottocorticali e corticali.

coscienza-govoni-orl2

Fig. 3 -  Mondo della coscienza.
Le tre componenti postulate nel mondo della coscienza,
assieme a una tavola con l'elenco dei loro costituenti.
(Da John C. Eccles "La conoscenza del cervello", Piccin Editore, Padova, 1976).

Il recettore è quella cellula specializzata in grado di trasformare un’informazione proveniente dall’ambiente esterno o interno in una scarica elettrica di impulsi nervosi. Si distinguono quattro tipi di recettori: esterocettori, telerecettori, enterocettori e propriocettori (Sherrington, 1906) (14,15).
Gli esterocettori sono i recettori tattili, termici e gustativi, mentre i telerecettori sono quei recettori in grado di percepire ciò che viene da lontano, come stimoli visivi, uditivi e olfattivi. Attraverso questi recettori raccogliamo informazioni su quanto avviene nell’ambiente; mentre le informazioni su quanto si verifica all’interno del nostro corpo sono trasmesse dagli enterocettori. Alcuni di loro, quelli situati sulla superficie del canale alimentare, sono in realtà degli esterocettori, cioè dei recettori dolorifici e termici interni al nostro organismo. Altri sono veri esterocettori, che informano il nostro cervello sulla pressione arteriosa, sulla variazione chimiche del sangue ecc.
I propriocettori sono recettori che hanno il compito specifico di portare al cervello informazioni sulla posizione assunta dal nostro corpo nello spazio; comprendono i fusi neuromuscolari, i corpi tendinei del Golgi, i recettori articolari ed i recettori labirintici. I propriocettori inviano stimoli al cervello affinché possa regolare il tono posturale e i movimenti volontari o riflessi.
Si vuole sottolineare che i processi cognitivi iniziano con l’acquisizione di informazioni dall’esterno; quindi nell’ambito della percezione, quella esterocettiva assume un’importanza fondamentale.
Il fenomeno mediante il quale uno stimolo sensoriale arriva alle aree corticali è la base fisiologica della percezione, che permette alle nostre aree corticali di acquisire delle informazioni su quanto avviene nel mondo esterno e dentro di noi (15).

1.2. L’attenzione

Le percezioni che ciascuno di noi riceve, anche in un periodo molto breve, sono numerose. Il nostro cervello è in grado di ignorarne moltissime e concentrarsi solo su alcune di esse. Quindi solo un’esigua parte delle percezioni è sottoposta ad una elaborazione approfondita. Questo fenomeno è l’attenzione. L’attenzione è quindi paragonabile ad un filtro; solo le percezioni particolarmente incisive sono in grado di superarlo per poi essere elaborate in modo approfondito da parte dell’encefalo.

1.3.        L’apprendimento e la memoria

Affinché si possa confrontare quanto appreso con le nuove informazioni è necessario che la nostra mente abbia la capacità di ricordare. Infatti l’uomo è in grado di modificare il comportamento sulla base delle esperienze precedenti. Viene definito come apprendimento la modificazione del comportamento per gli effetti delle percezioni precedenti, cioè dell’esperienza.
Per poter utilizzare quanto si è appreso è necessaria la sua memorizzazione. Questa si svolge in tre fasi: la percezione dei contenuti, la loro conservazione ed infine il recupero dei contenuti.
La memoria è quindi fondamentale nello sviluppo del nostro pensiero, infatti noi non siamo altro che l’insieme dei nostri ricordi. Se ritorniamo alla figura 2 si può vedere che tutto quanto è racchiuso nel mondo 3 e anche parte del mondo 2 può svilupparsi solo grazie alla memorizzazione.

1.4.        Il pensiero

Per pensiero s’intende l’elaborazione delle informazioni. L’uomo ha la capacità di costruire entro il suo apparato cognitivo una specie di modello “virtuale” dell’ambiente. Egli è in grado di operare all’interno di questo modello, trae delle considerazioni ed eventualmente modifica il suo comportamento. Questa capacità di costruire un modello “virtuale” dell’ambiente si realizza soltanto sulla base delle esperienze percettive.
Pensare significa quindi agire interiormente, eseguendo azioni su elementi semplici al fine di ricavare considerazioni più complesse.

1.5.        La comunicazione

La comunicazione è la facoltà di esprimere il nostro pensiero. Nell’uomo si riconoscono due forme importanti di comunicazione: quella verbo-acustica e quella visivo-gestuale. La comunicazione verbo-acustica non è altro che il linguaggio parlato. E’ questo una caratteristica peculiare della specie umana. Tramite il linguaggio gli uomini possono informare gli altri uomini sulle esperienze passate, sui bisogni attuali e sui progetti futuri (2). Una lingua, inoltre, consente di attribuire ad ogni azione o ad ogni oggetto reale un termine astratto. E’ quindi molto facile, attraverso il linguaggio, definire in maniera astratta i vari aspetti della realtà. La nostra mente utilizza appunto il linguaggio per costruirsi quel modello “virtuale” dell’ambiente indispensabile per sviluppare il pensiero. Infatti tutti gli uomini pensano nella lingua in cui sono abituati a parlare.
L’uomo si esprime anche senza gli apparati uditivo e fonatorio: si parla di comunicazione visivo-gestuale. E’ questa una forma di comunicazione che privilegia le possibilità espressive del gesto e dei movimenti del nostro corpo. Si tratta di una modalità espressiva nettamente inferiore, rispetto alla modalità verbo-acustica, per quantità e qualità d’informazioni che si possono trasmettere.

 

2     L'ELABORAZIONE DELLE PERCEZIONI UDITIVE E VISIVE

E’ ormai accertato che la nostra mente, per svilupparsi, deve elaborare informazioni provenienti dall’esterno. Informazioni che raggiungono il nostro cervello attraverso i meccanismi della percezione esterocettiva e dell’attenzione.
Gli stimoli enterocettivi e propriocettivi sono irrilevanti ai fini dell’elaborazione del pensiero. Gli stimoli raccolti dagli entrocettori sono importanti solo per la vita vegetativa e noi raramente ci accorgiamo di queste stimolazioni. Gli stimoli provenienti dai propriocettori sono utili per il controllo della postura e, nell’uomo, per il mantenimento della posizione eretta. I meccanismi propriocettivi che regolano moltissime nostre azioni come il camminare, lo stare in piedi, il gesticolare ecc. hanno importanza solo ai fini della comunicazione visivo-gestuale che, come è stato detto, è più limitata rispetto alla comunicazione verbo-acustica.
Ricordo che il sistema enterocettivo e quello propriocettivo degli uomini non sono dissimili da quelli degli animali, quindi non sono stati certamente questi sistemi che hanno permesso all’uomo di comunicare ed elevarsi rispetto agli altri viventi.
Pertanto è grazie alla percezione esterocettiva che riusciamo a ricevere quelle informazioni che sono necessarie per poter elaborare un pensiero.
Se esaminiamo tutte le afferenze esterocettive che giungono al nostro organismo, appare evidente la loro eterogeneicità. Ritengo che le afferenze olfattive, gustative e tattili abbiano una minor rilevanza rispetto a quelle visive e uditive, quindi prenderò in considerazione solo queste ultime.

 La percezione visiva è immediata, con questa modalità sensoriale è possibile, in frazioni di secondo, raccogliere notevoli informazioni. La percezione visiva è particolarmente precisa, permette di localizzare esattamente la direzione da cui proviene il messaggio ed è possibile, con buona approssimazione, calcolarne la distanza. Per contro l’afferenza visiva può realizzarsi solo in particolari condizioni di luminosità ambientale e qualsiasi corpo opaco costituisce un limite alla visione. Inoltre l’occhio umano ha un angolo di visione limitato a 135°-140°.

 La percezione uditiva solitamente è meno immediata di quella visiva, richiede un’attenzione maggiore e più prolungata. Il suono presenta il notevole vantaggio di non conoscere ostacoli alla sua trasmissione. Solo il vuoto è in grado di bloccare la propagazione delle onde sonore; ma questa condizione è irrealizzabile e sarebbe incompatibile con la vita umana. L’apparato uditivo consente, con discreta approssimazione, di localizzare la direzione da cui proviene il suono e ne valuta la distanza.

Un’altra differenza tra apparato visivo e uditivo è che il primo va incontro quotidianamente a periodi di riposo, mentre il secondo è sempre in una condizione di attività.
Già da queste considerazioni mi sembra di poter riconoscere una maggior importanza al sistema sensoriale uditivo rispetto a quello visivo.
Ritengo però che la differenza sostanziale tra questi apparati sia da ricercarsi nella percezione e nell’acquisizione del linguaggio. Ricordo che l’integrità dell’apparato uditivo è indispensabile per lo sviluppo del linguaggio verbale. Questo è sicuramente il mezzo più naturale e più semplice per esprimere e per comunicare il pensiero umano.
L’integrità dell’apparato visivo è determinante per lo sviluppo della comunicazione gestuale: però questa forma di comunicazione presenta importanti limiti, anche se alcuni Autori hanno cercato di rivalutarla (19, 20, 21).
L’uomo comunica principalmente con la modalità espressiva verbo-acustica: di conseguenza la nostra attenzione permette di concentrarci maggiormente sulle afferenze sonore. Infatti il cervello elabora soprattutto queste afferenze, si esprime principalmente attraverso messaggi verbali organizzati in linguaggio e, sempre grazie al linguaggio, elabora pensieri ai massimi livelli di astrazione (3).
Noi siamo in grado di produrre messaggi verbali solo per effetto di un feed-back verbo-acustico, infatti se fossimo sordi dall’età preverbale non parleremmo. Il messaggio verbale, consentendo l’espressione del pensiero, permette il confronto verbale col pensiero di altri uomini. Da questo confronto ricaviamo continue correzioni o conferme su quanto abbiamo elaborato. Quindi attraverso l’apparato verbo-acustico realizziamo un secondo feed-back che ci permette di operare un’importante azione di controllo sul modello virtuale della realtà esistente nella nostra mente e sulle nostre elaborazioni (fig. 4) (11).

sviluppo pensiero umano

Fig. 4  -   Le componenti anatomiche "essenziali" per lo sviluppo del pensiero.

 

L'apparato uditivo è fondamentale della raccolta delle informazioni dall'ambiente esterno e così inizia il meccanismo dello sviluppo del pensiero. Il cervello pensa preferibilmente nella lingua in cui si è abituati a sentire e poi a parlare. Il nostro cervello stimola l'apparato fonatorio e si esprime tramite messaggi verbali. Il messaggio verbale viene percepito anche da chi lo ha espresso (feed-back verbo-acustico). Questo è un meccanismo indispensabile nell'apprendimento del linguaggio. 
Esiste inoltre un secondo feed-back, tramite il quale confrontiamo il nostro pensiero con quello di altri uomini. Da questo confronto il cervello ricava, sempre tramite l'apparato uditivo, conferme o modifiche al modo di pensare.
Nello schema di fig.4 il cerchio simboleggia l'uomo. All'interno di questo cerchio le frecce nere indicano le vie nervose afferenti, quelle bianche le vie nervose efferenti.

 

L’insieme formato da apparato sensoriale uditivo, cervello e apparato fonatorio rappresenta quindi un sistema essenziale per lo sviluppo delle capacità cognitive dell’uomo. Qualcuno potrebbe obiettare che anche l’apparato visivo avrebbe un ruolo non secondario nella maggioranza dei processi di apprendimento. Personalmente sono convinto che esista una netta superiorità dell’apparato uditivo e desidero esporre più ampiamente questa mia considerazione. Ritengo che il confronto degli apparati sensoriali acustico e visivo possa essere fatto osservando chi è cieco e chi è sordo dalla nascita. Spesso molti studi psicologici condotti su bambini sordi e su bambini ciechi presentano una grave inesattezza. Nei soggetti ciechi è sempre relativamente facile trovare un gruppo di ciechi assoluti: mentre è molto più difficile trovare un analogo gruppo di sordi profondi, in quanto la sordità profonda bilaterale è piuttosto rara. Spesso si osserva che sono stati presi in considerazione anche bambini ipoacusici medi e gravi. A mio parere per confrontare correttamente cecità e sordità occorre far riferimento alla cecità assoluta dalla nascita e alla sordità profonda preverbale (intendendo una perdita uditiva media superiore a 90 dB nell’orecchio migliore). I ciechi hanno difficoltà di apprendimento in relazione ai vari settori dello scibile. Essi apprendono relativamente bene materie in cui è richiesta una capacità di astrazione. Hanno maggiori difficoltà nell’assimilare determinati concetti e alcuni come, per esempio la prospettiva o la topografia sono praticamente impossibili da insegnare a chi non vede dalla nascita. Occorre tener presente che i ciechi sviluppano normalmente il linguaggio ed hanno la tendenza ad elaborare delle descrizioni iperverbali per supplire alle loro carenze. Cercheranno di vicariare alla mancanza della vista soprattutto attraverso il tatto e la comunicazione verbo-acustica. Col tatto potranno apprezzare le forme e, tramite sistemi specifici, per esempio l’alfabeto Braille, saranno in grado di scrivere e leggere. Il compenso al deficit visivo potrà avvenire anche attraverso l’udito. Ai fini della comunicazione i ciechi non trovano ostacoli insuperabili, riescono ad esprimere i loro pensieri tramite la voce e la scrittura. Usano quindi due delle tre principali forme espressive di ogni uomo. La mancanza della vista porta quindi ad una riduzione di alcuni meccanismi di correzione, però non si arriva mai a serie compromissioni delle interazioni con gli altri uomini. Queste interazioni sono il secondo feed-back indicato in fig. 4. I sordi hanno importanti difficoltà di apprendimento, se ben educati riescono a comprendere concetti concreti, mentre hanno notevolissime difficoltà nel compiere ragionamenti astratti. Ricordo ancora che i bambini sordi, presentando un mancato sviluppo del linguaggio verbale, hanno un gravissimo deficit espressivo. E’ questo un deficit che incide profondamente sullo sviluppo mentale. I sordomuti hanno quindi difficoltà notevoli non solo nel percepire informazioni, ma anche nell’esprimere il loro pensiero (4, 12, 13, 18). Vorrei ricordare una nozione di carattere storico che conferma le differenze tra cecità e sordità. Nel diritto romano il sordo dalla nascita era equiparato al grave insufficiente mentale. Solo nella seconda metà del sedicesimo secolo, grazie agli interventi del giurista Paolo Zacchia si arrivò a distinguere, sul piano giuridico, il sordo da chi è affetto da turbe mentali (7). Non è noto che il cieco dalla nascita sia mai stato equiparato al debole di mente.

Sotto l’aspetto anatomo-fisiologico la perdita di una afferenza sensoriale determina la presenza di un’area corticale elettricamente silente. Nel caso della sordità preverbale l’area cerebrale silente comprende l’area acustica e quella del linguaggio. Queste zone d’isolamento elettrico costituiscono un ostacolo per lo svolgimento delle normali funzioni corticali (16). Si può quindi dire che la cecità è la perdita di un’afferenza sensoriale, mentre la sordità determina, oltre che all’esclusione di un’afferenza, anche un’importante diminuzione delle capacità espressive.

 

3.     GLI EFFETTI DELLA VICARIETA' SENSORIALE

Mi sembra evidente che il deficit sensoriale visivo e il deficit sensoriale acustico, essendo handicap molto diversi, abbiano possibilità vicarianti nettamente diverse.
Se, per esempio, prendiamo in considerazione una delle azioni più utilizzate dall'uomo: la lettura, osserveremo che il cieco e il sordo avranno un comportamento diverso. Il cieco, grazie alla tecnica Braille o mediante l'ascolto, sarà in grado di "leggere" qualsiasi testo.
 Inoltre grazie al linguaggio verbale potrà confrontarsi con altri uomini e verificare facilmente se ha compreso quanto ha “letto”. Il suo comportamento si integrerà facilmente con quello degli altri uomini che leggono.
Il sordo profondo, se ben educato, non ha difficoltà a leggere, però ha difficoltà ad esprimersi, quindi non riesce a confrontare con altri uomini il contenuto di quanto ha appreso. Avrà sempre difficoltà per capire se quanto ha letto è stato da lui pienamente compreso. I suoi ragionamenti resteranno chiusi in lui e questo lo porterà a non appassionarsi alla lettura. In ultima analisi il sordo avrà la tendenza a non leggere. Questa verità è ben conosciuta dagli educatori dei sordomuti, i quali sono consapevoli che la stimolazione alla lettura è fondamentale per il recupero di questi bambini (8, 9).
Con questo esempio vorrei evidenziare la profonda differenza che esiste tra chi ha la perdita di una afferenza sensoriale e riesce a superarla parzialmente (il cieco) e chi si trova chiuso tra due handicap, uno esterocettivo e l’altro espressivo (il sordo). Per effetto di questo doppio handicap il sordo trova difficoltà a compiere azioni, come la lettura, in cui l’handicap della sordità dovrebbe essere irrilevante.

 

Il senso della vista risulta quindi vicariabile, almeno in parte, con l'udito e col tatto. 
Il senso dell'udito e la conseguente incapacità ad esprimersi verbalmente sono vicariabili attraverso gli altri sensi in modo del tutto insufficiente per sopperire all'handicap determinato dalla sordità. Per questo sorgono notevoli difficoltà quando si vuole educare ed integrare un bambino sordo.
Questi concetti mi sembrano sufficienti per ritenere molto più grave il danno uditivo rispetto a quello visivo.
Però le differenze, a mio parere, sono ancora più importanti. Chi è privo dell'udito ha notevoli difficoltà ad esprimere il suo pensiero. Ha un' estrema difficoltà a costruirsi un modello "virtuale" della realtà e confrontarlo con quello degli altri uomini. Al sordo manca questo confronto, egli è privo del meccanismo di correzione di quanto ha elaborato interiormente. Infatti chi è sordo dall'età preverbale presenta notevoli difficoltà ad elaborare ragionamenti astratti. Concetti di ordine morale, etico, sociale ecc. sono difficilissimi da apprendere per chi non sente.
E' verosimile che il danno all'attività elettrica corticale prodotto dalla cecità essendo localizzato nella corteccia occipitale, abbia meno interferenze con l'attività elettrica globale e, forse, da qui deriva la sua più facile vicariabilità. E' pure ipotizzabile che la sordità, coinvolgendo aree complessivamente più estese e più centrali, produca una profonda modificazione dell'attività neuronale corticale. In tal modo molti circuiti neuronali saranno interrotti e sarà più difficile sviluppare una vicarietà sensoriale.
E' verosimile che questo comporti nel sordo una diversa organizzazione dei meccanismi di apprendimento, della memoria e della comunicazione, producendo, in ultima analisi, importanti modificazioni nell'elaborazione del pensiero.
Le comuni concezioni sulla cecità vanno da giudizi pessimistici e completamente negativi fino a giudizi del tutto opposti, in cui si riconoscono al cieco delle capacità sensoriali (tattili, acustiche ed olfattive) superiori alla norma. Ovviamente la verità sta nel mezzo. Il cieco non è altro che un essere umano a cui è stato tolto l'uso degli organi della vista (10).
Definire il sordo dalla nascita è estremamente più complesso. E' errato ritenerlo un uomo che non sente, come pure è sbagliato ritenerlo un uomo che non sente e che non parla. Il bambino sordo è un essere umano privo della capacità di udire, incapace di sviluppare naturalmente il linguaggio e, avendo estreme difficoltà a vicariare i suoi deficit, presenta modificazioni neuropsichiche e comportamentali. In altre parole, per effetto della difficoltà ad esprimere il suo pensiero, maturerà un proprio modo di pensare, diverso da quello di altri uomini (1, 9).

In conclusione si sostiene quanto sia importante, nella vita di relazione di ogni uomo, il senso dell'udito e la capacità di esprimersi attraverso il linguaggio. Un deficit del solo apparato uditivo, per effetto delle strette connessioni tra apparati otoneurologico e neurolaringologico, comporta la realizzazione di modelli virtuali della realtà diversi da quelli degli altri uomini. Di conseguenza nel sordo c'è un differente modo di elaborare le informazioni ricevute.
L'uomo, come hanno sostenuto Popper ed Eccles, è un interazionista. La sordità, isolando l'uomo dagli altri uomini, arriva a determinare importanti barriere nello sviluppo cognitivo.
Si vuole quindi sottolineare come l'insieme di apparato uditivo, cervello e apparato fonatorio sia essenziale per l'uomo.
Se si vuole tutelare la salute di ogni essere umano si dovrà, in primo luogo, salvaguardare questi tre apparati.
Da quanto esposto risulta che il cieco, riesce, attraverso i sensi vicarianti a superare pur con difficoltà molte barriere determinate dalla cecità. Per chi è privo dell'udito è sicuramente più difficile riuscire a superare gli ostacoli imposti dalla sordità, la vicarietà sensoriale, come ho accennato, si realizza con difficoltà. Anche se il recupero di un bambino sordo è difficoltoso, non è un evento impossibile. Anche per questi piccoli pazienti ci sono concrete speranze d'integrazione.
Da parecchi anni si è visto che esiste, per chi è sordo dall'età preverbale, la possibilità di ricevere un'educazione specifica e sviluppare possibilità di comunicazione (linguaggio orale e comunicazione visivo-gestuale). Si riconosce che la diagnosi audiologica precoce ed un immediato trattamento educativo specifico siano i punti fondamentali per arrivare ad un recupero di questi bambini.

 

BIBLIOGRAFIA 

1) Bianchi di Castelbianco F., Di Renzo M.: Disfasia, dislessia, sordità. Diagnosi precoce e rieducazione. Edizioni Scientifiche Oppici, Parma, 1986.
2) Bruno G.: Manuale di fisiopatologia della comunicazione verbale. Verduci editore, Roma, 1984.
3) Damasio A.R., Damasio H.: Cervello e linguaggio. Le scienze; 291, nov. 1992: 65-72.
4) Del Bo M., De Filippis A.: La sordità infantile grave. Armando Armando editore, Roma, 1981.
5) Eccles J.C.: La conoscenza del cervello. Piccin editore, Padova, 1976
6) Eccles J.C.: The human psyche. Springer International, Berlin – Heidelberg, 1980.
7) Ferreri G.: Disegno storico dell’educazione dei sordomuti. 3 voll. Soc. Editrice Libraria, Milano, 1916-1919.
8) Francocci G.: Il sordomuto nella scuola e nella vita. F.lli Bocca Editori, Milano, 1942.
9) Furth H.G.: Pensiero senza linguaggio – Implicazione psicologiche della sordità. Armando Armando editore, Roma, 1971.
10) Girladi G.: L’educazione dei ciechi. Armando Armando editore, Roma, 1961.
11) Govoni C.: La sordità infantile. Edizioni Scientifiche Oppici, Parma, 1994.
12) Hirano M., Kirchner J.A., Bless D.M.: Neurolaryngology. College Hill Press. Boston, 1, 7, 1987.
13) Katz J.: Handbook of clinical audiology. Fourth edition. Williams & Wilkins, Baltimore, 1994.
14) Milner P.M.: Psicologia fisiologica. Zanichelli editore, Bologna, 1974.
15) Moruzzi G.: Fisiologia della vita di relazione. UTET, Torino, 1975.
16) Perdoncini G.: La formation du langage de l’enfant sourd. Acta ORL Belga, 1956; 10: 356.
17) Polten E.P.: Critique of the Psycho-Physical Identy Teory. Mouton. The Hague, 1972
18) Sachs O.: Vedere voci. Un viaggio nel mondo dei sordi. Adelphi edizioni, Milano, 1990.
19) Stokoe W.C.: Sign Language Structure: an Outline of the visual Comunication Systems of the American Deaf. Std. Linguistics, vol. 8; 1960.
20) Volterra V.: I segni come parole: la comunicazione dei sordi. Boringhieri editore, Torino, 1981.
21) Volterra V.: La lingua italiana dei segni. La comunicazione visivo-gestuale dei sordi. Il mulino, Bologna, 1987.

 

Tratto da: Verbano Medico, volume XII, 1995, pagg.50-61, Editore l’Eremo di Miazzina, Verbania.

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L’uomo  è  un  interazionista.
Il sistema otoneurolaringologico è il fulcro della vita di relazione,
è grazie a questo sistema che l'uomo può pensare e sviluppare il pensiero.
 

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 .

 

Secondo uno studio pubblicato alla fine del 2014 dalla Johns Hopkins University due terzi di tutti i tumori maligni sarebbero dovuti al caso.
Questa notizia subito diffusa dai principali media nazionali ha stimolato l'intervento dei più importanti oncologi nazionali per smentirla.
E' abbastanza naturale che i sostenitori della prevenzione e di un corretto stile di vita non possano ammettere che i loro (ad anche miei) consigli in tema di dieta, comportamento e accertamenti diagnostici preventivi siano quasi inutili.
Sono dell'idea che i ricercatori della Hopkins University non abbiano tutti i torti. In primo luogo attribuiscono a mutazioni genetiche casuali i due terzi dei tumori di tutto l'organismo umano. 

Si precisa che non esiste il cancro come unica malattia. I tumori maligni sono tante malattie diverse per ciascun organo colpito e ogni organo può manifestare forme cancerose differenti tra loro.

E' importante non generalizzare troppo e valutare ogni singolo tumore, perchè in ciascuna sede i fattori eziopatogenetici hanno incidenza diversa. Lo studio è stato eseguito sulle cellule staminali di 31 tessuti. In 22 casi le mutazioni casuali avrebbero determinato il cancro. Nei restanti nove casi sarebbero stati determinati fattori ambientali e la familiarità. Tra questi ultimi ci sono i tumori dei polmoni, della laringe, del fegato e della tiroide.
E' evidente che per certi tipi di tumore come quello del polmone fattori oncogeni come il fumo di sigaretta hanno un peso determinante.
La notizia va letta con attenzione.

 

eccellenze govoni 16 tumori bocca carcinoma

Nella foto un carcinoma della bocca in forma avanzata.
Si noti come il paziente faccia fatica ad aprire la bocca.

 

Nel febbraio 2016 a Verona si è svolto un convegno rivolto a medici di base e specialisti ospedalieri e del territorio per focalizzare l'attenzione sull'audiologia. L'audiologia è una disciplina che non tutti gli operatori sanitari conoscono bene. Spesso per i pazienti risulta difficotoso avere informazioni corrette sulle possibilità diagnostiche, terapeutiche e anche sulle possibilità di usufruire di presidi riabilitativi. Il problema è stato di particolare interesse ed ha visto una folta partecipazione.

Il corso si è tenuto il 20 febbraio 2016 a Verona. 
L'audiologia è molto importante, è una specialità che abitua il medico al ragionamento scientifico. Con gli esami più semplici come l'esame audiometrico e l'impedenzometria si esegue una diagnosi di sede. Cioè si individua lungo il percorso che il suono esegue per raggiungere la corteccia cerebrale la sede dell'ostacolo. Avendo localizzato la sede diventa più facile localizzare la malattia.

 sordita schema via uditiva carlo govoni otorino

 Nel disegno si osserva in basso a sinistra l'orecchio medio, costituito dalla membrana timpanica e dai tre ossicini.
Col n. 1 la coclea, col n. 2 il nervo acustico (o meglio nervo cocleare), col n. 3 il nucleo colcleare nel ponte, col n. 4 la corteccia uditiva primaria e con n. 5 altre aree del cervello per la memoria sonora.

 

Il cervello è l’organo principale del sistema nervoso centrale, qui hanno sede i centri della motilità, della percezione sensoriale, della memoria, del linguaggio e di tutte le funzioni superiori. Il cervello è contenuto nella scatola cranica e contiene i centri che presiedono alla motilità, alla percezione sensoriale e a molte altre funzioni come l'attenzione, l'apprendimento, la memoria, l'elaborazione delle informazioni e la loro comunicazione.

Mente è un termine che sfugge ad una definizione. Si riconoscono tre posizioni.

A  La mente è il software biologico del nostro cervello. L’hardware è costituito da organi di senso, laringe e cervello.

B  La mente è l’espressione delle attività cerebrali. Le indagini più accreditate per lo studio della mente sono le indagini sugli effetti delle lesioni cerebrali localizzate (sia traumatiche che ischemiche) al fine di identificare regioni specifiche con funzioni precise.

C  La mente umana ha caratteristiche proprie. La mente va indagata in quanto tale ed è dissociata dalla fisiologia del cervello.

Ritengo che la prima definizione (mente = software biologico) sia la definizione più semplice e più aderente al vero. La mente umana, al pari di qualsiasi software deve muoversi su un hardware complesso. Che la mente sia l’espressione delle attività cerebrali è egualmente vero. I sistemi di studio attraverso le lesioni a carico di determinati nuclei o determinate aree cerebrali sono una metodica corretta per cercare di capire che cos’è la mente, ma non esclusiva.

Coloro che sostengono che la mente abbia caratteristiche proprie la vedo come una tesi poco aderente alla realtà. Affermo questo per due principali motivi. a) Il vissuto di un uomo è fondamentale per lo sviluppo della mente. b) Le lesioni dell’hardware, e qui non dobbiamo intendere solo le lesioni encefaliche, ma anche quelle degli organi sensoriali e come ho spesso sostenuto condizionano in modo notevole sviluppo della mente. Gli organi di senso principali sono vista e udito, e pure importanti sono le lesioni dell’apparato fonatorio.

Ho fatto spesso riferimento ai bambini sordomuti, questi non hanno che una sola lesione: non sentono. Il non sentire non permette loro lo sviluppo del linguaggio. Il non sentire li ostacola nell'apprendimento. L'apprendimento non è altro che il software biologico che si accresce. Come in tutti i meccanismi evoluti c'è necessità di un ritorno di segnale per capire se l'apprendimento c'è stato. Come possiamo capire che un cervello sta apprendendo correttamente se quel soggetto non parla?

E' palese il cervello da solo è poca cosa. Quello che sono importanti sono le istruzioni che riceve (apprendimento), la loro elaborazione, la loro esteriorizzazione. Solo se una persona si esprime col linguaggio possiamo capire se ha o non ha capito un concetto.

Affinchè questo software denominato mente (o pensiero) possa svilupparsi sono indispensabili per il cervello umano due feed-back.

 

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