Le malattie professionali (o tecnopatie) sono malattie di difficile diagnosi in quanto sono identiche alle malattie non professionali, si distinguono solo per la causa. Al medico che affronta queste malattie spesso viene chiesto di dimostrare o di escludere che sono state determinate dall'attività lavorativa.
La malattia professionale più frequente è l'ipoacusia da rumore, cioè la perdita uditiva che si verifica per il rumore ambientale molto intenso. Viene anche chiamata sordità professionale. Non esistono terpie per la sordità professionale, l'unica difesa è la prevenzione.

Ricordo che l'INAIL nel periodo 2000/2010 ha indenizzato mediamente dai 1500 ai 1100 casi all'anno ed ha rinosciuto, senza indenizzo circa 2600/1500 casi all'anno. Si tratta di un problema sociale molto importante e l'unica arma di difesa è la prevenzione.

 

Oggi tutti gli ambienti di lavoro sono controllati dal datore di lavoro e dall'ASL. Quindi i rischi di malattia professionale sono noti e su questi rischi (in particolare il rischio rumore) devono essere informati i lavoratori esposti.

Per quanto attiene l'ipoacusia da rumore il datore di lavoro deve cercare di insonorizzare le macchine utensili (laddove sia ragionevolmente possibile) e deve fornire al lavoratore otoprotettori (tappi o cuffie).

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I sistemi di otoprotezione più diffusi sono le cuffie insonorizzanti (vedi foto) e i tappi antirumore. Le cuffie vanno molto bene per lavoratori che usano direttamente strumenti rumorosi come martelli pneumatici, decespugliatori, flessibili. Questi lavoratori possono mettersi e togliersi le cuffie con facilità sono quando usano strumenti potenzialmente otolesivi.

Nonostante questi accorgimenti di otoprotezione è possibile che un lavoratore subisca egualmente dei danni. Ai lavoratori esposti a rumore si consiglia di eseguire periodicamente degli esami dell'udito (esami audiometrici) presso un servizio pubblico o da un otorinolaringoiatra di fiducia. Molto importante è un esame dell'udito eseguito nei mesi immediatamente successivi al pensionamento o al cambio di mansione o alla sospensione dal lavoro (es. cassa integrazione guadagni). Dimostrare una ipoacusia non è difficile, ma dimostrare che questa è stata provocata dal rumore percepito durante il lavoro è molto complesso, soprattutto per quei lavoratori che usano strumenti rumorosi saltuariamente (ipoacusie non tabellate).

Le attività industriali o artigianali come quella del fabbro rientra tra le ipoacusie tabellate, per il lavoratore è importante dimostrare la sordità e formulare una richiesta di indennizzo sarà relativamente semplice.

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Molto diverso sarà ottnere un indennizzo per coloro che hanno subito riduzioni di udito e la loro attività non è tabellata; per esempio muratori, saldatori occasionali, giardinieri, ecc.

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E' molto difficile fare prevenzione per i musicisti. Questi dovranno agire di propria iniziativa, dovranno fare esami dell'udito e valutare la sonorità degli strumenti. Oggi, soprattutto chi suona o ascolta musiche moderne si sottopone sia nelle prove che nei concerti ad esposizioni superiori a 85 dBA. Questa esposizione è otolesiva e se prolungata per anni si arriva a danneggiare l'udito al pari di chi ha lavorato in fabbrica. E' difficile anche proteggersi. Le strade sono due. 1) Cercare, soprattutto durante le prove, di suonare a bassa intensità.   2) Esistono otoprotettori (tipo tappi da inserire nell'orecchio) che lasciano passare alcune frequenze, in questo modo il musicista può rendersi conto abbastanza bene dei pezzi che sta suonando.

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Altre persone che dovrebbero stare attente al rumore sono coloro che semplicemente ascolatano musica ad alto volume. Qui sarebbe sufficiente rendersi conto del problema e non esagerare nelle amplificazioni.

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Consiglio a tutti coloro che lavorano nel rumore e in particolare a coloro che esercitano attività non tabellate di sottoporsi ad esami audiometrici e conservare tutti i tracciati. Se si è lavoratori sottoposti a controlli periodici suggerisco di rivolgervi ad un otorinolaringoiatra di vostra fiducia che vi faccia un esame audiometrico ogni 5-10 anni. Se siete lavoratori considerati non a rischio e pertanto non sottoposti a controlli periodici dell'udito consiglio a maggior ragione una visita da un otorinolaringoiatra di vostra scelta e, sulla base dell'esame audiometrico, concordate con lui la frequenza dei controlli audiometrici.
Alla fine della vostra vita lavorativa raccogliete tutti gli esami audiometrici in vostro possesso e recatevi da uno specialista otorinolaringoiatra che abbia competenze nel settore della valutazione delle sordità professionali e valutate con lui il vostro stato di salute uditiva. Se i fosse un danno da esposizione a rumore questo dovrà essere denunciato all'INAIL. 

 

 

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