Carlo Govoni
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Dott. Carlo Govoni
Medico Chirurgo
Specialista in Otorinolaringoiatria
Chirurgia Testa e Collo
Master in vestibologia
Tel. 3358040811 dal lunedì al venerdì preferibilmente dalle 10,30 alle 12,00
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Con il miglioramento delle tecniche di Risonanza Magnetica Nucleare mirata sui nervi cocleare, vestibolare e facciale è sempre più frequente la diagnosi di conflitto neuro-vascolare in persone che soffrono per un acufene.
Non è raro che nella risposta del neuroradiologo il paziente legga una definizione alquanto sibillina: conflitto neurovascolare.
La prima osservazione da fare è analizzare le caratteristiche dell'acufene in rapporto al conflitto. Se l'acufene è omolaterale al conflitto, cioè è avvertito in un solo orecchio e questo è quello dove è stata posta diagnosi di conflitto neuro-vascolare, allora il caso merita un particolare approfondimento. In particolare se l'acufene ha caratteristiche pulsanti sincrone col battito cardiaco.
Se si verifica il contrario, per esempio, il conflitto è stato diagnosticato a destra e il paziente percepisce uno strano ronzio a sinistra è evidente che i due eventi non hanno alcuna relazione. Sono dubbi anche quei casi dove il paziente pensa di avere un acufene "nella testa" o in entrambe le orecchie e il conflitto viene evidenziato dal radiologo in un solo orecchio.
Che cos'è il conflitto neurovascolare?
Si tratta di una interferenza, o più spesso una compressione di un vaso arterioso o venoso, verso un nervo cranico. Si tratta di una malattia peculiare della base cranica. In questa pagina si parla di acufeni e pertanto il discorso è limitato ai conflitti a carico dei nervi cranici VIII°(acustico o vestibolo-cocleare) e VII° (facciale). Questi nervi escono dall'osso temporale, percorrono il condotto uditivo interno e l'angolo ponto-cerebellare affiancati. Nella terminologia medica l'insieme di questi nervi è anche detto: pacchetto acustico-facciale. I conflitti neuro-vascolari possono interessare diversi nervi cranici, i più noti sono quelli col nervo vestibolo-cocleare (VIII°); col facciale (VII°), col trigemino (V°) e col glosso-faringeo (IX°). Sono più frequenti i conflitti che coinvolgono il nervo facciale e il nervo trigemino.
Come ho scritto nel titolo mi concentrerò sui conflitti che generano acufeni (o tinnitus), cioè ronzii nelle orecchie, pertanto è sempre interessato il pacchetto acustico-facciale. Qui il nervo interessato è il vestibolo-cocleare (VIII°), chiamato anche nervo stato-acustico.
Per comprendere meglio il problema è necessario fare alcune precisazioni di carattere anatomico sul nervo vestibolo-cocleare. Questo nervo decorre unitamente al nervo facciale e l'insieme prende il nome di pacchetto acustico-facciale (è indicato con 2 nella figura sottostante)
Il contatto tra un vaso (quasi sempre arteria cerebellare anteriore-inferiore) ed il nervo vestibolo-cocleare è una possibile causa di acufeni pulsanti. Questa arteria tende a formare un'ansa (4) che si appoggia sul pacchetto acustico facciale (2) e in molti casi proprio da quest'ansa si diparte l'arteria uditiva interna (3). Un' altra caratteristica di questo tipo di conflitto sono gli attacchi ricorrenti di vertigini, questi si verificano quando il contatto tra vaso arterioso e nervo riguarda il nervo vestibolare. Si hanno attacchi di vertigine di breve durata, spesso associati ad acufeni (vestibular paroxysmia).
Visione dell'angolo ponto-cerebellare destro secondo la via d'accesso retrosigmoidea.
1: nervo trigemino; 5: tronco basilare; 6: nervi misti
Altri numeri nel testo.
Le varianti anatomiche rispetto al disegno sono numerose. Nel disegno si vede il pacchetto acustico facciale penetrare nell'osso temporale attraverso il meato acustico interno. In alcuni casi l'ansa (4) dell'arteria cerebellare anteriore inferiore è più lunga e penetra all'interno del meato acustico interno (o condotto uditivo interno). Coloro che presentano questa variante è più facile che vadano incontro ad acufeni.
Come è già stato detto il nervo vestibolo-cocleare decorre affiancato al nervo facciale, pertanto è relativamente frequente che un vaso arterioso possa esercitare un contatto e una pressione anche sul nervo facciale (VII° nervo cranico). In questi casi il sintomo tipico è lo spasmo di un ramo del nervo facciale, detto anche emispasmo del facciale. Sono presenti spasmi facciali che interessano sempre un solo lato del viso. I muscoli più spesso interessati in queste contrazioni anomale sono l'orbicolare dell'occhio o i muscoli delle labbra. Qui possono essere coinvolti diversi vasi arteriosi come il tronco basilare, l'arteria cerebellare anteriore inferiore oppure l'arteria cerebellare posteriore inferiore.
Trattamento del conflitto neuro-vascolare (ottavo nervo cranico).
Sappiamo che il conflitto neuro-vascolare che interessa l'ottavo nervo cranico è una malattia rara e qualcuno, a mio parere in modo semplicistico, propone l'intervento chirurgico. Si tratta di un intervento di otoneurochirurgia estremamente complesso. La via d'accesso è dietro al padiglione auricolare. Sono descritte due vie: via retrosigmoidea a minima (Bremond) e via sub-occipitale. Quando attraverso una accurata risonanza magnetica nucleare viene posta la diagnosi di conflitto, raramente (o forse mai) si deve proporre al paziente uno degli interventi suddetti dove si spiega che spostando l'arteria o la vena e interponendo materiale idoneo si risolve il problema. Io sono dell'idea che è importante una accurata valutazione del caso sia clinico che radiologico e poi decidere cosa fare. La decisione migliore è spesso aspettare e ripetere le indagini diagnostiche a distanza di anni.
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Può accadere nella vita di sentire un sibilo o un ronzolio in un orecchio che va e viene, a volte dura nel tempo; non c’è dolore ma il fastidio è notevole. Pensiamo che ci sia un apparecchio acceso nella stanza, ma subito capiamo che il ronzio è nella nostra testa o in un orecchio. Se questa sensazione dura poco, al massimo un’ora, non dobbiamo preoccuparci. Se è continua e persiste per oltre un giorno allora è corretto non perdere tempo e affrontare seriamente il problema.
Questo strano fenomeno in medicina si chiama “acufene”.
Preciso subito che l’acufene non è una malattia, ma un sintomo. Per sintomo si intende ciò che il paziente percepisce. Sono sintomi la diminuzione dell’udito, il dolore, la vertigine, ecc. Sono malattie l'otite media, la malattia di Meniére, la vertigine di posizione, il barotrauma, ecc. Sottolineo che l’acufene è uno dei sintomi più enigmatici che un uomo possa avere.
Se siamo tra coloro che sentono un acufene il primo passo da compiere è individuare il medico più idoneo ad aiutarci. L’acufene è un suono percepito in uno o in entrambe le orecchie che non esiste nell’ambiente. Un "suono fantasma" così lo definiscono alcuni pazienti. La causa è quasi sempre di natura uditiva e pertanto lo specialista otorino è il medico più preparato ad affrontare queste situazioni.
Oggi ci sono diverse figure professionali che si sentono in grado di affrontare e guarire un paziente con acufene, in particolare faccio riferimento agli osteopati e ai gnatologi. E’ indubbio che ci possono essere degli acufeni che questi sanitari possono affrontare e anche risolvere, però ritengo che siano solo quegli acufeni correlati a turbe dell’apparato masticatorio o conseguenti a disfunzioni del rachide cervicale o a vasculopatie correlate. Ritengo che questi siano solo una parte degli acufeni.
Perché è molto difficile curare pazienti con acufeni? Perché l'acufene è un sintomo che accompagna la quasi totalità delle malattie dell’orecchio e si manifesta anche in alcune malattie extraotologiche. Quindi bisogna conoscere tutte le malattie dell’orecchio e non solo. E’ importante rendersi conto che l’acufene è un sintomo, pertanto l’ulteriore passo che il medico dovrà compiere è rispondere alla domanda: “in quale parte dell’orecchio si forma l’acufene?”
Se l’orecchio si presenterà sano, oppure se ci sono semplici danni legati all’invecchiamento sarà logico pensare ad una causa al di fuori della via uditiva. Secondo diversi studi circa il 20% di coloro che soffrono di acufene hanno un udito normale o una ipoacusia proporzionata all'età anagrafica. Se è presente una diminuzione dell’udito in un orecchio allora è importante cercarne la causa e partire proprio dall’ipoacusia per studiare l’acufene.
Sono fermamente convinto che il primo esame a cui sottoporre il paziente con un acufene debba essere l’esame audiometrico. Ecco perché ritengo che lo specialista in otorinolaringoiatria sia il medico più adatto per affrontare in prima istanza il problema. A volte i medici di famiglia cercano di anticipare la visita dell’otorino chiedendo esami come i Rx del rachide cervicale o il doppler dei tronchi sopraortici. Questi esami li ritengo poco utili.
Leggi tutto: Uno strano sibilo nell'orecchio, posso fare qualcosa?
TRT è una sigla molto usata e utilizzata dai medici che curano le persone che soffrono di acufeni; è l'acronimo di Tinnitus Retraining Therapy. Lo scopo di questa terapia è "addestrare" l'orecchio di colui che percepisce un acufene a sopportarlo meglio. In italiano viene anche definita Terapia di Riabilitazione dall'Acufene.
Esistono presupposti teorici validi perchè questo modo di affrontare il problema possa funzionare, però ci sono anche considerazioni importanti che limitano questo trattamento.
Per acufene s'intende la percezione di un rumore fastidioso nell'orecchio, senza che questo sia presente nell'ambiente. Può accadere che una persona percepisca un rumore in un orecchio. Di solito si tratta di un sibilo, o di un fruscio simile al vento che muove le foglie, oppure sembra un suono di campanelli lontani o il rumore di un motorino elettrico. Tutte queste sensazioni si verificano in assenza di stimolo sonoro esterno. Il fastidioso rumore viene riconosciuto solo dalla persona che soffre di questa malattia e chi sta accanto a lei non sente nulla. Può essere percepito con una o con tutte e due le orecchie, oppure come se provenisse dall'interno della testa. Si ritiene che sia provocato da alterazioni dell'apparato sensoriale uditivo o da alterazioni dei meccanismi che elaborano il suono.
Udire un ronzio in un orecchio è un sintomo abbastanza comune e, purtroppo, è anche facile sentirsi dire che non c’è nulla da fare. ... La realtà è diversa.
I pazienti affetti di acufeni sono molti, si parla dell'8% della popolazione, e queste persone rappresentano un problema molto difficile per gli otorinolaringoiatri. Ho lavorato per molti anni nel servizio pubblico e ho capito che non c'era mai il tempo sufficiente per cercare di comprendere i problemi di queste persone. Oggi che lavoro solo nel privato ho più tempo per ciascun paziente, ma capisco che il problema è difficile e anche una visita accurata, a volte, non basta.
Il paziente affetto da acufeni richiede una valutazione molto complessa. Per affrontarlo bisogna conoscere tutta l'audiologia e l'otologia.
Il servizio sanitario pubblico è orientato soprattutto nei confronti di chi ha dolore, o sanguina, o ha perso l'udito. La quasi totalità delle persone che hanno un acufene sono sane, non hanno dolore (il rumore anche se molto fastidioso non è un dolore). Sono pertanto pazienti che spesso escono dagli ambulatori del SSN insoddisfatti, perché vien detto loro che non hanno nulla.
Se un paziente ha un acufene qual'è il primo specialista al quale deve rivolgersi?
Non ho dubbi su questa domanda: il primo specialista è l'otorinolaringoiatra. Spiego i motivi. L'acufene è il sintomo di una anomalia, pertanto se la percezione uditiva presenta in uno o in entrambe le orecchie un problema patologico (es. ipoacusia percettiva destra) e il paziente riferisce un acufene in orecchio destro trovo del tutto logico fare accertamenti mirati a capire cosa c'è di anomalo nell'orecchio interno destro.
Se i problemi uditivi del paziente sono generici (es. ipoacusia percettiva bilaterale da trauma acustico cronico) occorre sempre studiare l'apparato uditivo. L'acufene resta un fenomeno che per molti aspetti è oscuro. Nell'articolo "che cos'è l'acufene?" ho scritto alcune indicazioni in proposito.
Ci sono alcuni specialisti non otorinolaringoiatri che vogliono studiare per primi i pazienti con acufeni partendo da presupposti che ritengo inacettabili come una valutazione psicometrica, oppure uno studio delle articolazioni temporo-mandibolari, o uno studio della circolazione dei tronchi sopraaortici, o cercando di conoscere le abitudini alimentari o altro. L'acufene è la percezione di un suono e l'apparato deputato alla percezione dei suoni è quello uditivo. Apparato studiato dagli specialisti in otorinolaringoiatria. Pertanto è su questo apparato che devono partire le indagini diagnostiche. Sarà compito dell'otorino stabilire se c'è o non c'è un danno uditivo.
Dopo una accurata anamnesi l'otoscopia è il passo iniziale per affrontare un paziente con un acufene.
Se l'apparato uditivo funziona perfettamente che cosa si deve fare?
Questa è una situazione non frequente. Qui l'otorinolaringoiatra deve allargare lo sguardo e cercare di capire se c'è qualche apparato diverso da quello uditivo che può essere alterato e può determinare l'acufene. Nei casi dove emerge che la causa è pressoria, o metabolica, o vascolare, o cerebrale, o altro, allora dovrà essere lo specialista otorino ad indirizzare il paziente allo specialista più idoneo.
Quale è l'elemento più importante che ci permette di classificare i vari tipi di acufene?
L'elemento più importante è sicuramente la modalità d'insorgenza. Innanzitutto si dovrà distinguere un acufene insorto improvvisamente da un acufene cronico, cioè un acufene insorto in modo impercettibile e il soggetto difficilmente riesce a dare risposte precise. Tra gli acufeni insorti improvvisamente ricordo quelli da trauma acustico acuto e quelli ad eziologia post-traumatica.
Quali sono le caratteristiche di una visita otorinolaringoiatrica per chi soffre di acufene cronico?
Con il termine acufene cronico intendo quei pazienti che hanno un acufene insorto almeno da un anno. E' chiaro che la durata deve far pensare ad un problema non banale. Sono importanti le indagini di base: otoscopia, esame audiometrico e impedenzometria. Molte volte questi pazienti hanno già fatto anche indagini più complesse come ABR, elettrococleografia, Risonanza Magnetica Nucleare Encefalo. In questi casi si dovranno valutare tutti gli esami eseguti e se alcuni non sono stati fatti dovranno essere prescritti.
La via uditiva.
Questo è il percorso che deve fare un suono per essere
percepito come tale dal nostro cervello.
IL SUONO dall'ambiente esterno deve raggiungere la corteccia uditiva.
Qualsiasi malattia che alteri questo percorso può essere causa di acufene.
Il medico otorino, sempre alla prima visita, non dovrebbe trascurare gli aspetti psicofisici e comportamentali del paziente. Spesso l'otorinolaringoiatra è chiamato a curare malattie dove c'è una diagnosi semplice ed una terapia ampiamente collaudata (es. tonsillite acuta e antibioticoterapia, tumefazione parotidea e parotidectomia, ecc.). Il rapporto tra diagnosi e trattamento diventa spesso un automatismo nella mente dell'otorinolaringoiatra. Non è assolutamente così per il paziente affetto da acufene.
E' importante capire quale paziente si ha di fronte, se è una persona sfortunata o se ci sono nel suo comportamento degli aspetti che si dovranno modificare. Un esempio può essere la persona che fuma 50 sigarette al giorno. Se il suo problema sarà una tonsillite l'antibiotico sarà di rigore. La riduzione del fumo non sarà rilevante. Se il suo problema è un acufene cronico tutto cambia. Io, come tutti gli otorinolaringoiatri, non abbiamo indicazioni precise e consolidate per la terapia, quindi si dovrà necessariamente insistere sul fumo eccessivo e fare il possibile per modificare il comportamento della persona che abbiamo di fronte. La situazione si complica ulteriormente perchè non necessariamente riducendo il fumo si ridurrà l'acufene.
E' importante capire le abitudini del paziente?
Certamente. E' questo uno dei momenti più rilevanti nella visita di un paziente con acufene. Noi non siamo di fronte ad un ammalato, ma siamo di fronte ad un essere umano che ha un problema. Non possiamo focalizzare la nostra attenzione solo sul problema, ma dobbiamo necessariamente allargare lo sguardo all'uomo. Capire le abitudini di un paziente non è facile. E' necessario fare molte domande e indagare su molti aspetti: lavoro, hobby, vita famigliare, ecc.
Occorre capire se ci sono situazioni dove l'acufene sparisce o diventa più sopportabile o comunque si modifica?
Anche questo lo ritengo un punto determinante, perchè se ci sono dei momenti di sollievo è bene conoscerli alla perfezione. Facendo questo tipo di domande mi è capitato di avere un caso dove il paziente mi ha suggerito la terapia. Ricordo un signore che si lamentava per un acufene insopportabile. Opportunamente interrogato ha detto che il suo acufene migliorava al sabato e alla domenica mattina. E' bastato suggerire al paziente di modificare le sue abitudini di vita, andare a letto presto nei giorni lavorativi e il suo rapporto con l'acufene è migliorato drasticamente.
La dieta influisce sull'acufene?
Nessuno è in grado di dare una risposta certa, però mi sento di ricordare un vecchio concetto: "noi siamo quello che mangiamo". Ludwig Andreas Feuerbach (1804 - 1872) fu il primo a sostenere chè l'uomo è ciò che mangia e se vogliamo pensare meglio dobbiamo nutrirci meglio. In termini più semplici una qualsiasi macchina funziona bene se correttamente alimentata. L'uomo non è altro che una macchina che deve utilizzare adeguatamente il cibo. Questo deve essere equilibrato; non potrà essere scarso e nemmeno troppo abbondante. Non dovrà lasciare scorie eccessive. Tutto è abbastanza logico, ma è molto difficile capire se la persona che ci riferisce di soffrire di acufene ha una dieta incongrua. Le difficoltà aumentano perchè nessuno è in grado di sapere qual'è la dieta più idonea per un buon funzionamento del corpo umano. Oggi ci sono molte persone (dietologici, specialisti dell'alimentazione, ecc.) che si presentano come degli esperti nutrizionisti. Ritengo che senz'altro la dieta possa avere delle influenze sull'acufene, ma individuare le carenze o gli eccessi della dieta del paziente è un punto difficilissimo e ancor più difficile è riuscire a cambiare le abitudini alimentari di una persona.
Alcuni medici sostengono che l'acufene è sostenuto da un eccesso di liquido nell'orecchio interno (il fenomeno si chiama idrope endolinfatica). Per i trattamento dell'idrope sono state proposte numerose diete prive di sodio. Occorre stare molto attenti perchè non è assolutamente certo che l'idrope determini l'acufene, inoltre è difficilissimo diagnosticare un'idrope e comunque si tratterebbe di una situazione molto rara. Altro punto importante è la riduzione del sodio nella dieta produce una variazione minima del sodio nel sangue. Il sodio che arriva alla coclea e al labirinto ci arriva tramite il sangue [nel normale 136-145 mEq/litro]. Se una persona ha valori bassi di sodio (es. 130/135 mEq/litro) non credo che questi possano influenzare un sistema molto piccolo come il sistema coclea/labirinto.
La circolazione del sangue influisce sull'acufene?
Vale lo stesso discorso della dieta. Un qualsiasi organo del corpo umano funziona bene se ha una buona circolazione ematica. Questo concetto vale per l'apparato uditivo. Cercare sempre di migliorare la circolazione dell'apparato uditivo è il presupposto fondamentale per trattare un paziente con acufeni. Un prodotto utilizzato nelle terapie per gli acufeni sono gli estratti di ginkgo biloba. E' un vegetale che ha un'azione antiossidante e quindi ci defende dal danno dei radicali liberi e migliora la circolazione e il microcircolo. Agli otorinolaringoiatri interessano soprattutto i benefici effetti sul microcircolo labirintico e cocleare e su tutto l'apparato uditivo centrale (dal nervo acustico alla corteccia uditiva - aree 41 e 42 di Brodman).
Che tipo di visita si dovrà aspettare un paziente che soffre di acufene?
La visita otorinolaringoiatrica per chi soffre di acufene cronico sarà una visita lunga e complicata. Il paziente potrà aiutare il medico predisponendo gli esami e le terapie già eseguite. Sarebbe bene che i pazienti dichiarassero già al momento della prenotazione che necessitano di una visita per un acufene che li affligge da parecchio tempo. Questo è importante perchè il medico cercherà di riservarvi un tempo adeguato.
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