Pochi medici hanno capito il dramma che c'è dietro alla perdita uditiva; prenderò spunto da una affermazione di Ramon Y Cajal che mette in chiaro le conseguenze di questo deficit sulla vita di relazione di ogni uomo.
"Con la perdita dell'udito si chiude una delle porte più ampiamente aperte sul mondo: quelle attraverso le quali entrano cultura e socializzazione." Ramon Y Cajal, premio Nobel per la medicina nel 1906.
Sappiamo che la perdita dell'udito è correlata all'età. Se la vita umana durasse duecento anni saremmo tutti sordi. Sappiamo anche che l'avanzare dell'età comporta una serie innumerevole di problemi, tra questi ha molta importanza il decadimento cognitivo. Non è facile prevenire il decadimento cognitivo, ma cercare il più possibile di conservare l'udito è sicuramente un obiettivo fondamentale.
Ramon Y Cajal Ha detto che la perdita dell'udito comporta perdita della socializzazione e questo è facilmente comprensibile. La socializzazione tra gli uomini è fondata sul dialogo verbo-acustico.
Più difficile è spiegare perché con la perdita dell'udito si perde la capacità di accrescere la nostra cultura. Io sono convinto che fino a quando l'udito funziona in modo accettabile anche l'apprendimento di nuovi concetti si verifica abbastanza regolarmente. Quando i concetti entrano nella mente con la sola lettura sorgono non pochi problemi. Il sordo che legge è molto difficile che confronti il suo pensiero con altri, perché la modalità più semplice di confronto è quella verbo-acustica. Può scrivere, ma con la scrittura è molto facile avere malintesi e perdite di tempo. Oggi si usano le chat, gli scambi di SMS, ecc. dove si può fare una comunicazione senza l'udito, ma è diffcile poter sostenere un dialogo. Se l'argomento è semplice e concreto, per esempio la lista della spesa, questa può essere scambiata molto bene con un SMS. Ma quando l'argomento contiene concetti astratti diventa molto più difficile da trasmettere.
Tutto questo lo aveva capito Ludvig van Beethoven che si rese perfettamente conto che col progredire della sordità che lo aveva colpito si isolava dagli amici e pensava che questi lo considerassero un misantropo. Beethoven capiva perfettamente che a causa della sordità spesso era costretto a fingere di aver capito concetti che non aveva compreso affatto. Mi è facile pensare che quando le conversazioni erano culturalmente elevate e spesso si riferivano a concetti astratti lui fosse in notevole difficoltà. Per non dare l'impressione di non capire non partecipava, isolandosi maggiormente. Per un intellettuale rendersi conto di avere difficoltà a migliorare o anche solo mantenere il proprio livello culturale è un dramma. Per questo motivo ritengo che alla base del deficit cognitivo che colpisce tutti gli uomini con l'avanzare dell'età ci sia il deficit uditivo.
Beethoven non era anziano, sappiamo che già a 26 anni aveva i primi sintomi di una incipiente sordità. Il decadimento sensoriale uditivo è un dramma che ci coinvolge tutti, di fronte al quale abbiamo poche armi per combatterlo.
Gli effetti "più conosciuti" della perdita uditiva
1 - Minore interazione sociale - Isolamento sociale
2 - Diminuzione della memoria
3 - Minore capacità di apprendimento
Questi tre concetti rappresentano i più importanti effetti della perdita uditiva secondo la letteratura corrente. Il primo, cioè l'isolamento sociale, è logico e ben comprensibile a tutti.
Il secondo, la diminuzione della memoria, lo ritengo un falso concetto. Le capacità mnesiche di una persona non sono correlate alla perdita uditiva. Con la perdita uditiva diminuisce il flusso delle entrate nel nostro cervello. Diminuiscono i concetti da memorizzare.
Anche per la minore capacità di apprendimento vale lo stesso discorso, nella persona che diventa sorda diminuiscono i concetti da apprendere perchè partecipa meno alla vita sociale, perché non capisce pienamente i discorsi che ascolta.
Gli effetti della perdita uditiva
1) Isolamento sociale
2) Diminuzione dei concetti da apprendere
La diminuzione dei concetti da apprendere si può sintetizzare come "minore sviluppo culturale" in piena sintonia con quanto affermato da Ramon Y Cajal e con quanto aveva intuito Ludwig van Beethoven,
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